lunedì 30 dicembre 2013

FOLLIA DI CAPODANNO

Mancano due giorni a Capodanno!
Da ragazzini si aspettava questa serata come la più importante dell'anno, idea che temo sia rimasta in voga tra molti ultra ventenni che ancora non vedono l'ora di infilarsi un paio di mutande rosse e fare il trenino al ritmo di una samba, con due bicchieri di troppo in corpo.
Un 31 Dicembre per salutare il 2013 senza freni inibitori, per accendere due fontanelle alla finestra ed ingurgitare cotechino e lenticchie prima del count down su RAI 2.
C'è chi opta per la cena tra amici, chi si fionda in piazza con spumante e bicchierini di plastica e chi preferisce sgomitare il vicino al ristorante, con la prima forchettata di linguine panna e salmone, ma nessuno, e dico nessuno... rinuncia all'abito nuovo!
Ammettiamolo.
Tutti, in questi giorni, ci siamo chiesti: "come mi vesto a Capodanno??"
Nemmeno ci fossero grosse scelte!!
Cioè... non è che, solo perchè è Capodanno, puoi uscire travestito da cow boy o da odalisca! Ti metti semplicemente qualcosa più elegante del solito.
Personalmente sono fedele da molto tempo all'outfit jeans, t-shirt e giacchetta, intercambiabili in tessuti e tonalità.
E pure a Capodanno non tradirò il mio guardaroba anche se, per l'occasione, ho pensato di andarmi a comperare una maglietta nuova.
Così, oggi, domenica, ignara della follia generale, mi sono recata in un grande centro a Reggio Emilia.
Il primo tentativo, alla mattina, è miseramente fallito quando, giunta ad un paio di km dalla meta, ho notato un grande andirivieni di gente.
"cosa c'è qui?" ho chiesto ad un passante.
IL MERCATO DEGLI ANIMALI.
Come resistere al mercato degli animali?
Praticamente volevo comprare una maglietta e sono tornata a casa con un coniglio.
Depositata la bestia in un rifugio improvvisato in garage, ci sono ritornata al pomeriggio.
Verso le 17.00 c'eravamo solo io.... e circa altre 80.000 persone.
Il delirio è iniziato nel parcheggio: ma lo sapete che i genitori lanciano i bambini dalle auto in corsa per farsi tenere il posto auto non appena vedono un buco che sta per liberarsi?
E li abbandonano a litigare con automobilisti sovreccitati che, pur di infilarci la loro di macchina, si macchierebbero di infanticidio!!!
Poi, tutti dentro alla grande trappola!!!
Gente ovunque che ti arriva da ogni direzione, dita che ti strappano l'abito di mano, file interminabili ai camerini di prova con occhiate cariche d'odio tra te e quella che sta per provare l'abito uguale al tuo.
"guarda sta stronza che vuole prendersi il mio stesso vestito, ma non è che me la ritrovo al ristorante dove vado io?? Seduta di fianco a me? Oddio, se lo prende lei non lo prendo io!!"
Considerato che il tempo del "dai amica vestiamoci uguale" è passato da una ventina d'anni, che se compri una maglia da Zara non puoi sognare di avere l'esclusiva e che rischi di fotterti il capodanno alle casse, alla fine rimetti il tuo abitino dove l'hai preso ed esci senza nulla.
Vi giuro.... code umane in ogni dove: alle casse per pagare, al bar per un caffè, al ristorante per una pizza.
Dato l'orario, l'unico angolo vuoto era il sushi bar, con quei piattini tappati in bolle di plastica trasparente che, come piccoli condannati a morte, giravano e rigiravano tristemente sul tapis roulant da circa un paio d'ore.
Quando, in piena labirintite, ho visto sfrecciarmi accanto una bambina coi roller, ho deciso di sedermi al sushi e di dare sfogo al mio isterismo pugnalando con le bacchette tutti quei fagottini di riso.
Ma quello che più mi ha shoccato è stata una quantità indefinibile di abbigliamento orrendo.
Non parlo di materiali di bassa qualità o di tagli discutibili (il prezzo è quello che è).
Parlo di capi senza speranza alcuna, di quelli che nemmeno Kate Moss riuscirebbe a reinventarsi in nessun modo.
Ho avuto l'impressione che la moda non avesse più nulla da dire.
Cioè... forse qualcosa da dire ce l'ha... tipo questa maglietta che definirei come la mossa più azzeccata per attirarsi fin da subito la simpatia di tutti.


Seguono per finezza i reggiseni ingioiellati, modello odalisca (ah sì?? allora ti puoi pure travestire da cow boy!!)  di cui non riesco ad immaginare l'abbinamento da inanellare per non terminare la notte a bordo tangenziale, in attesa di qualche cliente fedele al motto "se trombi a capodanno trombi tutto l'anno!".

E poi.... sono stati rispolverati i body.
I body. Io li conosco perchè sono un cult degli anni 90!!
Il body è la più grande stronzata mai inventata!
Ti costringe ad alzare la coppa di champagne col braccio sinistro mentre col destro tenti di spostarti dalle chiappe quel pezzo di stoffa che da mezz'ora ti sta infastidendo il sedere.
Se sei sotto il metro e sessanta ti ritrovi con 10 cm di stoffa inutilizzabile che, in qualche modo, tenti di arrotolare a livello pancia; sei sei sopra, devi stare attenta a chinarti troppo spesso, per non procurarti una emorroide da sfregamento!
Ai body, vengono poi abbinati certi leggins in lurex che, se poi ti infili i pattini, puoi andare a festeggiare direttamente sulla pista di Holiday's on Ice.
Insomma...  tutta una serie di schifezze tra le quali le uniche cose che hanno attirato la mia attenzione sono state un bolerino borchiato che, una volta addosso, mi faceva uguale uguale a Steven Tayler ed un cappotto in lana bouclé bianca dall'aspetto retró chic.
Peccato che con quello sembravo la pecora Dolly!
Una roba da rimpiangere Steven Tayler.
Sono uscita senza comprare nulla.
Però, presa dall'enfasi del tentato shopping, ho rincorso per duecento metri un ragazzo con un bambino piccolo in braccio e gli ho dato una gran pacca sulla spalla urlandogli: "ma dai!!! hai avuto un figlio!!!"
"sì... ma tu chi sei??" è stata la risposta di questo tizio che era tutt'altra persona.
Io??? che dire?
Io sono la cretina che stamattina ha comprato un coniglio invece del vestito di capodanno!!! ma se lo abbino ad un papillon rosa ed ammicco un po', chissà.... magari a fine veglione finisco sulla copertina di Playboy!!!

Buon divertimento a tutti!!

sabato 21 dicembre 2013

ROSE ROSSE PER TE

Ho sempre amato i fiori.
I fiori profumati e colorati.
Quando ero piccola, c'è stato un periodo in cui le spiagge della riviera romagnola pullulavano di acconciature raccolte in grossi mollettoni con due fiori, attaccati uno per parte.
Ho ancora una foto accanto ad un enorme pesce di burro che imbandiva la tavola di ferragosto, con me e due dalie giganti che mi uscivano da dietro le orecchie, rendendomi un degno sostituto del pesce al fianco delle tartine.
Ma devo ammettere che l'idea dei fiori tra i capelli non si è mai scardinata dall'immagine che ho del fascino femminile.
Ho conosciuto Amò mentre zompettavo nella pista di una discoteca, saltellando al ritmo di un pezzo dei Clash, con una bucolica margherita che sbocciava tra la mia coda.
Ho comprato ad Ibiza un filo di corda con tanti minuscoli fiorellini rosa da legare sulla fronte che, alla mia età, hanno fatto di me più una new deficiente che una new hippie!
Quando sono rientrata in albergo e mi sono guardata allo specchio, ho stabilito che i fiori, intorno ai 40, è meglio farseli regalare che metterseli in testa.
Ma ammettiamolo.... ogni volta che un uomo regala fiori in occasioni che vanno al di là di anniversari e ricorrenze, un piccolo dubbio malefico attanaglia le meningi della donna.


Si genera qualsiasi tipo di sospetto che può spaziare dalla semplice bugia al tradimento.
Punto 1): ti ho detto una balla, devo farmi perdonare.... Mi sento un merda quindi ti regalo dei fiori.
Punto 2): devo dirti una cosa, so che ti incazzerai quindi ti regalo dei fiori.
Punto 3): ti ringrazio per tutto quello che fai quindi ti regalo dei fiori.
Il punto tre, che in teoria sarebbe quello più logico è giustamente il primo pensiero che viene dimenticato subito dopo la parola "grazie!!!".
Mi sono chiesta come mai e sono giunta alla conclusione (ma è solo un'idea) che nessuno si senta mai abbastanza meritevole di una cosa così pura come un fiore.
Parlando di me, perchè dovrei ricevere fiori?
Più che altro so perchè non dovrei riceverli:
trascorro le mie serate casalighe, vagabondando avvolta in una specie di vestaglia in pelo blu che mi fa sembrare l'ippopotamo magro della Lines, cosa che sarebbe già di per sè sufficiente.
Ma c'è di più:
ho la mania ossessivo-compulsiva delle pulizie, odio il dentifricio secco nel lavandino e i cereali crostificati sulle tazze, senza contare che questa storia del riciclo creativo mi sta trasformando in un accumulatrice seriale di spazzatura (differenziata però!)
E poi, con la mia nuova mania dei mercatini del riuso obbligo tutti a seguirmi tra indiani e marocchini, passando le domeniche alla ricerca di un ipotetico tesoro, respirando puzzo di polvere e naftalina.
D'altronde, essere omaggiata di fiori per i punti 1 e 2 sarebbe motivo da mettersi a piangere non appena spunta il rosso del primo petalo anche se, con molta probabilità, lui sospetterebbe un'allergia alle rosacee.
La settimana scorsa, Amò si è gentilmente profuso con un grande mazzo di rose rosse.
Penso aspettasse il momento più adatto per darmeli con un'entrée d'effetto.
I suoi capelli biondi sbucare tra rami fioriti, la mia bocca smielare un "ti amo, grazie" ed i miei occhi promettergli la successiva mezz'ora di fuoco.... (specifico che mezz'ora è un tempo indicativo. Non vorrei esaltare o denigrare la sua ars amatoria!!)
Comunque, tornando alla scena da Pretty Woman, temo che Amò avesse dimenticato per un attimo, che incluso nel nucleo familiare, abbiamo anche una figlia.
Un attimo che però è stato fatale.
Rientrati dalla pizzeria, parcheggiata la macchina in garage, uno sfarfallare d'erba tra sedile posteriore e baule mi ha fatto sospettare un fagiano tra la boscaglia.
Ma la débacle non è stata tanto il movimento furtivo di fiori messo in atto dalla piccola, quanto il tentativo di Amò di insabbiare il tutto.
"Cosa sono queste? cosa sono queste ROSE???" ha specificato gridando mia figlia dall'interno della macchina.
"Ma cosa fai!! Metti giù! Metti giù!!!!!!" urlava Amò più forte di lei, tentando di annebbiare la scena a braccia aperte dimenandosi come se stesse per prendere il volo.
Il tutto mentre io, ancora imbacuccata con piumino, sciarpa e cuffia, stavo pulendo la lettiera della gatta.
Il mio attimo di romanticismo e probabile sesso sul divano è morto con Amò che mi guardava dispiaciuto, mia figlia che urlava esaltata della novità floreale e me, che da una parte abbracciavo 12 rose rosse e dall'altra sollevavo la paletta con la cacca del gatto, incerta se cercare prima il vaso od il pattume.
Lo definirei un attimo indimenticabile.
Suppongo lo sia stato anche per Amò, che per ottenere lo stesso risultato finale, ovvero la fine della serata in bianco, avrebbe potuto ottimizzare la spesa con 12 ranuncoli colti nel campo dietro casa.
D'altronde è un po' così... le cose non sempre vanno come uno vorrebbe!
Fatto sta che ho passato l'ultima settimana, complice il Natale, leggermente depressa, con un vago senso di tristezza.
Un po' come quelle giornate in cui si starebbe lì, inebetiti, a fissare fuori dalla finestra guardando con indifferenza Babbo Natale calarsi dal camino del nostro vicino.
Ma poi.... come fidarsi di uno che scende dai comignoli.... infila in una sola notte regali in tutte le case del mondo senza mai essersi fatto beccare....  e guida un treno di renne ad una velocità fotonica????
Non lo so, questa cosa di Santa Claus mi sa tanto di punto uno!!
E sono certa che dentro quel grande sacco, che faticosamente trasporta sulla spalla, ci siano tanti ma tanti mazzi di rose!
Bisognerebbe andarci sotto per bene, prestando attenzione a non rimanere con una barba bianca in mano!
Sarà.... ma io alle rose ho sempre preferito le scarpe!
:-)



















mercoledì 11 dicembre 2013

CHI FERMERÀ EMIGLIO?

