lunedì 30 dicembre 2013

FOLLIA DI CAPODANNO

Mancano due giorni a Capodanno!
Da ragazzini si aspettava questa serata come la più importante dell'anno, idea che temo sia rimasta in voga tra molti ultra ventenni che ancora non vedono l'ora di infilarsi un paio di mutande rosse e fare il trenino al ritmo di una samba, con due bicchieri di troppo in corpo.
Un 31 Dicembre per salutare il 2013 senza freni inibitori, per accendere due fontanelle alla finestra ed ingurgitare cotechino e lenticchie prima del count down su RAI 2.
C'è chi opta per la cena tra amici, chi si fionda in piazza con spumante e bicchierini di plastica e chi preferisce sgomitare il vicino al ristorante, con la prima forchettata di linguine panna e salmone, ma nessuno, e dico nessuno... rinuncia all'abito nuovo!
Ammettiamolo.
Tutti, in questi giorni, ci siamo chiesti: "come mi vesto a Capodanno??"
Nemmeno ci fossero grosse scelte!!
Cioè... non è che, solo perchè è Capodanno, puoi uscire travestito da cow boy o da odalisca! Ti metti semplicemente qualcosa più elegante del solito.
Personalmente sono fedele da molto tempo all'outfit jeans, t-shirt e giacchetta, intercambiabili in tessuti e tonalità.
E pure a Capodanno non tradirò il mio guardaroba anche se, per l'occasione, ho pensato di andarmi a comperare una maglietta nuova.
Così, oggi, domenica, ignara della follia generale, mi sono recata in un grande centro a Reggio Emilia.
Il primo tentativo, alla mattina, è miseramente fallito quando, giunta ad un paio di km dalla meta, ho notato un grande andirivieni di gente.
"cosa c'è qui?" ho chiesto ad un passante.
IL MERCATO DEGLI ANIMALI.
Come resistere al mercato degli animali?
Praticamente volevo comprare una maglietta e sono tornata a casa con un coniglio.
Depositata la bestia in un rifugio improvvisato in garage, ci sono ritornata al pomeriggio.
Verso le 17.00 c'eravamo solo io.... e circa altre 80.000 persone.
Il delirio è iniziato nel parcheggio: ma lo sapete che i genitori lanciano i bambini dalle auto in corsa per farsi tenere il posto auto non appena vedono un buco che sta per liberarsi?
E li abbandonano a litigare con automobilisti sovreccitati che, pur di infilarci la loro di macchina, si macchierebbero di infanticidio!!!
Poi, tutti dentro alla grande trappola!!!
Gente ovunque che ti arriva da ogni direzione, dita che ti strappano l'abito di mano, file interminabili ai camerini di prova con occhiate cariche d'odio tra te e quella che sta per provare l'abito uguale al tuo.
"guarda sta stronza che vuole prendersi il mio stesso vestito, ma non è che me la ritrovo al ristorante dove vado io?? Seduta di fianco a me? Oddio, se lo prende lei non lo prendo io!!"
Considerato che il tempo del "dai amica vestiamoci uguale" è passato da una ventina d'anni, che se compri una maglia da Zara non puoi sognare di avere l'esclusiva e che rischi di fotterti il capodanno alle casse, alla fine rimetti il tuo abitino dove l'hai preso ed esci senza nulla.
Vi giuro.... code umane in ogni dove: alle casse per pagare, al bar per un caffè, al ristorante per una pizza.
Dato l'orario, l'unico angolo vuoto era il sushi bar, con quei piattini tappati in bolle di plastica trasparente che, come piccoli condannati a morte, giravano e rigiravano tristemente sul tapis roulant da circa un paio d'ore.
Quando, in piena labirintite, ho visto sfrecciarmi accanto una bambina coi roller, ho deciso di sedermi al sushi e di dare sfogo al mio isterismo pugnalando con le bacchette tutti quei fagottini di riso.
Ma quello che più mi ha shoccato è stata una quantità indefinibile di abbigliamento orrendo.
Non parlo di materiali di bassa qualità o di tagli discutibili (il prezzo è quello che è).
Parlo di capi senza speranza alcuna, di quelli che nemmeno Kate Moss riuscirebbe a reinventarsi in nessun modo.
Ho avuto l'impressione che la moda non avesse più nulla da dire.
Cioè... forse qualcosa da dire ce l'ha... tipo questa maglietta che definirei come la mossa più azzeccata per attirarsi fin da subito la simpatia di tutti.


