Se Tetouan mi era sembrata un'accozzaglia di gente in movimento senza senso, l'arrivo a Fez ha avuto un impatto ancora più forte.
A Fez vivono circa 2 milioni di persone, di cui 400.000 dentro la vecchia medina, in case che nemmeno si riescono a vedere, nascoste in vicoletti dove a malapena passa un uomo.
Non vedi la facciata delle case, ma vedi la parabola satellitare e capisci che lì ci abita qualcuno.
Credo sia la nuova modalità di controllo nascite. Più parabole meno figli!!
Nella medina fa freddo. Le vecchie mura e le abitazioni abbarbicate una sull'altra creano un'ombra che non lascia passare i raggi del sole. Ci infiliamo una felpa ed iniziamo la scoperta di questa nuova realtà.
Siccome gira di qui, gira di lì, questo labirinto di stradine,sempre diverse ma sempre uguali, esclude qualsiasi possibilità di ritorno, ci forniamo di una guida locale che, col suo incedere sicuro e veloce, ci porta a visitare di tutto e di più, dal venditore di polli a Km 0 (nel senso che se vuoi un pollo, gli tirano il collo e te lo puoi portare a casa) a quello di acqua di rose che, da un bottiglione di grappa, te ne riempie uno mignon, al prezzo di uno Chanel.
Ogni tanto due urla ti fanno capire che se non vuoi essere travolto da un mulo in movimento devi distoglierti dal datterino che stai fotografando.
Ogni tanto il profumo di spezie ti ricorda che però la pizza ha sempre il suo fascino;
ogni tanto ti vengono in mente i nostri ipermercati super impostati e pensi che ci perdiamo un gran divertimento!!!
Man mano che avanzi non puoi fare a meno di notare che questo grande caos ha in realtà un suo ordine.
I quartieri si susseguono con un loro senso: dagli alimentari ai profumi, dalle stoffe ai metalli, dalla ceramica alla pelletteria.
Dopo esserti guardato più volte le scarpe, senza capire perchè senti odore di cacca ma inspiegabilmente sulle tue suole non ve n'è traccia, arrivi alle grandi concerie di Fez.
Con un mazzetto di menta sotto il naso per non nausearti, scopri che le pelli di capra e di cammello vengono immerse dentro vasche di liquido bianco che altro non è che cacca di piccione diluita e successivamente, tinte in altre vasche di rosso, giallo, nero.
Questi ragazzi, immersi nella merda fino alle ginocchia, si stracollano quintali di pellame sulle spalle ogni giorno.
Poi, tu puoi comprarti il giacchetto di pelle marocain o lo zainetto figo.
Siccome il mio zainetto cinese oltre che essere radioattivo, non ha resistito più di un giorno al peso di telefono e portafoglio, decido di acquistarne uno nuovo.
Allora. Partiamo del presupposto che trattare con un marocchino è una cosa estenuante da cui non puoi uscirne vincente.
Puoi provare a strappare il prezzo migliore possibile, mettendoti nell'ordine di idee che tutto quello che hai pagato in più, sarà come pagare il biglietto per partecipare alla contrattazione.
Secondo Abdul, dovrei pagare il mio futuro zainetto 1400 euro perchè è riuscito ad agganciarci anche due giacche di pelle, per la verità molto belle.
L'addetta alla trattativa sono io.
Amò mi guarda spazientito chiedendomi: "ma poi dove le mettiamo due giacche di pelle per i prossimi 5 giorni che ci sono 30gradi?"
Abdul non sa che lui è marocchino.... ma io sono io.
Tratto, tratto fino a quando, dopo averlo sfinito ed aver parlato col titolare del negozio, mi da la mano per 300 Euro. Affare fatto. Per lui.
Io voglio chiudere a 250. So benissimo che 50 euro andranno alla guida che ci ha accompagnato alla conceria, per cui saluto Abdul e gli dico che tornerò dopo, certa di riuscire ad ottenere quello che voglio.
Non so come abbia potuto non mandarmi affanculo.
Io al suo posto l'avrei fatto. Anzi... forse appena mi sono girata l'ha proprio fatto!!
Io guardo il solito americano cretino che sta pagando la sua giacca 500 euro e gli sorrido.
Alla fine non sono più tornata, ho mangiato e su suggerimento di Amò ho comprato uno zainetto in un bugigattolo dall'unico marocchino che parlava napoletano, il chè è tutto un dire sul pacco che mi ha rifilato.