Non amo il Natale.
Non sono particolarmente attirata dal buonismo e dalla frenesia che aleggia intorno a questa festività.
Da piccola invece, quando lo spirito del Natale albergava nei miei occhi,  poiché tutto il mondo si trasformava di colpo in un desiderio che le finanze dei miei genitori non potevano soddisfare, lo amavo moltissimo.
Come tutte le cose che non si possono avere.
Le luci sfavillanti che illuminavano strade e piazze, le fabbriche che gareggiavano per accendere l'albero più bello dell'anno, le vetrine strabordanti di sogni da incartare, il rosso delle stelle dei fiorai.... venivo inghiottita dalla magia di quei giorni.
Oggi vedo tutto con un occhio più cinico, un po' come se il Natale si fosse perso dentro ad un mondo che prova a mettere mano al tuo portafogli: per i regali, per le luminarie sul balcone, per i balocchi più strani, per l'albero, per il presepe, per la tua cucina che dovrebbe sembrare il set di una sit-com americana.
Ció non toglie che ho ancora voglia di provarci, di fare tutto il possibile per non spegnere il sogno del Natale, soprattutto per la mia bambina.
Così, passo dicembre altalenandomi tra un giorno in cui stramazzo tra vari ipermercati alla ricerca di una stella cometa, ed un altro in cui cerco il modo per sopravvivere ai suoi capricci, provando a non uscirne come l'asino del presepe.
Per creare l'atmosfera e fomentare l'attesa di questo giorno, ho deciso di prepararle un calendario dell'avvento.
Ho attaccato una corda al corrimano della scala, vi ho appeso 24 sacchettini in tela rossa numerati da 1 a 24, contenenti ognuno un piccolo regalino, da scartare a partire dal primo di Dicembre fino ad arrivare alla sera della Vigilia.
Cose sciocche: un pacchetto di figurine, cioccolato, un balocco.
Ogni sera ne scartiamo uno.
Inizialmente volevo confezionare i sacchetti da sola, cucendoli uno per uno, ma la mancanza di tempo mi ha portato dritto al negozio dei cinesi, dove gli unici sacchetti disponibili erano in tulle rosso, probabilmente infiammabile.
Il tulle é trasparente.
Difficile nasconderci dentro un ovino Kinder senza che venga riconosciuto!
Per non bruciare l'effetto sorpresa, sono stata costretta ad incartare i regali prima di infilarli nei sacchetti.
Per fare presto, ma soprattutto per non tornare dai cinesi, ho usato la carta di giornale, il primo che ho trovato.
Quello che mi è capitato sottomano è stato il Re degli affari", un giornale di annunci gratuito che si trova un po' dappertutto.
Sono partita ad incartare strappando fogli dall'ultima pagina.
Voi sapete cosa c'è nel retro dell'ultima pagina?
Adesso lo so anch'io.
L'entusiasmo della prima grande apertura si è pietrificato alla vista di mia figlia che studiava la cartaccia con impressa la foto di LUANA TRANS insieme alle sue amiche LITIA, RAMONA e NINA PANTERA in biancheria succinta e numero di telefono in evidenza!
Il tentativo di nascondere culetti, stelline sui capezzoli e bocche al bacio è stato tanto goffo quanto inutile perchè i bambini, si sa, vedono tutto quello che non dovrebbero vedere e chiedono tutto quello che non dovrebbero chiedere.
Di certo, le renne con Babbo Natale sarebbero state una scelta più azzeccata.
Comunque, sera dopo sera, i miei regalini vengono aperti, guardati e puntualmente dimenticati per sempre.
Sono certa che qualsiasi altro regalo, anche il più implorato del momento farebbe la stessa fine.
L'anno scorso io e Amò ci siamo svenati per esaudire la richiesta di un bambolotto che si chiama Baby Amore Pipì, popò, sederino rosso.
Ignara che questo androide richiedesse le stesse cure ed attenzioni di un bambino vero e siccome non era mia intenzione avere un secondo figlio, sono stata ben felice che Mirea l'abbia presto accantonato.
Questo mostro merita però due parole.



Innanzitutto era ricoperto da un silicone che al tatto assomigliava a vera pelle. Quando veniva azionato intonava una cantilena che andava di pari passo con una mimica facciale agghiacciante: "mamma... mamma... pappa.... pappa".
Al chè, seguendo perfattamente le 115 pagine del manuale di istruzioni, dovevi sfarmarlo con una pappetta preparata in precedenza con apposite bustine.
Pagavi 15 euro il kit di 5 razioni di pappa x scoprire (ma questo lo sapevi solo dopo averle comprate) che, il contenuto, altro non era che un cucchiaino di fecola di patate.
Con una confezione da 1 euro di fecola avresti potuto nutrirlo a vita.
La fecola andava mescolata all'acqua, precedentemente scaldata in microonde, e data al baby amore col biberon che, dopo aver succhiato per un po', faceva un ruttino degno di Franchino e una scoreggia che annunciava l'arrivo della cacca.
Se non eri veloce a mettergli il pannolone, o se non sigillavi perfettamente gli strappi  dello stesso, nel giro di 20 secondi ti ritrovavi la stanza inondata di simil merda gialla.
Ma a rendere ancora più realistica la cosa c'era il fatto che al bambino si arrossava il sedere. Così, dopo averlo pulito, lo dovevi sciacquare con acqua fredda, cambiarlo e farlo addormentare prestando molta attenzione a non muoverlo pena ricominciare la trafila da capo e cadere in depressione post partum.
Ho odiato il baby amore dal primo momento, motivo per cui la esortavo a portarlo con sé per giocarci, soprattutto a casa degli altri!
"vado dalla nonna... posso portare un gioco??"
"certo.... porta il Baby Amore!!" consigliavo, suscitando in loro una reazione di terrore e panico non appena il bambolotto varcava la porta della cucina.
Quest'anno, il grande desiderio di Mirea è quello di ricevere EMIGLIO.



Io lo ricordo benissimo perchè, a mio tempo, anch'io lo desiderai immensamente.
Non fu mai mio.
Emiglio è un robot alto circa 60 centimetri che, telecomandato, gira per casa e parla con la tua voce registrata.
Ma questo ai bambini non lo dicono.
Li ingannano facendogli credere che avranno in casa un robottino che sarà il loro schiavo e farà in loro vece tutto quello che i genitori chiederanno loro, tipo vai a metterti le scarpe, porta il telecomando ecc. ecc.
La verità è che nessun genitore intelligente si metterebbe in casa un giocattolo presentato come : "niente può fermare Emiglio e le sue ruote cingolate".
Descrizione in grado di materializzare nelle menti  le peggiori  scene apocalittiche di un robot all'attacco di tappeti, soprammobili, cani e gatti, che stringerà un patto d'acciaio coi bambini di casa per rendere la vostra vita un totale inferno.
Ciò che resta da dire al pargolo è: "vedremo.... magari Babbo Natale te lo porta..... se sei bravo".
"Se sei bravo" è la clausola che immancabilmente ti para il culo.
Tanto un bambino non è mai bravo.
O per lo meno, non sarà mai tanto bravo da meritarsi un gioco che un genitore non vuole mettersi in casa.
Noi poi, memori del baby amore, tutto vogliamo tranne Emiglio.
E tutti i capricci, le lacrime di disperazione condite dal "voglio Emiglio" singhiozzante, hanno introdotto la minaccia del castigo.
Sabato, una mamma più ferrea di me mi ha consigliato: "se non fa a modo, mettila in castigo, un minuto per ogni anno di età".
Considerato che tutti gli angoli della mia casa sono occupati da lampade o tavolini Mirea dovrebbe scontare la sua pena dietro la tenda.
Orologio alla mano, 5 minuti.
Ma si possono punire i bambini a Natale?
Io, per aver incartato il suo ovino Kinder con le massaggiatrici hot dovrei starci 38 minuti, col rischio di terrorizzare Amò al suo rientro notturno post concerti, sbucandogli dal tendone e provocandogli un blocco cardiaco!!
Ora che ci penso, da quando ho comprato le tisane relax all'oppio, ottengo lo stesso effetto riemergendo al buio dal divano, quando il rumoreggiare della chiave nella toppa mi sveglia di soprassalto.
A questo punto forse mi converrebbe comprare Emiglio.
Magari potrei telecomandarlo a distanza e godermelo mentre lo lancio in corsa verso di lui con i led rossi degli occhi accesi.... oppure potrei istruirlo a sfamare il baby amore.
Sono sicura che mi divertirei un sacco.
Al massimo poi lo mando in castigo dietro la tenda!!!!
Chissà quanti minuti?
Buon Natale!!!