Seguono per finezza i reggiseni ingioiellati, modello odalisca (ah sì?? allora ti puoi pure travestire da cow boy!!)  di cui non riesco ad immaginare l'abbinamento da inanellare per non terminare la notte a bordo tangenziale, in attesa di qualche cliente fedele al motto "se trombi a capodanno trombi tutto l'anno!".

E poi.... sono stati rispolverati i body.
I body. Io li conosco perchè sono un cult degli anni 90!!
Il body è la più grande stronzata mai inventata!
Ti costringe ad alzare la coppa di champagne col braccio sinistro mentre col destro tenti di spostarti dalle chiappe quel pezzo di stoffa che da mezz'ora ti sta infastidendo il sedere.
Se sei sotto il metro e sessanta ti ritrovi con 10 cm di stoffa inutilizzabile che, in qualche modo, tenti di arrotolare a livello pancia; sei sei sopra, devi stare attenta a chinarti troppo spesso, per non procurarti una emorroide da sfregamento!
Ai body, vengono poi abbinati certi leggins in lurex che, se poi ti infili i pattini, puoi andare a festeggiare direttamente sulla pista di Holiday's on Ice.
Insomma...  tutta una serie di schifezze tra le quali le uniche cose che hanno attirato la mia attenzione sono state un bolerino borchiato che, una volta addosso, mi faceva uguale uguale a Steven Tayler ed un cappotto in lana bouclé bianca dall'aspetto retró chic.
Peccato che con quello sembravo la pecora Dolly!
Una roba da rimpiangere Steven Tayler.
Sono uscita senza comprare nulla.
Però, presa dall'enfasi del tentato shopping, ho rincorso per duecento metri un ragazzo con un bambino piccolo in braccio e gli ho dato una gran pacca sulla spalla urlandogli: "ma dai!!! hai avuto un figlio!!!"
"sì... ma tu chi sei??" è stata la risposta di questo tizio che era tutt'altra persona.
Io??? che dire?
Io sono la cretina che stamattina ha comprato un coniglio invece del vestito di capodanno!!! ma se lo abbino ad un papillon rosa ed ammicco un po', chissà.... magari a fine veglione finisco sulla copertina di Playboy!!!

Buon divertimento a tutti!!

sabato 21 dicembre 2013

ROSE ROSSE PER TE

Ho sempre amato i fiori.
I fiori profumati e colorati.
Quando ero piccola, c'è stato un periodo in cui le spiagge della riviera romagnola pullulavano di acconciature raccolte in grossi mollettoni con due fiori, attaccati uno per parte.
Ho ancora una foto accanto ad un enorme pesce di burro che imbandiva la tavola di ferragosto, con me e due dalie giganti che mi uscivano da dietro le orecchie, rendendomi un degno sostituto del pesce al fianco delle tartine.
Ma devo ammettere che l'idea dei fiori tra i capelli non si è mai scardinata dall'immagine che ho del fascino femminile.
Ho conosciuto Amò mentre zompettavo nella pista di una discoteca, saltellando al ritmo di un pezzo dei Clash, con una bucolica margherita che sbocciava tra la mia coda.
Ho comprato ad Ibiza un filo di corda con tanti minuscoli fiorellini rosa da legare sulla fronte che, alla mia età, hanno fatto di me più una new deficiente che una new hippie!
Quando sono rientrata in albergo e mi sono guardata allo specchio, ho stabilito che i fiori, intorno ai 40, è meglio farseli regalare che metterseli in testa.
Ma ammettiamolo.... ogni volta che un uomo regala fiori in occasioni che vanno al di là di anniversari e ricorrenze, un piccolo dubbio malefico attanaglia le meningi della donna.