Deve esserci stato un intoppo! Lo zaino avrà saltato qualche procedura di trattamento perchè una volta riposto sul letto, il sentore che emanava una volta usciti dalla doccia, era quello di una capra che avesse defecato in camera nostra.
Una puzza così orrenda che non mi ha più abbandonato per tutta la vacanza.
Una puzza così terribile che il mio gatto, una volta a casa, ci ha pisciato sopra il secondo giorno di permanenza in garage.
Lasciata Fez ci dirigiamo verso Merzouga, nel Deserto dell'Erg Chebbi.
Partiamo alle 8 di mattina ed arriviamo alle 8 di sera, il chè è tutto un dire sulle condizioni in cui all'arrivo, vessava il mio sedere.
Certo, abbiamo sostato mezz'oretta per nutrire le scimmie libere lungo la via e siamo stati costretti ad un'ora di stop per un posto di blocco che ci ha però permesso di assistere al passaggio del tour del Marocco (una sorta di giro d'italia), in una zona dove il nulla regna sovrano, seduti su un muretto a ciglio strada.
Arrivati a Merzouga, lasciata la valigia a casa del cugino di Said, riempiamo il mio zainetto puzzolente con due robe di sopravvivenza e saliamo in groppa a "Bob Marley" ed "Il bianco". Guidati dal simpatico Hussein i due dromedari, dondolando tra le dune, ci mollano al campo nomade.
Una tenda berbera dove su un fornelletto a gas cuciniamo insieme il tajin e lo mangiamo. Accendiamo il fuoco, cantiamo e guardiamo le stelle.
La temperatura cala.
E' stata un'esperienza meravigliosa. Solo quando ho tirato la tenda della tenda ed ho realizzato che non ci si vedeva assolutamente nulla, che non si sentiva realmente nessun rumore, che ero davvero in un posto dimenticato dal mondo, ho avuto un po' di paura, stemperata dall'addormentarmi con un accendino stretto nella mano.
Non so cosa avessi intenzione di fare con quel coso in mano, se dar fuoco ai capelli di eventuali ladroni che sarebbero potuti entrare o controllare che Amò non se ne andasse abbandonandomi per sempre!!
Riapro gli occhi all'alba quando ogni ombra della luna è sparita lasciando il posto a quelle del primo sole tra le dune.
C'è un silenzio surreale.
Pensi alla gente berbera che vive la sua vita qui.
In villaggi di 40 persone, tra la sabbia, a 3 ore di fuori strada dalla civiltà (dove la prima "civiltà"non è quello che intendiamo noi).
Si spostano coi dromedari, hanno sussidi dallo stato per riuscire a studiare.
Tanti lo faranno e tanti altri no.
Seguono le piste.
Sanno se di notte è passata una volpe del deserto o quale specie di uccello ha lasciato le sue zampettate.
Riescono a capire a quanto tempo addietro risalgono i passaggi delle ultime carovane.
Leggono gli escrementi per orientarsi.
La sorella di Zaid deve partorire.
Lo farà nella tenda, insieme ad una levatrice.
E poi faranno festa. Tanta festa al suono dei loro tamburi.
All'alba una ragazza lava i panni dentro una tinozza d'acqua dietro ad una duna.
Non è facile da spiegare cosa lascia il deserto.
Più cose hai, di più preoccupazioni ti circondi.
Alle volte si perde il senso di quelle che sono le difficoltà vere, i bisogni primari di un uomo. Si cerca ad ogni costo una distrazione, qualcosa per riempire la testa.
Qui nel deserto ti devi bastare, e nel nulla, il non avere niente è avere tutto.
Il nostro viaggio è poi proseguito per le gole del Todra, per Ouarzazate, passando attraverso pittoresche kasbe e set cinematografici dove sono stati girati film come "il gladiatore, Cleopatra ecc. ecc. "per finire a Marrakech con la sua bellissima piazza carica di incantatori di serpenti, venditori ambulanti, artisti dell'henné, ristoranti e di tutto quel che va oltre l'immaginabile.
Ci siamo persino fatti un hammam.... ma di questo vi parlerò un'altra volta, magari il giorno che farò un giro in una spa!!
Intanto vi saluto e vi ringrazio per avuto la pazienza di leggervi tutto questo sproloquio marocchino.
Salam.
Ringrazio Said Ouattou per il tour e Zaid che tanto pazientemente ha guidato, col suo turbante in testa. I berberi del mio cuore!!
Per chi volesse fare questa esperienza:
merzouga.experience@gmail.com
Nessun commento:
Posta un commento