martedì 3 dicembre 2013

UN TRANQUILLO WEEK END COI BAMBINI

Ammettiamolo.
Ogni genitore, ogni venerdì sera, si anima di buoni propositi per il week-end, con l'intento di spendere ore gioiose insieme ai propri bambini.
Immagina il suo piccolo felice e sorridente, il suo sguardo carico di amore e gratitudine per le belle attività che "caro papà" e "cara mamma" si sono inventati per lui.
Peccato che, inevitabilmente, queste non coincidano mai con quelle che il bambino stesso aveva in mente per il genitore e che ci si ritrovi alla domenica sera, con lo sguardo ebete, le gambe a pezzi ed il morale a terra.
Così, demoralizzati, guardandosi negli occhi, le prime parole che si riescono a scambiare (di solito la domenica verso mezzanotte) sono:"meno male, domani è lunedì".
La settimana scorsa sono riuscita a sopravvivere al compleanno di un'amichetta di Mirea.
Amò ha una capacità di dissolvenza unica nel suo genere che si manifesta ad ogni compleanno.
Però mi pensa.
Si interessa.
Domenica scorsa per esempio, mi ha telefonato per sapere come stava procedendo il party nel bel mezzo del gioco della pignatta.
"Tutto bene Amò" sono  riuscita a gridare tra l'euforia festaiola generata da uno Spongebob in cartapesta che veniva bastonato a sangue "ma la prossima volta vieni tu.... qui è pericoloso!!"
In effetti, munire di una spranga in ferro 20 bambini, attaccare uno Spongebob da mezzo quintale al controsoffitto dell'oratorio e prenderlo a mazzate, avrebbe dovuto far sorgere il dubbio che, forse, non é un'attività adatta a pargoli di 5 anni.
Primo perchè abbiamo rischiato di venir seppelliti dal controsoffitto, secondo perchè un bambino, che sembrava averne inghiottiti altri 3, aveva monopolizzato la cosa e sfiondava manganellate a raffica contro tutto quello che stazionava nel raggio di un metro.
Teste di allegri compagni chinati a raccogliere le caramelle cadute comprese.
Al momento della torta poi, per alimentare l'effetto sorpresa, sono state spente le luci generali, accesi due Bengala a fianco delle candeline e scoppiati nel buio i palloncini, simulando perfettamente una sparatoria da sincope.
Fantastica idea per terrorizzare la festeggiata che, col cappellino a forma di torta in testa, forse si aspettava un banale cantato "tanti auguri a te!!!" ed un applauso generale.
Ma il genitore, come detto, fa di tutto per il suo bambino. Anche di più.
Peccato se poi il bambino non capisce.
Questo fine settimana invece, non avendo compleanni in vista, ho deciso di portare Mirea ad un aperitivo con le amiche in un locale molto conosciuto della zona.
L'attesa della sua prima serata in discoteca ha così emozionato la piccola che ha impiegato circa 20 minuti per scegliere i suoi vestiti ed altri 20 minuti per lasciarsi convincersi che le extentions fuxia e l'outfit tutto glitterato facevano più carnevale brasilano che sciccheria.
La serata è andata piuttosto bene, nel senso che l'ambiente si prestava anche ad eventuali bambini e che il buffet, a base di salame, mortadella, erbazzone e parmigiano ha pienamente soddisfatto le sue esigenze.
Dicevo, tutto è andato bene fino a quando l'addetto al controllo tessere non ha avuto la geniale idea di regalarle un set da due racchette da ping pong più pallina.
Gesto favoloso senonché lei si è trasformata nella nuova Nadal ed io ho passato il resto della serata gattonando sotto i tavoli.
Ovvio che ho dovuto dare l'addio qualsiasi possibilità di interscambio sociale che andasse al di là di "scusa la pallina".
Quando ha espresso il desiderio di rimanere per concerto e disco music, ho realizzato che non avrei retto ad altre due ore di ping pong, acchiappa le strobo e nascondino e mi sono autoportata a casa, riproponendomi un bis quando sarà lei a guidare la macchina.
Ma la vera chicca del week end è stato lo spirito natalizio col quale mi sono avvicinata all'allestimento dell'albero per farle passare un pomeriggio di gaiezza.
Ho trasformato il momento di pace ed armonia che doveva essere, in una guerriglia casalinga tra me ed un albero cinese, vinta clamorosamente dall'albero cinese.
Avevate dubbi?
Aghi, pagliette colorate e brillantini ovunque.
Folletto intasato e mani scarnificate da quei maledettissimi aculei di pino plastificati.
Il tutto mentre il suo aiuto consisteva nell'inseguire un criceto meccanico.
Ho imprecato per due ore contro il Natale giocandomi del tutto qualsiasi assoluzione potesse pervenirmi dall'alto.
Ho immaginato di appendere l'albero come la pignatta e di invitare a casa nostra il bambino distruttore del compleanno.
E ho fatto un albero di merda.
Il criceto in compenso si é infilato sotto la credenza, motivo per il quale ho fatto la stessa fine della serata aperitivo, a gattoni, nella mia cucina.
Insomma, molto spesso si cerca di fare tutto il possibile per far divertire i bambini, forse troppo.
E quando le ho chiesto: "allora Mirea, sei stata bene con la mamma?"
Lei mi ha risposto: "sì però.... Meno male, domani è lunedì!"
:-)








mercoledì 27 novembre 2013

SCEGLI LO CHEF...

Odio, odio queste quattro parole : FAI QUELLO CHE VUOI.
Mi fanno salire la pressione ogni volta che escono dalla bocca di Amò.
Intendo praticamente ogni sera.
Verso le 17.00, quando inizio ad avere l'incubo cena, lo chiamo e gli chiedo al telefono: "cosa vorresti mangiare stasera?".
Non è una domanda cortese.
E' una domanda intimidatoria.
Nel senso che Amò è pienamente consapevole che la risposta sbagliata rovinerebbe a priori la serata famigliare.
Se mi proponesse una portata che contempli tempi di preparazione superiori ai 20 minuti cadrei in depressione, se mi chiedesse un piatto di oltre 5 ingredienti (sale ed olio inclusi) verrebbe spedito al ristorante.
In ogni caso, per ravvivare la mia sempre morente voglia di mettermi ai fornelli, gradirei almeno avere un'indicazione a scelta tra carne, pesce e pasta.
Mi costa gran fatica cucinare. Preferirei pulire vetri e tapparelle per una settimana ma una risposta mi eviterebbe i consueti 20 minuti di yoga davanti al frigorifero aperto e di brinarmi le dita mentre affondo nel congelatore in attesa di un'idea commestibile.
Sì. Perchè cucinare è un'arte.
Lo è tanto quanto la musica, la pittura, la scrittura.
Ed il mio codice genetico purtroppo non è stato dotato del "cromosoma BC" (Brava cuoca).
Ho quello SS (sbusta/scalda) e quello STVBFSM (se tutto va bene forse stasera mangi) ma manco completamente del BC.
Del resto, discendo da una progenie di donne che con il cibo non vanno proprio a bracceto.
Mia nonna, cuoce la pasta ogni tre giorni e la riscalda a bagnomaria.
Mia mamma pensa che la "dadolata" sia il gioco di Natale alternativo alla Tombola.
Non ho avuto altri maestri che i partecipanti di Masterchef, che cosa si può pretendere da me?
Così, presa da buona volontà per qualche sera mi sono data alla cucina orientale con ottimi risultati.
Ho preparato riso al curry con gamberi, gamberi alla curcuma con riso al curry, riso nero con gamberi e zucchine.
Quando mi sono resa conto che stavo diventando come Bubba Smith ho sostituito i gamberi con il pollo, sempre accompagnati dall'immancabile riso al curry.
Ho deciso di smettere quando una sera, rientrando, Amò si è messo alla ricerca di PANGIABI, l'indiano che pensava avessimo adottato.
"Dov'è PANGIABI??" mi ha chiesto.
"Chi???" ho fatto io pensando ad un tipo di pane senza olio.
"Pangiabi!!! L'indiano che abita qui con noi!!!!"
In effetti, mi ero accorta che ultimamente le mie mani odoravano di cipolla ma soprattutto mi ero accorta che, tutti questi risi, stavo creando seri problemi di stitichezza alla famiglia.
"Ma guarda qui come passa il tempo... una volta profumavo di "Angel" e adesso so di cipolla... "
Ho dovuto per forza dare una svolta alla mia vita.
Ho cercato un serio libro di cucina.
Oggi gli chef sono alla stregua dei cantanti.
C'è gente che spenderebbe 200 euro per mangiarsi le polpette di Bruno Barbieri. Hanno fan, prezzemolano programmi televisivi e soprattutto scrivono libri di ricette tra i quali si suppone ce ne possa essere uno anche per me.
Sono partita alla grande: Carlo Cracco.
Ho scartato a priori il suo "Se vuoi fare il figo usa lo scalogno" perchè, come dicevo, ho già superato il target del puzzo di cipolla consentito sulle mani di una donna ed ho valutato il nuovo volume uscito: "A qualcuno piace Cracco".


Certa che Amò mi avrebbe accusata di essere quel qualcuno, ho glissato su
Gordon Ramsey.
Il cuoco dal cuore d'acciaio propone "Facciamola facile".
Considerato che il tempo per le sveltine è finito da un pezzo sono passata oltre.
Giunta a "Peccati di gola" di Luca Montersino ho avuto paura di cosa, sfogliando tra quelle pagine, avrei potuto leggerci.
Mi ha ricordato il remake di un famoso film degli anni 70.
Per togliere ad Amò strane idee l'ho scartato.
Picchi Fabio, col suo "Ho fame di te" delle Edizioni Paradiso mi sembrava promettere cene troppo focose.
Siccome non sono ancora dedita al cannibalismo ho preferito guardare se Alessandro Borghese proponesse qualcosa di meglio.
Il suo libro si intitola "Tu come lo fai?".
Nemmeno qui ci siamo.
Ca@@i miei... dimmelo tu come lo devo fare!
Pure se sei gay hai un libro completamente pensato per te: si chiama "Gnocco di mamma, ricette per gay", di un certo Sig. Lapipa, un nome un programma.
Strano... pensavo che gay ed etero mangiassero le stesse cose!
Comunque mi sono tornate in mente le parole che Amò mi dice sempre: fai quello che vuoi.
Dovrebbe stare molto più attento a lasciarmi tutta questa libertà in cucina.
Chef gigolò pare siano molto intraprendenti in questo campo.
A scanso di sbagliare e comprare un kamasutra al posto di un ricettario sono andata sul sicuro.
La cara vecchia Benedetta mi ha convinto: "E' pronto!! salva la cena" é stata la mia scelta.
Non saranno piatti da Michelin ma di certo non dovrò tornare in libreria a comprarmi il libro della Signorina Bigi Carla:
"Aiuto sono incinta... adesso cosa mangio?"
:-)



mercoledì 20 novembre 2013

MA L'AVETE GUARDATA BENE PEPPA PIG???

E' più forte di me.
Banale, poco fantasioso, scontato... gli aggettivi sono tanti, ma un post su PeppaPig non poteva mancare!!!

La colonizzazione aliena che, tra Maya e nefaste profezie, molti si aspettavano per il 2012, si è presentata, con un anno di ritardo, sotto l'aspetto di maialini rosa.
Peppa e la sua famiglia hanno lentamente invaso la terra e le menti dei suoi piccoli abitanti.
Ma chi ne è stato la causa?
Chi ha creato questo tormentone suinicolo?
Ebbene, ci sono voluti non uno, bensì due cervelli: Mr. Neville Astler e Mr Mark Baker, inglesi.
In una nebbiosa mattina londinese del 2004, sorseggiando il loro Tweening Tea con biscotti e raccontandosi le disavventure del Week end, tanto per uccidere la noia, hanno scarabocchiato qualche "cazzettino" sul tovagliolo.
Mr Neville disegnò il contorno e Mr Baker ci fece gli occhietti.
Mr Neville sghignazzando, aggiunse una maglietta rossa e Mr Baker ci fece la coda ricciolina.
Risero come pazzi.
Lentamente, personaggio dopo personaggio, diedero vita all'intera famiglia di pistolette rosa: la Peppa, il Fratellino George, Mamma Pig, Papà Pig (fornito anche di peletti pubici come barba) e tutta una serie di amici ed amiche dai nomi strani.
La migliore amica di Peppa si chiama Suzi Pecora.
Chiedetevi come mai.
Non Suzy scoiattolo, non Suzy porcospino: Suzy PECORA.
Ebbene, questa simpatica ragazzata ha portato fior di quattrini ai conti correnti dei due disegnatori ed un incredibile stuolo di simboli fallici ovunque.
Come tutte le cose spinte all'eccesso, io non riesco più a concepire l'incessante girovagare per fattorie e luna park di questo gruppetto di pisellini rosa a mezz'asta.
In realtà Peppa è una buffa maialina, versatile e piena di idee: un buon personaggio in grado di lanciare un messaggio positivo ai bambini che lo guardano.
Frequenta la scuola con impegno.
E' sempre pronta a lanciarsi in nuove iniziative ed è incredibilmente ubbidiente con mamma e papà.
Potrebbe essere l'archetipo della brava ragazza.
Un po' come Raffaella Fico ai tempi del Grande Fratello.
Almeno fino a quando non decise di mettere in vendita su Internet la sua verginità, di farsi mettere incinta da Balotelli e di posare nuda per un calendario che, almeno nella mia edicola, non ha venduto nessuna copia.
Speriamo almeno che Peppa Pig non segua la sua rovinosa carriera!
Il fratellino George, identico a Peppa ma più piccolo e con la maglietta blu, pare invece soffrire del complesso tipicamente maschile dei centimetri del suo pene, di cui tende sempre a precisarne la dimensione con l'unica parola che ha imparato, ossia "DINOSAURO".
"Cosa fai George?" DINOSAURO!
"Cosa mangi George?" DINOSAURO!
"Dove vai George?" DINOSAURO.
Tanto per mettere le cose in chiaro.
Tanto per fuorviare qualunque dubbio possa sorgere!
Ma Peppa e George non si limitano ad apparire a qualsiasi ora sul nostro schermo tv.
No. Il vero problema è che siamo invasi di gadget di qualsiasi genere con la loro immagine.
Vi faccio un breve elenco qui di seguito:
1) Il vestiario con tutto quello che comporta: t-shirt, felpe, pigiami, giubbotti e mutande.
In un momento di forte infantilismo ho comprato le mutande di Peppa Pig a mia figlia!!!
"ma perchè le hai comprate??" mi ha chiesto guardandomi negli occhi.
"Perchè?.... non ti piacciono??" le ho domandato io, rischiando il colpo al cuore in attesa della sua risposta.
"Sì, mi piacciono.... ma tanto non le vede nessuno!"
"E certo che non le vede nessuno!! e chi le deve vedere?? Hai cinque anni!!"
Insomma, memore della Fico, per non rischiare che vada all'asilo mostrando le mutande a tutti, abbiamo stabilito di comune accordo che sono scomode e le abbiamo archiviate in fondo al cassetto.
Ne riparleremo tra  una quindicina d'anni ( a detta di Amò, anche una trentina) quando sarà libera di far vedere Peppa a chi desidera.
2) L'occorrente per la scuola: quaderni, diari, zaini, astucci e colori.
Ho visto un cartello di fronte ad una cartoleria che riportava la dicitura : "in vendita qui il ROSA PEPPA".
Ma ci sta!
Quale madre non sogna di vedere il proprio figlio disegnare maialini dal dubbio aspetto??
E come potrebbe sopravvivere se la nuance non fosse identica all'originale?
In ogni caso meglio il rosa Peppa che il rosa carne. Mamme fidatevi di me!!
Potreste ottenere disegni da censura!!!
3) tutto ciò che è carta stampata usa e getta.
Parlo di carte regalo, fazzolettini per il naso, rotoli di carta assorbente.
Sto aspettando l'immissione sul mercato della carta igienica, nel qual caso vi consiglio di fare molta attenzione ad avvicinare il naso di Peppa all'uso cui è preposta. Non si sa mai!
In attesa che tutta questa moda passi, per ora non posso fare a meno di sperare che non capiti ai vostri figli di vedere vostro marito nudo.
Potrebbero rimanerne traumatizzati.
Se siete scettiche, me lo direte quando si attaccheranno alla sua cintura chiedendo insistentemente:
"Mi fai vedere Peppa? Dai, fammi vedere Peppa!!"
E lui risponderà:
"No...  Non sono Peppa, io sono George.
DINOSAUROOOOO!!!!!
:-)