Si genera qualsiasi tipo di sospetto che può spaziare dalla semplice bugia al tradimento.
Punto 1): ti ho detto una balla, devo farmi perdonare.... Mi sento un merda quindi ti regalo dei fiori.
Punto 2): devo dirti una cosa, so che ti incazzerai quindi ti regalo dei fiori.
Punto 3): ti ringrazio per tutto quello che fai quindi ti regalo dei fiori.
Il punto tre, che in teoria sarebbe quello più logico è giustamente il primo pensiero che viene dimenticato subito dopo la parola "grazie!!!".
Mi sono chiesta come mai e sono giunta alla conclusione (ma è solo un'idea) che nessuno si senta mai abbastanza meritevole di una cosa così pura come un fiore.
Parlando di me, perchè dovrei ricevere fiori?
Più che altro so perchè non dovrei riceverli:
trascorro le mie serate casalighe, vagabondando avvolta in una specie di vestaglia in pelo blu che mi fa sembrare l'ippopotamo magro della Lines, cosa che sarebbe già di per sè sufficiente.
Ma c'è di più:
ho la mania ossessivo-compulsiva delle pulizie, odio il dentifricio secco nel lavandino e i cereali crostificati sulle tazze, senza contare che questa storia del riciclo creativo mi sta trasformando in un accumulatrice seriale di spazzatura (differenziata però!)
E poi, con la mia nuova mania dei mercatini del riuso obbligo tutti a seguirmi tra indiani e marocchini, passando le domeniche alla ricerca di un ipotetico tesoro, respirando puzzo di polvere e naftalina.
D'altronde, essere omaggiata di fiori per i punti 1 e 2 sarebbe motivo da mettersi a piangere non appena spunta il rosso del primo petalo anche se, con molta probabilità, lui sospetterebbe un'allergia alle rosacee.
La settimana scorsa, Amò si è gentilmente profuso con un grande mazzo di rose rosse.
Penso aspettasse il momento più adatto per darmeli con un'entrée d'effetto.
I suoi capelli biondi sbucare tra rami fioriti, la mia bocca smielare un "ti amo, grazie" ed i miei occhi promettergli la successiva mezz'ora di fuoco.... (specifico che mezz'ora è un tempo indicativo. Non vorrei esaltare o denigrare la sua ars amatoria!!)
Comunque, tornando alla scena da Pretty Woman, temo che Amò avesse dimenticato per un attimo, che incluso nel nucleo familiare, abbiamo anche una figlia.
Un attimo che però è stato fatale.
Rientrati dalla pizzeria, parcheggiata la macchina in garage, uno sfarfallare d'erba tra sedile posteriore e baule mi ha fatto sospettare un fagiano tra la boscaglia.
Ma la débacle non è stata tanto il movimento furtivo di fiori messo in atto dalla piccola, quanto il tentativo di Amò di insabbiare il tutto.
"Cosa sono queste? cosa sono queste ROSE???" ha specificato gridando mia figlia dall'interno della macchina.
"Ma cosa fai!! Metti giù! Metti giù!!!!!!" urlava Amò più forte di lei, tentando di annebbiare la scena a braccia aperte dimenandosi come se stesse per prendere il volo.
Il tutto mentre io, ancora imbacuccata con piumino, sciarpa e cuffia, stavo pulendo la lettiera della gatta.
Il mio attimo di romanticismo e probabile sesso sul divano è morto con Amò che mi guardava dispiaciuto, mia figlia che urlava esaltata della novità floreale e me, che da una parte abbracciavo 12 rose rosse e dall'altra sollevavo la paletta con la cacca del gatto, incerta se cercare prima il vaso od il pattume.
Lo definirei un attimo indimenticabile.
Suppongo lo sia stato anche per Amò, che per ottenere lo stesso risultato finale, ovvero la fine della serata in bianco, avrebbe potuto ottimizzare la spesa con 12 ranuncoli colti nel campo dietro casa.
D'altronde è un po' così... le cose non sempre vanno come uno vorrebbe!
Fatto sta che ho passato l'ultima settimana, complice il Natale, leggermente depressa, con un vago senso di tristezza.
Un po' come quelle giornate in cui si starebbe lì, inebetiti, a fissare fuori dalla finestra guardando con indifferenza Babbo Natale calarsi dal camino del nostro vicino.
Ma poi.... come fidarsi di uno che scende dai comignoli.... infila in una sola notte regali in tutte le case del mondo senza mai essersi fatto beccare....  e guida un treno di renne ad una velocità fotonica????
Non lo so, questa cosa di Santa Claus mi sa tanto di punto uno!!
E sono certa che dentro quel grande sacco, che faticosamente trasporta sulla spalla, ci siano tanti ma tanti mazzi di rose!
Bisognerebbe andarci sotto per bene, prestando attenzione a non rimanere con una barba bianca in mano!
Sarà.... ma io alle rose ho sempre preferito le scarpe!
:-)



