sabato 16 novembre 2013

NON C'E' AMORE SENZA BOLLINI

Quando non è tappezzata dai manifesti riportanti gli eventi del weekend, ogni giorno, la porta a vetro del mio negozio mi rimanda l'immagine della piazza del mio paese.
Non è che sia di particolare bellezza, ma il fatto di averla abitata sin dall'infanzia fa sì che io la trovi graziosa.
Certo, un recente ammodernamento del centro l'ha privata del suo pezzo forte, una zampillante fontana in sassi con tanti pesci rossi e neri.
Se consideriamo che i passatempi preferiti dei miei coetanei consistevano nel cercare di saltarla con la vespa o nell'improvvisarsi pescatori notturni, alla fine viene da pensare che forse è meglio così.
Soprattutto per le carpe.
Insomma, io, dietro al mio bancone, vedo scivolare via i pomeriggi, di fronte ad una piazza che, sarà perchè l'ora solare fa scendere presto il buio, sarà perchè fa freddo, in questi giorni é sempre più deserta.
So benissimo che molta gente non visita un negozio se non ce la fa a parcheggiarci dentro almeno il cofano dell'auto ma mi chiedo: dove sono finiti tutti???
Dopo essermi alambiccata il cervello per un po', sono giunta alla conclusione che tutta la vita sociale si è trasferita al nuovo ipermercato.
Da qualche mese infatti, l'apertura di questo supermercato ha portato una frizzante eccitazione alla popolazione della zona, che ha fatto di questo luogo il nuovo fulcro di aggregazione umana (e non) del mio paese e di quelli limitrofi.
La tendenza autunno inverno 2013-2014 è proprio fare la spesa.
Poco importa se dobbiamo fare a  pugni con la nostra dispensa per aggiungere la confezione famiglia di Ciobar ai già presenti 3 quintali di farina ed alle 16 scatolette di borlotti, quello che conta è esserci.
Esserci nel jet set domestico degli accaparratori seriali di cibo e detersivi, esserci alla fila alle casse che nemmeno per la prima di Guerre Stellari saremmo disposti a fare, esserci tra i fortunati 3 che vinceranno il pacco pasta col Gratta e Vinci domenicale.
Per rendere più piacevole il soggiorno famiglia al supermercato sono stati predisposti salottini relax, distributori d'acqua e giostrine a gettone all'ingresso, proprio in concomitanza con la fotocellula di apertura porta.
Questo per essere ben certi che, mentre tuo figlio dorme sul draghetto dondolante, tu ti becchi la bronchite.
Ma la cosa che mi lascia più perplessa è che ormai, quando la domenica mattina ci si guarda in faccia per pianificare la giornata libera, non manca mai la brillante proposta:
"cosa facciamo oggi?"
Un giro al CONAD.
Un giro.
Chiamasi "giro" la guerra civile tra corsie mezze vuote reduci dal saccheggio mattutino.
La fauna domenicale si divide in due categorie:
c'é chi, stropicciato, con gli occhi ancora incaccolati e la tuta sporca di caffè sembra essersi risvegliato direttamente al reparto carni e chi, tutto agghindato, forse pensava di passeggiare sul tappeto rosso di Cannes.
Ho visto una donna chiedere mezzo chilo di gamberi al pescivendolo con lo stesso aplomb con cui si ordina un Caipiroska con ghiaccio al barista figo del Billionaire.
Domenica scorsa, causa un frigo in lacrime ed un po' di febbre della piccola é toccato ad Amó sottoporsi a questa tortura.
"Vado al CONAD" mi ha detto verso le 11.
"Sei sicuro??"Gli ho fatto io munendolo di una pittoresca shopping bag azzurra (assolutamente da avere).
"Ma secondo te io entro con questa borsa?"
"Puoi scegliere.... o la borsa o il lanciafiamme.... Comunque mi raccomando, fatti dare i bollini!" è stata la mia raccomandazione.
Uno dei "must have" della stagione sono delle luccicanti lenzuola in raso che ho calcolato divenire di mia proprietà con 114 bollini più 54 euro.
Praticamente col solo contributo in danaro potrei comprarle domani stesso, ma l'idea di averle gratis rende queste lenzuola immensamente più allettanti.
Ti danno un bollino ogni 15 euro di spesa, la domenica bollini doppi.
Su alcuni prodotti, totalmente inutili, un bollino a prodotto.
Personalmente ho comprato una schweppes al pompelmo che finirà nello scarico il giorno immediatamente successivo alla scadenza  (Vi chiedete mai cosa mettano dentro alla bottiglia per conservare un succo di pompelmo 3 anni?? ) solo per quel maledetto bollino in più.
E' una buona tecnica di marketing per fessi tra i quali io rientro in pieno.
Accaparrandoti alimentari per 1710 euro, a cui  aggiungerne altri 54, "vinci" la nuova parure per il tuo letto, a scelta tra il color crema e l'azzurro tempesta.
Io la vorrei azzurra anche se nel frattempo verrò mollata da mio marito stanco di vedermi sperperare il patrimonio comune in cambio di adesivi dorati.
Ricordo che mia madre collezionava i punti della Mira Lanza.
Stavano nel cassetto più alto della nostra cucina gialla, dentro ad una bustina di plastica trasparente, mischiati a qualche altro gadget da "cassetto cose inutili".
Ce l'abbiamo tutti in cucina.
Un pozzo dove finisce tutto ciò che non vogliamo gettare ma che, obiettivamente, non ha utilizzo alcuno.
Quando aprivo quel cassetto ne usciva un buon odore di sapone e cercare quelle figurine nel fustino di detersivo era una gioia.
Per me che ero bambina.
Per la mamma che, sommando quei punti ad altri punti, poteva ricevere un regalo vero senza ulteriori aggiunte di soldi.
Avevamo richiesto una macchina fotografica.
Era in plastica, bianca e nera. Erano i tempi della vecchia pellicola e stava in una scatola blu.
Ci durò fino all'87 quando il fotografo ci disse:
"non potete andare in Kenia con questa cosa..." e ci vendette una nuova fotocamera.
Per una foto bisognava essere in due.
Se eri da solo dovevi chiedere a un passante.
Un modo per parlarsi, per sorridersi.
Oggi ci si perde in strane contorsioni e buffi autoscatti.
Anche al supermercato.
Per la cronaca Amò non si é fatto dare i bollini.
Abbiamo sfiorato la rissa.
Musi lunghi e male parole.
Non ce la farò mai a dormire tra quelle lenzuola!!
Se domenica mattina, passando di là, mi vedrete all'ingresso, sul draghetto a gettone, sapete perchè.


sabato 9 novembre 2013

TUTTA UNA QUESTIONE DI CAPELLI

Da qualche tempo sto notando che i capelli di Amò sono oggetto di moltissimi apprezzamenti.
Il motivo scatenante per cui io e Amò stiamo insieme da una decina d'anni è proprio la sua bionda e fluente chioma.
Dopo una serie di storie finite male, ci fu un periodo in cui la mia autostima ebbe un calo tale da ridurmi a passare le domeniche sere sul divano fino a tarda notte, con un serio interesse per tutto ciò che poteva essere acquistato via etere, sui canali tv locali.
Se non inciampavi tra i culi e le tette di svariati telefoni erotici e tra una quantità indefinita di televendite di pelapatate e padelle, potevi trovare tutta una serie di cartomanti, dalla dubbia professionalità, in grado di vendere una speranza a qualsiasi cuore infranto.
Fu così che, tristemente depressa dall'arresto di Vanna Marchi, diedi le chiavi del mio futuro alla Maga Vanda che, con la sola iniziale del mio nome e la mia data di nascita, avrebbe saputo dirmi se finalmente avrei trovato il vero amore.
Ascoltai con immensa vergogna la mia voce speranzosa chiedere in diretta "troverò l'amore con la "A" maiuscola??". Lo definii proprio così.
Roba da mettersi a piangere solo a pensarci.
La maga Vanda, dopo una breve stesa di Tarocchi ed un tempo di attesa che mi è costato più di una settimana ai Caraibi, mi disse, ipnotizzandomi attraverso lo schermo:"c'è un uomo biondo che porterà qualcosa di serio nel tuo futuro".
La sola prospettiva di "qualcosa di serio" arma una qualsiasi quasi trentenne single di una risolutezza che nemmeno Attila poteva avere alla guida dei suoi Unni.
Durante la prima uscita post Maga Vanda, caso volle che il primo biondo che notai fu Amò.
Diedi x scontato che altri non poteva essere che "quel biondo".
Sarebbe stato francamente impossibile individuarne uno diverso poiché lui stava suonando su un palco con due luci piantate in faccia e tutto il resto del locale (200 persone stipate in una sala grande come la mia cucina) vegetava al buio.
Inizialmente non fui esaltata dal suo aspetto.
"Ma proprio questo qui???" continuavo a chiedermi.
Capelli biondi lunghi fino al fondoschiena, una lampada neanche a pagarla, magro magro in  una camicina a scacchi che non sapevo posizionare tra il country e Kurt Cobain.
Praticamente passai l'intero concerto nel tentativo di capire se il chitarrista fosse un tossico piuttosto che se il chitarrista fosse bravo.
Inizialmente furono proprio quei capelli, talmente curati e puliti, a farmi propendere per la seconda opzione.
Ne ebbi la certezza quando, poco dopo la fine del live, mi guardava con compatimento mentre ubriaca, con un boccale da un litro di birra in mano, non riuscivo a centrare la porta d'uscita per fumarmi l'ennesima sigaretta ammazzaserata.
A parte la mia figura del cavolo, l'unica cosa che ricordo di quella sera è che avevo sbagliato abbigliamento.
Probabilmente nella scelta mi feci influenzare dalla figura della maga Vanda, coi riccioli cotonati ed un rossetto rosso fuoco, una minigonna in jeans inguinale e degli stivali col tacco in ferro: un ibrido tra una maîtresse sadomaso ed una bambola gonfiabile.
Sapete quelle sere che non appena metti piede in un locale realizzi: MA COME CAZZO MI SONO VESTITA??
Fu quella sera.
In ogni caso, vegliate dalle stelle, le cose seguirono lentamente il loro corso e tra un Gin Tonic (forse più d'uno), vari sms ed una serie di incontri dove si fecero delle gran risate, attualmente procediamo verso il decimo anno di vita insieme.
Sono cambiate tante cose da allora.
Quello che è rimasta una costante nella nostra vita sono le risate che continuiamo a fare e soprattutto i suoi capelli.
E' da circa un decennio che lo vedo uscire dal bagno con i capelli perfetti dopo una phonata di 5 minuti scarsi: non una doppia punta, meches naturali e capelli grossi come lacci di scarpe.
LUI.
IO: La mia è una lotta perenne con phon, spazzola e piastra, semi di lino e maschere idratanti.
Impiego mezz'ora per una piega decente mentre lui toglie l'elastico, muove la testa e mi domanda: "come sono i capelli?".
Perfetti. Dritti. Idratati.
"Ma vaffanculo" é sempre il primo pensiero.
E' frustrante sapere che il tuo uomo ha la chioma migliore della tua.
Il vero problema è che ogni donna spende soldi e tempo nel tentativo di ottenere una capigliatura opposta al suo DNA.
Stirature che cuocerebbero un uovo su chi è riccia e selvagge permanenti per chi é liscia.
Non ci si accontenta mai.
E poi c'è il colore. Vogliamo parlare di colpi di luce, meches, shatush, tinte?
Ce n'é di ogni.... Dal biondo cenere al nero blu... passando per mogano, cioccolato e varie sfumature di verde.
Per un po' di anni li portai ramati.
O meglio... credevo di avere un leggerissimo riflesso ramato!
I primi dubbi mi sono sorti quando, in un villaggio vacanze, sono stata scelta per impersonare la sosia di Milena Miconi.
Schiarita dal sole ero più arancio di una carota.
Così, dato che per autonomasia il rosso non scema nemmeno a pagarlo, decisi di tingerli neri, passando dalla carota alla controfigura simpatica di Morticia Addams.
Ricordo che il vero problema fu il puzzo di ammoniaca.
La tinta fai da te del supermercato é divertente.
Ti fa tornare la bambina che sogna di fare la parrucchiera.
Ha il solo inconveniente di aromatizzare i capelli di un odore che potrebbe narcotizzare chiunque vi avvicini il naso per una settimana, compreso il tuo.
Ma é così bello spalmarsi quel colore sulla testa, guardarlo mentre una metà ti colora le orecchie e l'altra metà tinge a pois water, lavandino e bidè per ottenere un  finale effetto dalmata sulle pareti!!
Un vero spasso!
Per un certo periodo poi, vidi magicamente materializzarsi ovunque batuffoli di ovatta imbibiti di un liquido giallino.
"Ma cosa ci farà tutte le sere con sto cotone?" mi domandavo.
Giunta alla disperazione, non venendone a capo, dopo vari appostamenti dietro la porta del bagno ed inutili passaggi casuali al cesso, sono arrivata a porgli la fatidica domanda:
"Amò.... ma tu... per caso... ti trucchi??? Ti dai il tonico sul viso? Cosa ci fai con tutto sto cotone? Ti prego.... DIMMELO!"
"Mi do la camomilla" è stata la risposta.
La camomilla.
Una roba da biondi.
Mi si è aperto un mondo.
Vuoi che abbia sbagliato tutto???
Vuoi che non sia proprio biondo-biondo così biondo?
Vuoi che non sia quello che intendeva la Maga Vanda ?
Per convincermi di essere proprio lui ha archiviato la camomilla.
Io ho archiviato le tinte e le tv locali dopo la mezzanotte.
Lui è rimasto biondo. Io sto ancora lottando contro i miei capelli.
Per il futuro, casomai non riabilitassero Vanna Marchi, se vi balenasse l'idea di contattare una cartomante televisiva vi do un consiglio:
Evitate! Se proprio vi annoiate, optate per la linea erotica!
Buoni capelli a tutti.....







giovedì 31 ottobre 2013

HALLOWEEN's POST

Zucche dal sorriso satanico, maghetti e streghette che spuntano come funghi, festoni arancio mollemente appesi ai soffitti dei supermarket,  scope e lupi mannari  che appaiono misteriosamente nello spot del Kinder Bueno e nella casa del Mulino Bianco... signori e signore, siamo a fine Ottobre ed è arrivato Halloween versione Italia!
Ogni anno passato dai 10 ai 18, non avendo nulla di meglio da fare, lasciavo scorrere la sera di Halloween sul divano, tappata sotto ad un panno di lana, con l'entusiasmante missione di scoprire chi avesse mai assassinato la bionda maggiorata di un qualsivoglia college americano su Italia Uno  (i film horror giravano su Italia Uno appena dopo i Puffi, roba che se un bimbo tramortiva dopo le Otto, passava direttamente da Gargamella alla bambola assassina e restava traumatizzato a vita).
Ho sempre desiderato poter partecipare (possibilmente non nel ruolo della bionda maggiorata) ad uno di questi cortei mascherati tra i quali si celava, mimetizzato da scheletro, l'assassino dei film ma non ne ho mai avuto l'opportunità. 
Ora che l'opportunità ci sarebbe, capisco che sarei piuttosto ridicola se mi  mascherassi insieme ad un gruppo di bambini alti un metro! 
Inoltre so per certo che prenderei così a cuore la cosa da rischiare la rissa notturna se nel conto finale avessi qualche cioccolatino in meno di loro.
Ho anche valutato l'idea di presentarmi in veste di accompagnatrice ma, siccome per questo ruolo non è previsto il cestino dei dolcetti, non mi sento ancora abbastanza cresciuta.
In ogni caso mi sono chiesta come mai negli ultimi anni sia entrata così in auge questa festicciola che nulla centra con la nostra tradizione.
Immagino che la prima motivazione da tirare in ballo sia prettamente consumistica:
Halloween aumenta in modo esponenziale la vendita di caramelle, zucche e costumi.
I Grand Bazar dei cinesi vengono presi d'assalto con scazzottate alle casse per pagare l'ultimo abitino con le alette da pipistrello rimasto. 
Lo so perchè ieri nella mischia c'ero anche io. 
Ho visto coi miei occhi una distinta signora strapparmi lo spray spararagnatele di mano urlandomi che era suo. Ho avuto per qualche secondo l'istinto di tirargli il boccetto in fronte ma,  nell'attimo in cui ho visto uscirle bava dalla bocca e gli occhi virare sul violaceo, ho temuto che fosse la vera Babayaga ed ho desistito.
Inoltre temevo di essere cacciata dal bazar poichè mia figlia si era portata da casa una bacchetta luminosa con un ideogramma cinese inciso sopra in rosso ed hanno provato a farmela pagare.
Li ho convinti solo mostrando platealmente loro la scritta GIGI D'AGOSTINO in rosso nella parte opposta al simbolo cinese e gridando "No, no, quest é nostra!!" mentre l'agitavo accesa e sfavillante in aria.
Avrei fatto più bella figura se m'avessero beccata mentre cercavo di rubarla.
Se vi domandaste perchè ho un gadget di Gigi d'Agostino a casa chiedete ad Amò. E' suo.
Comunque, divagazioni a parte,  chi spenderebbe 45 euro per un costume"made in Italy" da Figlio di Dracula potendolo possedere in pura fibra tossica a soli 20?
Il rilancio dell'economia sta proprio in questo. I 25 euro risparmiati verranno successivamente reinvestiti in una buona crema dermatologica d'obbligo per calmare l'orticaria allergica che il poliestere tossico ha provocato.
Le zucche invece vengono svuotate ed intagliate. 
Nella scorza viene riposta una candelina.
Il tutto viene esposto la sera sul davanzale e successivamente dimenticato in salotto fino a quando un puzzo vomitoso ci ricorderà che sì, proprio sul tavolino dell'ingresso, posteggia una zucca in stato avanzato di decomposizione.
Per la legge del riciclo,  le più brave faranno ottimi tortelli con la polpa, quelle meno brave la cuoceranno in forno, quelle come me si accoltellano le dita nel tentativo di tagliarla, finendo al pronto soccorso dopo vari svenimenti.
Resta il fatto che tutto questo mangiare di polpa di zucca ha creato la falsa credenza che a fine Ottobre circolino virus intestinali. 
Sappiatelo: non sono i virus intestinali, sono i chili di zucca che la leggenda di Jack O Lantern ci obbliga a mangiare!!
Ultimo ma non meno importante sono le feste a tema, quelle in cui tutti si chiedono "ma mi dovrò vestire?".
Sì, perchè non essendo la tradizione del tutto ancorata, si rischia di partire da casa  carichi come una molla,  per poi ritrovarsi in una discoteca dove TU sei l'unico fasciato in un'attillata tutina rossa da Lucifero e verrai ricordato per i successivi 10 anni come "quello sfigato con la tutina rossa da Lucifero".
Al contrario può capitare di partire da casa ugualmente carichi come una molla, in t-shirt e jeans, ed essere l'unica persona non travestita tra una baraonda di streghe ubriache e lupi mannari danzanti. In questo secondo caso verrai ricordato per i successivi 10 anni come "quello sfigato che non si è  travestito".
Di fatto la figura del piffero è assicurata, tanto vale farsi una birra in pigiama a casa.
Tuttavia, suppongo che il merito principale del successo italiano di Halloween sia dovuto mia madre. 
Infatti da quando l'anno scorso si è sparsa la voce che, presentandosi nella mia edicola e snocciolando il classico "dolcetto o scherzetto?"  lei elargiva UN EURO ad ogni bambino motivando la gentile offerta con "non ho caramelle", l'usanza si è istantaneamente affermata.
Nel giro di pochi minuti, alla porta del mio negozio si è materializzata una fila interminabile di persone che, due a due,  mano nella mano, entravano canterellando "dolcetto o scherzetto?".
Il dubbio di aver fomentato un evento non controllabile credo gli sia sorto quando a fare la fatidica domanda è stato un bambino di circa 55 anni in giaccone grigio col suo amico che fumava il sigaro a fianco.
In ogni caso anche mia madre ha contribuito al rilancio dell'economia.
Non formalizzandomi sul buco che ho avuto nell'incasso di quel giorno, resto comunque dell'idea che si possa portare pazienza per una notte se qualche petardino ci disturberà il sonno o se qualcuno suonerà al nostro campanello.
L'importante è non smettere mai di credere che nella notte ci sia un po' di magia... se proprio proprio sarete così infastiditi da non poterne più, vi consiglio un giretto a casa di mia madre.
Sperate che sia senza caramelle e pensate che io ho una bacchetta di Gigi d'Agostino a casa.
Vedrete che tutto vi sembrerà migliore!