mercoledì 11 dicembre 2013

CHI FERMERÀ EMIGLIO?

Non amo il Natale.
Non sono particolarmente attirata dal buonismo e dalla frenesia che aleggia intorno a questa festività.
Da piccola invece, quando lo spirito del Natale albergava nei miei occhi,  poiché tutto il mondo si trasformava di colpo in un desiderio che le finanze dei miei genitori non potevano soddisfare, lo amavo moltissimo.
Come tutte le cose che non si possono avere.
Le luci sfavillanti che illuminavano strade e piazze, le fabbriche che gareggiavano per accendere l'albero più bello dell'anno, le vetrine strabordanti di sogni da incartare, il rosso delle stelle dei fiorai.... venivo inghiottita dalla magia di quei giorni.
Oggi vedo tutto con un occhio più cinico, un po' come se il Natale si fosse perso dentro ad un mondo che prova a mettere mano al tuo portafogli: per i regali, per le luminarie sul balcone, per i balocchi più strani, per l'albero, per il presepe, per la tua cucina che dovrebbe sembrare il set di una sit-com americana.
Ció non toglie che ho ancora voglia di provarci, di fare tutto il possibile per non spegnere il sogno del Natale, soprattutto per la mia bambina.
Così, passo dicembre altalenandomi tra un giorno in cui stramazzo tra vari ipermercati alla ricerca di una stella cometa, ed un altro in cui cerco il modo per sopravvivere ai suoi capricci, provando a non uscirne come l'asino del presepe.
Per creare l'atmosfera e fomentare l'attesa di questo giorno, ho deciso di prepararle un calendario dell'avvento.
Ho attaccato una corda al corrimano della scala, vi ho appeso 24 sacchettini in tela rossa numerati da 1 a 24, contenenti ognuno un piccolo regalino, da scartare a partire dal primo di Dicembre fino ad arrivare alla sera della Vigilia.
Cose sciocche: un pacchetto di figurine, cioccolato, un balocco.
Ogni sera ne scartiamo uno.
Inizialmente volevo confezionare i sacchetti da sola, cucendoli uno per uno, ma la mancanza di tempo mi ha portato dritto al negozio dei cinesi, dove gli unici sacchetti disponibili erano in tulle rosso, probabilmente infiammabile.
Il tulle é trasparente.
Difficile nasconderci dentro un ovino Kinder senza che venga riconosciuto!
Per non bruciare l'effetto sorpresa, sono stata costretta ad incartare i regali prima di infilarli nei sacchetti.
Per fare presto, ma soprattutto per non tornare dai cinesi, ho usato la carta di giornale, il primo che ho trovato.
Quello che mi è capitato sottomano è stato il Re degli affari", un giornale di annunci gratuito che si trova un po' dappertutto.
Sono partita ad incartare strappando fogli dall'ultima pagina.
Voi sapete cosa c'è nel retro dell'ultima pagina?
Adesso lo so anch'io.
L'entusiasmo della prima grande apertura si è pietrificato alla vista di mia figlia che studiava la cartaccia con impressa la foto di LUANA TRANS insieme alle sue amiche LITIA, RAMONA e NINA PANTERA in biancheria succinta e numero di telefono in evidenza!
Il tentativo di nascondere culetti, stelline sui capezzoli e bocche al bacio è stato tanto goffo quanto inutile perchè i bambini, si sa, vedono tutto quello che non dovrebbero vedere e chiedono tutto quello che non dovrebbero chiedere.
Di certo, le renne con Babbo Natale sarebbero state una scelta più azzeccata.
Comunque, sera dopo sera, i miei regalini vengono aperti, guardati e puntualmente dimenticati per sempre.
Sono certa che qualsiasi altro regalo, anche il più implorato del momento farebbe la stessa fine.
L'anno scorso io e Amò ci siamo svenati per esaudire la richiesta di un bambolotto che si chiama Baby Amore Pipì, popò, sederino rosso.
Ignara che questo androide richiedesse le stesse cure ed attenzioni di un bambino vero e siccome non era mia intenzione avere un secondo figlio, sono stata ben felice che Mirea l'abbia presto accantonato.
Questo mostro merita però due parole.