Intanto Buon Terrificante Halloween!

martedì 22 ottobre 2013

PERCHE' HO APERTO QUESTO BLOG... SE PRIMA NON SAPEVO NEMMENO COS'E' UN BLOG

Scrivo, scrivo, scrivo... ma quanto scrivo???
E' che mi sono fatta un mazzo grande come una casa per imparare a scrivere!! 
Non mi riferisco alla dialettica, alla grammatica, alla sintassi.  
Intendo che ci ho speso 5 anni di scuola superiore per imparare a battere 10 dita sulla tastiera senza guardare.
5 anni di TAT -TAT- TAT, GSG GSG GSG, UTA UTA UTA, 5 anni di tasti coperti e conteggi di parole sotto lo sguardo scrutatore della mia occhialuta professoressa.
In effetti, quando decisi a quale indirizzo scolastico votarmi, fui spinta da forti criteri motivazionali per il mio futuro. Il principale fu scegliere lo stesso istituto frequentato dalla mia migliore amica.
Non è che fossi scema, solo che i miei genitori stroncarono da subito ogni tipo di attività per la quale potevo provare la benchè minima velleità. 
Io amavo disegnare.
Purtroppo, a detta loro, il 90% di chi frequentava un istituto d'arte finiva per stringere bulloni o, in alternativa, a madonnare le piazzette liguri nelle sere d'estate.
E non era quello che avevano in mente per me.
Impazzivo per la moda. Sfiga ha voluto che la scuola da figurinista fosse un istituto meramente professionale ed io, ai tempi, ero un pochino sopravvalutata. Non so se mi auspicassero un futuro da Nobel ma di certo se questa scuola, invece di chiamarsi "I.P. Sidoli", avesse avuto un nome più altisonante avrei potuto frequentarla con gioia invece che passare la tarda infanzia a ritagliare sottovesti dal Postal Market.
Come ultima, ma non meno interessante alternativa, avrebbero potuto proporre uno scambio di figlia con la mia migliore amica.
Si iscrisse (ed io con lei) all'Istituto Tecnico Femminile "Città del tricolore", per un diploma da Perito aziendale corrispondente in lingue estere.
Di tutto questo gran parolone inizialmente mi rimase impresso solo che non si sarebbe visto un uomo nel quinquennio neanche a pagarlo:  niente occhiatine furtive tra corridoio e segreteria, nessun bigliettino nello zaino, nessun cuore col mio nome sulla porta del bagno.
Ma riuscita a sopportare l'idea di una classe di sole femmine, tra una corsa all'ultimo sacchetto di gnocco e l'altra, ho imparato a dattilografare. Sono velocissima. Un fulmine, un polipo che si mangia le lettere della tastiera.
La scrittura è rimasta l'unico punto fisso nella mia vita tra il fluttuare degli eventi.
Negli anni ho tenuto un sacco di diari. Ho un cassetto pieno di quaderni e di racconti di ogni genere.
Ho scritto quando sono stata felice ed ho scritto quando è stata ora di piangere.
E quando qualcuno scrive così tanto parrebbe che abbia qualcosa di importante da raccontare.
Non è il mio caso. O perlomeno, non mi sembra che sia il mio caso.
Così, tra un pomeriggio in negozio, un giro in macchina ed un viaggio astrale e l'altro mi sono chiesta: "cosa ho io, mancata stilista, mancata pittrice, mancato Nobel del bricollage da raccontare? "
Mi sono interrogata parecchio su quello che mi spinge a dedicare tempo e passione a questo blog.
Ed alla fine tutto è come una girella a tre strati, con una domanda per ogni strato:
strato 1) pan di spagna: "Che tipo di donna sono diventata?
strato 2) crema: "sono davvero felice?"
strato 3) cioccolato "Cosa posso fare per migliorare la mia vita?"
Intorno ai 40 si affoga inevitabilmente in mezzo a tutta questa pasticceria.
Come una lampadina che si accende all'improvviso nella testa, inizia il bisogno di stilare un bilancio della propria vita.
Una merdosa mattina ti accorgi che non puoi più competere fisicamente ed intellettualmente (per fortuna sia in peggio che in meglio) con una diciottenne, che la t-shirt rosa fosforescente è ganza da morire ma che l'espressione "ganzo da morire" non si utilizza più dagli anni '80 (ormai si dice stilosa, trendy, cool... e , per quel che ne sai tu, di "cool" ne hai solamente uno); che ogni volta che esci per lo shopping ti innamori di un tacco 12 ma, non si sa come, porti a casa una ballerina (difficile rincorrere tuo figlio al parco pubblico mentre avanzi affondando nel fango); che la mattina dopo una cena alcolica hai bisogno di 5 Alca-seltzer e di un tempo variabile dalle 24 alle 36 ore per riprendere un assetto normale; che le parole "tolleranza, gentilezza, disponibilità" potrebbero essersi perse tra i sedili dell'auto, nel bel mezzo del tragitto asilo - scuola - ufficio - supermercato - asilo - casa.
Qualcuno la definirebbe "crisi dei 40". Io ho deciso di chiamarla la "RINASCITA DEI 20 X 2".
Dopo una quindicina d'anni persi a cercare di essere sexy come Belen, intelligente come la Montalcini, simpatica come la Letizzetto, dolce come un cupcake realizzi che non esiste il clichè della donna perfetta ma esiste quello della donna che sa essere se stessa.
Capisci che quando gli occhi imparano a sorridere con sincerità invecchiano meglio.
Capisci che il fascino di chi sa mostrarsi per quello che veramente è, rimane immutato negli anni e stampato per sempre. Un timbro in fronte di chi ascolta ed un gradino assicurato sul podio della sfida quotidiana con la tua autostima. 
Non si tratta più di essere perfetti. Si tratta di saper prendere le cose per il verso giusto. 
Quello vero. Quello che se combini un disastro ti fa fare una bella risata. Quello che se incontri la "super-gnocca" al supermercato ti permette di sganciargli un sorriso tra coscia e decolleté senza girarti verso tuo  tuo marito e rivestirlo di mille improperi. Quello che se la sera ti corichi con un cesto di biancheria non lavata ti lascia dormire tranquilla.
Questo è ciò che ho appreso nella mia personale "RINASCITA DEI 20 X 2".  Ed è quello che vorrei provare a raccontare, in modo poco ortodosso forse, ma assolutamente sincero, perchè come dicevo prima, se non può essere sempre tacco dodici saranno ballerine, ma devono essere colorate, glitterate, disegnate, allegre più che mai! 
E chi se ne frega se qualcuno dirà :"guarda che scarpe quella lì!!"
Ed ho deciso di raccontare quello che capita me, nella mia strampalata e comunissima famiglia, per strappare un sorriso a tutte quelle donne, (ma anche uomini) che a volte corrono troppo veloci per ironizzare sul loro viaggio quotidiano.
Per quanto comune, sono certa che troverete piacevole sbirciare nel mondo che mi appartiene, perchè alla fin fine è lo stesso di tutti.
Ciò che vorrei essere è un'amica nei momenti in cui vorreste mandare tutti in quel posto così "cool" di cui parlavamo sopra, una pausa di sana simpatia, una panchina nel corri-corri quotidiano.
Eccolo quindi, il mio "BENVENUTI  AL CLUB DI COSE CHE CAPITANO SOLO A  ME"... tacco 12, plateux, scarpette rasoterra... le porte sono aperte a tutti.
 Parola d'ordine: ironia!!

venerdì 18 ottobre 2013

Fidarsi o no? Ascolta la pancia

Il fatto che Amò sia via per qualche giorno non è un problema.
Col tempo mi sono abituata a sopravvivere alle sue assenze.
Il vero problema è che quando lui non c'è, io rischio di anoressizzarmi poiché la sera, la voglia di impegnarmi ai fornelli scende a livelli scandalosi.
Già l'arte culinaria non occupa di per sé un posto elittario nella scala del mio gradimento personale, ma l'avere come unico commensale una bambina che si nutrirebbe unicamente di Nutella e tramezzini, fa sì che il mio massimo impegno consista nell'aprire il frigorifero e scartare qualcosa.
Questa sera, l'unico alimento decente che ho ingerito è stata una busta di salmone affumicato con burro e crostini.
Quello di cui non ero a conoscenza, ma che ora so, è che probabilmente sono intollerante al salmone affumicato.
L'ho dedotto dopo circa un'oretta, quando ho iniziato ad avvertire un forte mal di pancia proprio mentre mi facevo lo shampoo sotto la doccia.
Così, sono finita ad asciugarmi i capelli alternandomi tra specchio e water e sono uscita dal bagno un po' sottosopra, con l'enorme dubbio che la mia chioma profumasse più di cacca che di Pantene.
A questo proposito, mi è tornato in mente un episodio che risale ai primi tempi in cui io e Amò ci frequentavamo.
Si sa, quando ci si conosce da poco, ci si impegna al massimo per risultare il più brillanti ed affascinanti possibile.
Questa cosa comporta che una donna non espleti mai le sue funzioni fisiologiche in presenza dell'uomo che vuole conquistare.
Escludendo la pipì, sempre che il flusso non sia troppo rumoroso, una donna in cerca di fidanzato non digerisce, non scoreggia e non fa la cacca.
Si trasforma in una bambola perfettamente depilata, truccata e profumata, disponibile, accondiscendente e di piacevole compagnia.
Almeno per i primi mesi.
Tutto per dare l'illusione di essere un soggetto appetibile che non crea problemi di sorta alcuna.
Nulla di più sbagliato.
In realtà ad un uomo non gliene può fregare di meno se gli appesti il bagno o se ti scappa un odorino sgradevole proprio nel bel mezzo di un film.
Molto probabilmente si farà una grassa risata e si sentirà così a suo agio con te da trasformare, nel giro di una mezz'ora, la vostra alcova d'amore in una camera a gas.
Dopo qualche settimana di frequentazione, ricordo che una sera, dopo cena, mi venne un grandissimo mal di pancia.
Ai tempi, un tranquillo "scusa posso andare in bagno?" mi sembrò una cosa così sconsideratamente folle che decisi di andare controcorrente con un insensato " scusa, devo andare a casa!!!"
Considerato che abitavo a 30 km di distanza, praticamente a mezz'ora di strada pigiando sul pedale, avrei dovuto ingaggiare una feroce lotta contro il tempo e contro il mio colon.
Ancora ora mi sto chiedendo come avessi solo pensato di riuscire a farcela!!
Una kamikaze.
Oltre che molto stupida, essendo di mio anche molto sospettosa, non appena varcata la soglia di casa la mia mente fu attaccata da un dubbio atroce:
"Ma se mi tradisse con un'altra? Se adesso che me ne vado arrivasse una che si prede il posto mio?
Bé certo.... quando si paventa l'idea di una  rivale non c'è mal di pancia che tenga!
In barba alla mia autostima da Charlie Brown, spostai l'auto di qualche metro, mi appostai dietro ad un pilone della luce spento e invece che ascoltare il mio intestino incazzato, decisi di dar retta alla mia testa malata e giocare all'agente 007.
Quanto tempo ci avrebbe messo ad arrivare l'ipotetica sostituta?
Furono i crampi a farmi iniziare a pregare che arrivasse in fretta!
Non ricordo quanto tempo resistetti. Forse una ventina di minuti. Forse qualcosa in più, in ogni caso un tempo record.
Arrivata al limite di sopportazione mi sembrò improponibile suonargli di nuovo al campanello e chiedergli: "scusa posso andare in bagno?"
"e dove cavolo sei stata fino adesso??"
Di certo non potevo spiegargli che gli stavo piantonando casa, nascosta dietro ad un lampione da venti minuti e neanche potevo cagargli sul marciapiede del quartiere residenziale!!!
Avrebbe capito che non era stato un cane passar di lì!
Con questo dubbio amletico la soluzione migliore che riuscii ad imbastire in quel momento d'emergenza fu di farla dove mi trovavo, ossia in macchina, ossia dentro ad una borsina di plastica.
Solo che non è per nulla semplice tenere aperta una borsina sotto al culo mentre sei incastrata tra acceleratore, volante e frizione, intanto che giochi a fare Tom Ponzi.
Questo ve lo posso assicurare.
Non mi restava altro da fare che tornarmene a casa in completa depressione, mollemente affranta per il mio fallimento di agente segreto e la forte speranza che non ci fossero posti di blocco in giro.
Di certo giurai a me stessa che non mi sarei più fatta storie per chiedere di utilizzare un water e starci dentro tutto il tempo che mi fosse stato necessario.
Puzza o no.
Coda o no.
Non ce l'ho fatta invece ad imparare a fidarmi.
Quella è una questione di carattere.
Sono destinata a diventare una vecchia sclerotica che controllerà lo smartphone del marito con geriatrica minuzia.
Volete sapere se l'ipotetica concorrente è stata beccata sul fatto??
No, quella volta non si è presentata.
Per sua fortuna aggiungo.... perchè non ci avrei messo un minuto a rovesciarle il mio sacchetto addosso...
"Cosa ti è successo??"
" Lascia stare... una storia di merda...."
:-)





domenica 13 ottobre 2013

PRESENZE ASTRALI

C'era una volta la gente della notte.
Lo cantava Jovanotti:

"La notte è più bello, si vive meglio,
per chi fino alle 5 non conosce sbadiglio..."

Io ero una di quelle che nella notte ci sguazzavo.
Mi sfiondavo di discoteca fino a tritarmi i piedi strizzati in scarpe altissime e gironzolavo in macchina fino all'alba con la pancia piena di pizza appena sfornata dal mio fornaio di fiducia.
Ogni volta rischiava una sincope.
Alle 5 di mattina gli trotterellevo per il negozio in minigonna ascellare, col tasso alcolico variabile dal leggermente brillo al ritiro patente, mentre lui  si bloccava con la pala a mezz'aria e la lingua pendula.
Mi portavo via un chilo di pizza calda e me la mangiavo in macchina.
Poi, dopo il dietetico spuntino, collassavo a letto fino al mezzogiorno, quando mia madre, a suon di maleparole, tentava di rianimarmi per una pastasciutta che piuttosto avrei vomitato.
Ora i tempi sono cambiati.
Le discoteche hanno più o meno chiuso e le mie serate si alternano tra una partita al "Gioco dell'oca" ed una overdose letale della "Principessa Sofia".
Quando proprio proprio voglio uscire dai ranghi mi concedo un "pigiama party" con mia figlia, dove anche i tramezzini al tonno si mangerebbero da soli pur di scappare dalla camera delle meraviglie, dove l'oggetto meno rosa che c'è assomiglia a un tenerone.
Praticamente cado in catalessi a mezzanotte ma, per non mollare la notte, tengo botta fino all'una e mi ritrovo alle 2 con gli occhi a palla e la voglia di andare in discoteca.
Come faccio non lo so, ma superata la fase del "se chiudo gli occhi svengo fino a domani" entro in iperattività e mi può fermare solo una mazzata in testa.
Inizio a girare per casa, pulisco l'impulibile, scrivo, disegno, cazzeggio su Internet fino a quando mi ritrovo inebetita davanti al video di Tipitipiti di Orietta Berti.
Entro in un circolo malefico che mi fa fare l'alba insonne contando le ore che mi mancano al trillo della sveglia (peraltro orrendo).
Così, l'altra sera, per fermare questa ruota che gira, ho scoperto la soluzione alternativa.
Un viaggio mistico che mi faccia girovagare tutta notte standomene però tranquillamente nel mio letto.
Parlo del Viaggio astrale.
Cos'è un viaggio astrale.
Un viaggio astrale é una tecnica di rilassamento che ci permette di staccarci dal nostro corpo materiale e di muoverci, come un'entità spirituale, per il cosmo.
É possibile vivere oniricamente tutte le esperienze che si desidererebbe fare nel mondo reale.
Si possono visitare negozi, incontrare persone, esplorare paesi.... Esistono un'infinità di meravigliose alternative.
Le cose fondamentali sono due:
1) non aver paura durante l'esperimento che è assolutamente innocuo
2) assicurarsi di non venire interrotti per consentire un sereno rientro nel nostro corpo addormentato. Nel caso questo capitasse, dormire almeno 10 minuti per riallineare anima e corpo.
Lo so, sembrano stronzate, ma al momento mi sono sembrate l'idea del secolo tanto quanto la lavatrice o la piastra x capelli.
Esaltata da questa scoperta, mi sono coricata a letto, in una posizione confortevole, mi sono infilata gli auricolari alle orecchie e ho dato inizio al mio primo viaggio astrale in autoipnosi con il mio guru: You tube.
Se qualcuno fosse interessato all'esperienza può tranquillamente cercarlo in rete.
Dopo un tempo indefinito, suppongo una ventina di minuti, durante il quale probabilmente stavo vagando verso lidi ignoti, Amò è tornato a casa ed è salito in camera da letto.
Il mio risveglio è stato traumatico.
Ho aperto gli occhi e ho visto una figura in piedi al mio fianco, coi capelli a penzoloni, nella penombra della lucetta blu, trafficare col mio Ipad in mano, nel tentativo di sbrogliare il filo delle cuffie impigliato nei miei padiglioni auricolari.
Mi sembrava una via di mezzo tra l'arcangelo Gabriele e la bambina di The Ring.
"Ma che ca@@o fai?" gli sbarbaglio, svegliatami di soprassalto.
"Ma che ca@@o fai te?!! Sei scema? C'è l'Ipad acceso sul letto!! te lo tolgo!! stavi russando a bocca aperta!!"
"No!!! non stavo dormendo" ho strafugnato come un'ebete "ero da Zara che facevo Shopping! stavo guardando le nuove collezioni!!"
Amò è sconvolto.
"Da Zara?? Ma sei fuori??"
Provate voi a far capire al vostro compagno che alle 3 di notte siete in autoipnosi astrale!!
Cerco di spiegare invano "Mi ero staccata dal mio corpo e stavo viaggiando per la notte! Adesso che mi hai interrotto, il mio io astrale non si è ricongiunto al mio io corporeo e ho un gran mal di testa...."
"avrai mal di testa perchè non si sa da quanto russi con quei cosi nelle orecchie!!! Tiravo e non capivo perchè l''Ipad non venisse via!"
"Perchè era attaccato alle mie orecchie!!
E mi è venuto da ridere.
Insomma. Amò mi ha bloccato nel bel mezzo del mio shopping notturno.
Dovevo fare ancora un sacco di giri.
Volevo vedere Berska e Pull and Bear (mi accontento, non è che il mio io astrale sia milionario!) volevo far visita a qualcuno ed andare a conoscere Kate Moss a Londra.
Ha rovinato tutto.
La prossima volta mi sa che bisognerà tornare alla vecchia maniera: lasciar perdere i viaggi astrali e ripiegare su una buona camomilla soporifera!
O magari ci riprovo.... con i dovuti avvertimenti.
D'altronde lo diceva anche Jovanotti:

"di notte le parole scorrono più lente
però è molto più facile parlare con la gente,
conoscere le storie, ognuna originale,
sapere che nel mondo nessuno è normale"

Appena mi stendo a letto lo vado a trovare.... gli devo dire due paroline....
Buona notte!!

venerdì 4 ottobre 2013

COL GIARDINO VA MALINO....

C'è chi nasce con il pollice verde e c'é chi nasce col pollice nero.
I primi riescono a far nascere e crescere colorate e rigogliose piante di ogni specie e tipo, inclusa tutta una lunga lista di vegetali che spazia dalla lattuga alle zucche.
I secondi si limitano a tagliare l'erba del cortile e se ne sbattono di giardinaggio e fiorellini dedicandosi ad altre attività più interessanti come il bricollage o gli origami.
Purtroppo, l'unico uso a cui Madre Natura ha destinato il mio pollice è probabilmente quello di fare l'autostop.
Nel senso che tutto ciò che il mio pollice sfiora non muore ma nemmeno cresce.
Semplicemente secca solo a metà e resta x mesi in cortile con la sua bruttura surreale.
Per ora il mio parco vasi consiste in:
N.1 vaso di basilico che, inspiegabilmente, è cresciuto piegato tutto a destra.
N. 1 vaso di ortensie blu. Per blu intendo il colore che aveva quando l'ho comprato. A me sono cresciute rosa degenerando in seguito in un orrido color cacchina.
N. 1 vaso con una begonia. Questa simpatica piantina, in 6 mesi, non é cresciuta di mezzo centimetro e le sue foglie sono state erose da chissà quale insetto.
A dire il vero non ho ancora capito se devo tenerla al sole o all'ombra...
N.1 vaso vuoto in cui avevo cercato di piantare la menta e defunta in una decina di giorni.
"Ma lo sai" mi ha detto Amò con aria perplessa "che la menta è una pianta infestante??"
"cioè?" ho chiesto io
"che cresce praticamente dappertutto!" è stata la sua spiegazione.
Guardando il mio vaso vuoto, sto ancora cercando di capire se volesse prendermi per il culo o se stesse solamente soffrendo con me per l'astinenza da Mohito cui ci siamo dovuti arrendere.
In ogni caso continuo ad innaffiare il mio vasetto vuoto perchè dal terriccio è spuntata una fogliolina bilaterale che non è menta ma mi muove tenerezza.
Avevo anche un "lilium", regalo della mia vicina. Ho creduto che una volta sfiorito, anche le foglie (piuttosto insignificanti) fossero morte e così, per recuperare il vaso, ho sbattuto via tutto . A distanza di un anno mi ritrovo un giglio anarchico che cresce tra il pattume e la gomma dell'acqua, a un mezzo centimetro dal marciapiedi.
Un shogno.
I nostri vicini invece hanno due giardini fantastici.
Alla nostra sinistra c'è tutta una serie fioriere da far concorrenza ad EUROFLORA.
Questa signora ha una passione così viscerale che continuamente sposta i suoi vasetti da una parte all'altra del cortile. Li innaffia, ci parla e li studia per bene.
D'estate li protegge dalle zanzare uccidendole una ad una con la racchetta fulminante.
Questo x tutto il giorno.
Anche alle tre di notte (lo so perchè ci coccola il sonno col suo bzz bzz bzz).
D'inverno poi, ha un gran daffare per portarle al riparo sul solaio, di solito verso mezzanotte quando udiamo scendere la scala infernale e riportarle giù all'alba, riazionando la scala infernale e provocandoci le convulsioni mattutine.
Ma anche io ho la mia tecnica.
Ho sistemato tutti i vasi in fila orizzontale ottenendo l'opzione vaso/ divisoria biciclette, ad una distanza tale dal prato, che permetta loro di venir innaffiati di riflesso dai getti automatici.
Capisco che non è propriamente "prendersene cura" ma così facendo li ho preservati dal disidratamento. In compenso, visto che i getti partono 2 volte al giorno x una buona mezz'oretta, il mio reame floreale sta lentamente marcendo.
Gli altri vicini invece, freschi sposini, inizialmente avevano creato un orto da far invidia a Pozzetto ne "Il ragazzo di campagna" prima che partisse x la città.
C'era tutto quello che si potesse desiderare: Pomodori, insalata, zucchine, fagiolini... addirittura meloni. Un paradiso per vegani.
Adesso però, hanno tolto tutto.
Per una settimana ho notato la macchina del giardiniere parcheggiata davanti a casa ed ho visto il ragazzo lavorare sodo x seminare un bel pratino inglese.
Ieri l'altro poi, sono arrivata a casa ed ho trovato una new entry: un albero al centro del prato.
Ebbene... l'albero prescelto per dare un tocco di gioia e colore al quartiere non è niente po po' di meno che...  un SALICE PIANGENTE!
Io non ho nulla contro questa bellissima specie di pianta ma però mi chiedo: come ca@@o si fa a piantarsi un salice piangente davanti alla camera da letto?
Fa film horror solo a pensarci!
Il nome é di per se tutto un programma: fronde cadenti che ondeggiano al vento come lacrime che rigano le guance (non per nulla si chiama piangente), centinaia di passeri che cagano, milioni di foglioline che sfarfallano ovunque e necessità di concime fresco in autunno e primavera ( questo l'ho appena saputo ma ne avevo avuto il sentore da quando, ogni volta che aprivo la sportella della macchina, Amò mi chiedeva : "hai scoreggiato per caso?")
E poi noi abbiamo una gatta che simulerà Tarzan attaccata al primo ramo in movimento!!!
Io per ora mi sono data alla plastica: Cactus di plastica, lavanda al profumo di petrolio ed orchidee finte dell'Ikea che non appassiscono mai.
Il tutto fa un po' cimitero però l'impegno richiesto é davvero minimo.
Magari l'anno prossimo piantiamo qualcosa anche noi... Forse un cipresso...
Devo chiedere ad Amò...