Innanzitutto era ricoperto da un silicone che al tatto assomigliava a vera pelle. Quando veniva azionato intonava una cantilena che andava di pari passo con una mimica facciale agghiacciante: "mamma... mamma... pappa.... pappa".
Al chè, seguendo perfattamente le 115 pagine del manuale di istruzioni, dovevi sfarmarlo con una pappetta preparata in precedenza con apposite bustine.
Pagavi 15 euro il kit di 5 razioni di pappa x scoprire (ma questo lo sapevi solo dopo averle comprate) che, il contenuto, altro non era che un cucchiaino di fecola di patate.
Con una confezione da 1 euro di fecola avresti potuto nutrirlo a vita.
La fecola andava mescolata all'acqua, precedentemente scaldata in microonde, e data al baby amore col biberon che, dopo aver succhiato per un po', faceva un ruttino degno di Franchino e una scoreggia che annunciava l'arrivo della cacca.
Se non eri veloce a mettergli il pannolone, o se non sigillavi perfettamente gli strappi  dello stesso, nel giro di 20 secondi ti ritrovavi la stanza inondata di simil merda gialla.
Ma a rendere ancora più realistica la cosa c'era il fatto che al bambino si arrossava il sedere. Così, dopo averlo pulito, lo dovevi sciacquare con acqua fredda, cambiarlo e farlo addormentare prestando molta attenzione a non muoverlo pena ricominciare la trafila da capo e cadere in depressione post partum.
Ho odiato il baby amore dal primo momento, motivo per cui la esortavo a portarlo con sé per giocarci, soprattutto a casa degli altri!
"vado dalla nonna... posso portare un gioco??"
"certo.... porta il Baby Amore!!" consigliavo, suscitando in loro una reazione di terrore e panico non appena il bambolotto varcava la porta della cucina.
Quest'anno, il grande desiderio di Mirea è quello di ricevere EMIGLIO.