P.s. Chiedo scusa ai miei vicini che sono persone davvero cordiali e favolose! Io scherzo.... Però il gatto dovrete rassegnarvi a vederlo attaccato al salice!!


giovedì 3 ottobre 2013

GRAZIE!!!!!



Grazie tantissimo per il tempo che mi dedicate!...
Ogni piccolo sorriso spazza via un sacco di problemi!!
P.s. Migliorerò coi disegni, lo prometto. Sempre meglio il corso di Fumetto Manga giapponese che quello di giardinaggio... Ho più possibilità, ve l'assicuro!
Proprio a questo proposito mi è venuto in mente che i nostri vicini hanno piantato uno sparuto alberello nel loro cortile, proprio a fianco del nostro.. 
A mio rischio e pericolo (non vorrei ledere per sempre i rapporti di buon vicinato) presto ve lo racconterò....:-)

sabato 28 settembre 2013

L'HAI MAI PROVATO IL PLANKING??

Il giorno che ho scoperto il  Planking sono rimasta alquanto perplessa.
Ero a conoscenza del fatto che gruppi di persone si radunassero in luoghi pubblici e che, ad un segnale prestabilito, si bloccassero all'istante nelle posizioni più disparate, come tanti stoccafissi, dando vita ad un fenomeno detto Frozen mob.
Di solito è quello che succede anche nella mia cucina quando chiedo: "chi mi aiuta a sparecchiare?"
So pure che altri pazzoidi, dopo essersi comunicati data ed ora via web, si ritrovano in una location particolare per ballare una mezz'oretta ognuno con la propria musica preferita in cuffia dando vita, questa volta, ad un Silent rave.
Anche questo fenomeno è presente da tempo in casa mia e precisamente nel momento in cui chiedo "chi viene a letto?" facendo di me una delle più grandi "spacca-rave" familiari.
Ma girovagando sul sito di Grazia.it ho scoperto che c'è di più: c'è il PLANKING.
Se qualcuno ne fosse interessato vi giro il link:

http://www.grazia.it/Stile-di-vita/tendenze-lifestyle/planking-sport-strani-foto-divertenti

Il planking consiste nel distendersi a terra rigidi come un bastone, braccia lungo i fianchi e palmi delle mani rivolti all'interno.
E' una cosa molto semplice, alla portata di tutti.
Basta immedesimarsi in un Bastoncino Findus.
Ma il colpo di genio è che, in questa posizione confortevole, ci si deve prima far fotografare e, in uno step successivo, pubblicare la foto su FB, Twitter o qualsivoglia Social Network.
Vince chi riesce ad ottenere più "Mi piace".
Praticamente offriamo al mondo la visione della nostra pseudo-morte, nella speranza che una quantità indefinita di sconosciuti ne goda, cliccando il proprio consenso.
Ho reputato questa cosa un'idiozia tale che non ne ho nemmeno parlato con Amò.
Non sia mai che gli balenasse l'idea di stendersi in garage e mi chiedesse di immortalarlo con l'IPhone!
E poi, a dire le cose come stanno davvero, stasera non sono troppo in forma.
Stamattina sono andata dal dermatologo per togliere un neo piuttosto corposo che avevo alla base dei capelli, dietro la nuca.
Sebbene l'idea di farmi bruciare la testa non mi esaltasse particolarmente, ho scelto di non essere accompagnata da nessuno.
Ho già vissuto l'esperienza di avere al fianco, per la precisione dietro, Amò in sala parto e mi è bastata.
Devo anche ammettere che stamattina, dopo la scalatura Punk non richiesta ma ugualmente ricevuta dalla mia ora ex-parrucchiera, nemmeno farmi rasare la nuca da Amò era qualcosa che desiderassi particolarmente.
Ultimamente ho la forte impressione che chiunque possa sfogare le sue frustrazioni sulla mia capigliatura.
Fatto sta che, oltre al taglio orrendo sul davanti,  è tutt'oggi che giro con un cerottone bianco che mi copre mezza testa sul di dietro.
Ci manca solo un brufolo sul naso e potrei essere la prima scelta per il remake de "La cosa".
Quando tra mille imprecazioni (il cerottone si è attaccato ai capelli peggio del Bostick) chiedo ad Amò di darmi un suo giudizio sull'esito dell'intervento lui, molto carinamente, balzando all'indietro con mano davanti alla bocca ha sbraitato:
"che schifo!!! potrei svenire! Ma hai un buco!!!"
"Scusa" ho fatto io "certo che ho un buco, mi hanno bruciato...."
"No, no, ma non farmelo più vedere!!!!"
"Ok, ma almeno rimettimi il cerotto" l'ho implorato.
Totalmente abbattuta ed incompresa, mi sono ridotta a chiedere a mia figlia di 5 anni, che per l'occasione ha sfoderato un nuovo kit da dottoressa, se poteva far qualcosa per rimettermi a posto la medicazione.
"BLeeeeeaaaa, che schifo.... no no no.... io non te la metto!!" é stata la shocckante risposta.
Senza più nessuna speranza, ho iniziato a sospettare di dovermi rivolgere al figlio del mio vicino che, intento a torturare una cavalletta, mi sembra abbastanza "splatter" per sopravvivere al mio sangue coagulato.
"Scusa  Amò... almeno me la fai una foto... così vedo cos'è questo mostro che ho qui di dietro?" chiedo mentre sto per piangere spaventata.
Alla richiesta della foto lo sguardo di Amò si é illuminato.
"sì, sì, dai.... così facciamo il prima e il dopo!"
"Certo" ho pensato"perché non facciamo un collage e lo pubblichiamo su FB!!"


Alla fine, pregando di non centrare la ferita con la parte appiccicosa del cerotto ho risolto l'incresciosa situazione da sola.
Ora, che lui è fuori per un concerto, sto iniziando a valutare che dovrei provare col Planking.

Chissà... Ignaro di tutto, se mi vedesse seccata sul pavimento della cucina con 150 "Mi piace" a fianco, sono certa che una volata a casa per attaccarmi la garza la farebbe!
Devo solo trovare l'inquadratura giusta per farci stare anche i piedi....


martedì 24 settembre 2013

IL PULCINO BIO


Ieri io e Amò  abbiamo passato una simpatica domenica pomeriggio alla fiera Natura Bio di Correggio.
Nel caso non aveste nulla di meglio da fare, consiglio a tutti di farci un giro.  Respirerete un po' di atmosfera freak e salutare, incontrerete tante persone "peace and love" a cui raccontare la storia della vostra vita e, se sarete fortunati, ne uscirete con il Karma risollevato.
Per l'occasione consiglio un outfit comodo e naturale (evitate come ho fatto lo scorso anno, borse in pitone e tacchi scardina alluci) pena rischiare di sentirvi completamente fuori luogo. 
Sul fronte moda, la cosa più fashion che potrete trovare in vendita, saranno maglie in canapa naturale o calzature in vello di pecora modello "Peter l'amico di Heidi". 
Non meno indesiderabili ma decisamente più colorate, sono tutta una serie di maglie peruviane dai vivaci colori che fanno tanto "Vacanze ad Aspen".
 Se l'incedere tra le bancarelle vi stancasse, potrete comodamente rilassarvi sotto ad uno dei tanti gazebo, coricandovi su candidi teli al suono delle campane tibetane. Potrete provare il  suadente massaggio vocale e/o, a scelta, il massaggio Shatzu a soli 10 euro per  30 minuti. 
 State certi che il tutto avverrà nella più completa privacy tra voi, il vostro sciamano ed una cinquantina di curiosi che vi piantoneranno a fronte, per assicurarsi del raggiungimento del vostro stato di trance ipnotico.
Se deciderete di snobbare le varie esperienze mistiche, all'interno dell'area coperta potrete assaggiare a scrocco una varietà infinita di thè e tisane: the verde, the nero, infuso di roibes, maracuja ed arancia, tisane drenanti, energizzanti, rilassanti e molte altre ancora.  
Se ce la fate a berle senza finire al centro grandi ustionati ne trarrete un enorme beneficio. L'unico rischio al quale potreste eventualmente andare incontro sarà che, con tutto questo energizzare e sgonfiare il ventre, si potrebbero attivare mutazioni transgeniche nel vostro stomaco e relative flatulenze in piena folla.
Bevuto l'imbevibile, alla fine del giro, se sarete fortunati riuscirete a raggiungere la vostra autovettura senza pisciarvi addosso.
 Nel caso in cui la Dea bendata vi snobbasse, dovrete investire 10 euro nell'acquisto di un pannolone lavabile in spugna che tra questa new hippy generation pare essere la geniale alternativa a Pampers o Teena Lady.
Un altro piccolo neo alla rassegna sono i profumi sprigionati da essenze, acque angeliche ed incensi. 
Un pout-pourri olfattivo di non poco conto, in grado di alterarvi le percezioni sensoriali, con un impatto equiparabile a quello di un Peyote.
Motivo per il quale, dopo aver respirato per una ventina di minuti tutta questa ventata di odori allucinogeni mi sono data agli acquisti, e specifico, a quelli che si possono definire gli acquisti intelligenti.

Ve li listo qui a seguito:

N. 2 confezioni del the verde più puro del mondo. Il MATCHA TEA. Non quello delle bustine che compri alla Coop, non quello delle scatoline equosolidali.... Niente popo di meno di quello delle dinastie giapponesi Tang e Song... Dall'inconfondibile sapore di erba appena tagliata, dalla polvere delle foglie macinate a pietra una ad una, dal colore verde smeraldo brillante!
 Pare che i due maggiori usufruitori siano Amò e, direttamente da Oz, la Strega del Nord.

N° 1 cuscino anticervicale. Una fodera in puro cotone a pois lilla, ripiena di semi di miglio e  fiori di lavanda essiccati, da cuocere in micronde prima di appoggiarlo su schiena o su qualsivoglia parte dolorante.
Confesso di averlo provato la sera stessa prima di andare a letto. Appoggiandolo sul rachide cervicale, il tepore emanato mi ha fatto addormentare di botto. Mi sono svegliata alle 7.00 con la sensazione di essere stata strozzata nella notte da un boa, in piena campagna provenzale.

N. 1 coppetta mestruale.  Questo innovativo marchingegno assomiglia ad una tettarella di un biberon gigante girata al contrario, in puro silicone ed è disponibile in varie tinte e colori diversi. Viene inserita in vagina allo scopo di raccogliere il sangue mestruale. 
Considerato che la sua durata è infinita, calcolando il ciclo medio fertile di una donna, permette al solo prezzo di 12 euro, un risparmio di 4.200 euro in assorbenti (mini, ultra, plus, con ali e senza ali) per tutta la vita. 
Nonostante lo sguardo perplesso di Amò, che ascoltava le mie domande sulle modalità di posizionamento e le esaurienti spiegazioni del commesso, ho deciso di comprarla come buon auspicio per il futuro, soprattutto per il fantasioso brand del rivenditore,  "Il passero lavabile", nome che, nella fattispecie, non poteva essere più azzeccato. Il tutto corredato dal disegno molto naif di un uccello in pannolone.
Ammetto di non averlo ancora utilizzato, ma al primo ciclo utile, verrete informati della sua reale praticità o se, come dubito sia, è stato un acquisto del cavolo che verrà riposto nella cesta del bagno insieme al guanto epilsoft.
Rinsavita dall'aria fresca Amò mi ha riportato verso il parcheggio dove, soddisfatta dei miei acquisti, ho iniziato a leggere  le istruzioni di cuscino e coppetta in inglese (l'italiano non c'era) sentendomi felicemente bio-international.
Mi è rimasto un ultimo dubbio.... Ma tutte queste bionovità, non è che traumatizzeranno mia figlia? 
E poi non le ho comprato nulla..
Chissà se faccio  in tempo per una di quelle paperette in legno che muovono il becco mentre le tiri o per un pullover andino con  le bamboline colorate che sfiottolano fuori dalle tasche?
Se non è migrato verso climi più miti dovrei avere ancora il biglietto da visita del passero.....