Io lo ricordo benissimo perchè, a mio tempo, anch'io lo desiderai immensamente.
Non fu mai mio.
Emiglio è un robot alto circa 60 centimetri che, telecomandato, gira per casa e parla con la tua voce registrata.
Ma questo ai bambini non lo dicono.
Li ingannano facendogli credere che avranno in casa un robottino che sarà il loro schiavo e farà in loro vece tutto quello che i genitori chiederanno loro, tipo vai a metterti le scarpe, porta il telecomando ecc. ecc.
La verità è che nessun genitore intelligente si metterebbe in casa un giocattolo presentato come : "niente può fermare Emiglio e le sue ruote cingolate".
Descrizione in grado di materializzare nelle menti  le peggiori  scene apocalittiche di un robot all'attacco di tappeti, soprammobili, cani e gatti, che stringerà un patto d'acciaio coi bambini di casa per rendere la vostra vita un totale inferno.
Ciò che resta da dire al pargolo è: "vedremo.... magari Babbo Natale te lo porta..... se sei bravo".
"Se sei bravo" è la clausola che immancabilmente ti para il culo.
Tanto un bambino non è mai bravo.
O per lo meno, non sarà mai tanto bravo da meritarsi un gioco che un genitore non vuole mettersi in casa.
Noi poi, memori del baby amore, tutto vogliamo tranne Emiglio.
E tutti i capricci, le lacrime di disperazione condite dal "voglio Emiglio" singhiozzante, hanno introdotto la minaccia del castigo.
Sabato, una mamma più ferrea di me mi ha consigliato: "se non fa a modo, mettila in castigo, un minuto per ogni anno di età".
Considerato che tutti gli angoli della mia casa sono occupati da lampade o tavolini Mirea dovrebbe scontare la sua pena dietro la tenda.
Orologio alla mano, 5 minuti.
Ma si possono punire i bambini a Natale?
Io, per aver incartato il suo ovino Kinder con le massaggiatrici hot dovrei starci 38 minuti, col rischio di terrorizzare Amò al suo rientro notturno post concerti, sbucandogli dal tendone e provocandogli un blocco cardiaco!!
Ora che ci penso, da quando ho comprato le tisane relax all'oppio, ottengo lo stesso effetto riemergendo al buio dal divano, quando il rumoreggiare della chiave nella toppa mi sveglia di soprassalto.
A questo punto forse mi converrebbe comprare Emiglio.
Magari potrei telecomandarlo a distanza e godermelo mentre lo lancio in corsa verso di lui con i led rossi degli occhi accesi.... oppure potrei istruirlo a sfamare il baby amore.
Sono sicura che mi divertirei un sacco.
Al massimo poi lo mando in castigo dietro la tenda!!!!
Chissà quanti minuti?
Buon Natale!!!


martedì 3 dicembre 2013

UN TRANQUILLO WEEK END COI BAMBINI

Ammettiamolo.
Ogni genitore, ogni venerdì sera, si anima di buoni propositi per il week-end, con l'intento di spendere ore gioiose insieme ai propri bambini.
Immagina il suo piccolo felice e sorridente, il suo sguardo carico di amore e gratitudine per le belle attività che "caro papà" e "cara mamma" si sono inventati per lui.
Peccato che, inevitabilmente, queste non coincidano mai con quelle che il bambino stesso aveva in mente per il genitore e che ci si ritrovi alla domenica sera, con lo sguardo ebete, le gambe a pezzi ed il morale a terra.
Così, demoralizzati, guardandosi negli occhi, le prime parole che si riescono a scambiare (di solito la domenica verso mezzanotte) sono:"meno male, domani è lunedì".
La settimana scorsa sono riuscita a sopravvivere al compleanno di un'amichetta di Mirea.
Amò ha una capacità di dissolvenza unica nel suo genere che si manifesta ad ogni compleanno.
Però mi pensa.
Si interessa.
Domenica scorsa per esempio, mi ha telefonato per sapere come stava procedendo il party nel bel mezzo del gioco della pignatta.
"Tutto bene Amò" sono  riuscita a gridare tra l'euforia festaiola generata da uno Spongebob in cartapesta che veniva bastonato a sangue "ma la prossima volta vieni tu.... qui è pericoloso!!"
In effetti, munire di una spranga in ferro 20 bambini, attaccare uno Spongebob da mezzo quintale al controsoffitto dell'oratorio e prenderlo a mazzate, avrebbe dovuto far sorgere il dubbio che, forse, non é un'attività adatta a pargoli di 5 anni.
Primo perchè abbiamo rischiato di venir seppelliti dal controsoffitto, secondo perchè un bambino, che sembrava averne inghiottiti altri 3, aveva monopolizzato la cosa e sfiondava manganellate a raffica contro tutto quello che stazionava nel raggio di un metro.
Teste di allegri compagni chinati a raccogliere le caramelle cadute comprese.
Al momento della torta poi, per alimentare l'effetto sorpresa, sono state spente le luci generali, accesi due Bengala a fianco delle candeline e scoppiati nel buio i palloncini, simulando perfettamente una sparatoria da sincope.
Fantastica idea per terrorizzare la festeggiata che, col cappellino a forma di torta in testa, forse si aspettava un banale cantato "tanti auguri a te!!!" ed un applauso generale.
Ma il genitore, come detto, fa di tutto per il suo bambino. Anche di più.
Peccato se poi il bambino non capisce.
Questo fine settimana invece, non avendo compleanni in vista, ho deciso di portare Mirea ad un aperitivo con le amiche in un locale molto conosciuto della zona.
L'attesa della sua prima serata in discoteca ha così emozionato la piccola che ha impiegato circa 20 minuti per scegliere i suoi vestiti ed altri 20 minuti per lasciarsi convincersi che le extentions fuxia e l'outfit tutto glitterato facevano più carnevale brasilano che sciccheria.
La serata è andata piuttosto bene, nel senso che l'ambiente si prestava anche ad eventuali bambini e che il buffet, a base di salame, mortadella, erbazzone e parmigiano ha pienamente soddisfatto le sue esigenze.
Dicevo, tutto è andato bene fino a quando l'addetto al controllo tessere non ha avuto la geniale idea di regalarle un set da due racchette da ping pong più pallina.
Gesto favoloso senonché lei si è trasformata nella nuova Nadal ed io ho passato il resto della serata gattonando sotto i tavoli.
Ovvio che ho dovuto dare l'addio qualsiasi possibilità di interscambio sociale che andasse al di là di "scusa la pallina".
Quando ha espresso il desiderio di rimanere per concerto e disco music, ho realizzato che non avrei retto ad altre due ore di ping pong, acchiappa le strobo e nascondino e mi sono autoportata a casa, riproponendomi un bis quando sarà lei a guidare la macchina.
Ma la vera chicca del week end è stato lo spirito natalizio col quale mi sono avvicinata all'allestimento dell'albero per farle passare un pomeriggio di gaiezza.
Ho trasformato il momento di pace ed armonia che doveva essere, in una guerriglia casalinga tra me ed un albero cinese, vinta clamorosamente dall'albero cinese.
Avevate dubbi?
Aghi, pagliette colorate e brillantini ovunque.
Folletto intasato e mani scarnificate da quei maledettissimi aculei di pino plastificati.
Il tutto mentre il suo aiuto consisteva nell'inseguire un criceto meccanico.
Ho imprecato per due ore contro il Natale giocandomi del tutto qualsiasi assoluzione potesse pervenirmi dall'alto.
Ho immaginato di appendere l'albero come la pignatta e di invitare a casa nostra il bambino distruttore del compleanno.
E ho fatto un albero di merda.
Il criceto in compenso si é infilato sotto la credenza, motivo per il quale ho fatto la stessa fine della serata aperitivo, a gattoni, nella mia cucina.
Insomma, molto spesso si cerca di fare tutto il possibile per far divertire i bambini, forse troppo.
E quando le ho chiesto: "allora Mirea, sei stata bene con la mamma?"
Lei mi ha risposto: "sì però.... Meno male, domani è lunedì!"
:-)