giovedì 1 agosto 2013

Quanti cavalli ha la tua auto?

Amo molto i viaggi in autostrada, specialmente quando, dopo esserti arrostita come una cotoletta in spiaggia per 10 ore, rientri col sole sparato negli occhi al tramonto e una piadina nella pancia che pesa come un masso sul tuo stomaco. Amo soprattutto le sinergie umane che si creano tra gli automobilisti, gli sguardi stanchi che si incrociano dai finestrini e i complimenti gratuiti che rimbalzano nell'abitacolo con grida che non vengono sentite:
"Questa di sicuro è una donna.... Ma decidi in che corsia stare... Ma passa deficiente.... Coglione ti muovi.... "
Sono solo alcuni esempi del bon ton automobilistico di amò.
 Io amo molto stare appollaiata nel sedile passeggero, scalza, con i piedi appoggiati sul cruscotto e sorridere innocentemente dal finestrino, come una invisibile scusa,  ai poveretti che vengono investiti da una cariolata di insulti. Eppure il viaggio è relax, con una bella musica di sottofondo, il ronzare dell'aria e il tramonto che ti avvolge.
Io non sono stata mai molto fortunata con le auto.
 Diciamo che la mia storia inizia da piccola quando, intorno ai 5 anni,  mia madre decise di far visita alle rane di un fosso, nella periferia di Poviglio, col 128 verde di mio padre. 
Ricordo che aprì la porta del in garage completamente fradicia, i capelli incollati alla faccia,  incazzata come una iena ma dignitosissima nei suoi jeans skinny scamosciati su un improponibile tacco 12.
Soldi non ce n'erano granchè così, ripescato il relitto, girammo ancora per un po' di tempo con quel mezzo dalla tappezzeria  impregnata da un nauseabondo odore di palude finchè papà di decise ad acquistare una nuova "127 bis" rosso fuoco. Non mi sono mai chiesta il significato di quel "bis" ma papà sembrava assolutamente convinto di  aver comperato l'auto del secolo. Un macinino che sembrava una piccola coccinella senza pois col quale girammo mezz'Italia, arrivammo fino in Puglia senza aria condizionata e senza radio. Altro che SUV. Oggi serve il suv anche per portare tuo figlio all'asilo, col rischio di perdertelo sotto a un sedile alla prima curva.
Con la 127 bis rossa non potevi nemmeno sperare di riuscire a spostare una gamba. 12 ore di viaggio e 12 ore fermo immobile col motore sotto al culo. Dovevi fare attenzione a scendere perchè, alla prima sosta, rischiavi di tramortire al suolo per la paralisi degli arti inferiori.
Comunque quella 127 fece il suo buon dovere così ferocemente che dovemmo demolirla pena ritrovarcela  in garage come "christine, la macchina infernale".
La pubertà invece, il momento di massima vanità, in cui da bambina inizi farti donna, a godere degli sguardi dei ragazzini nei tuoi momenti di  passeggio è corsa via,  in un tubo nero, sui sedili posteriori di un'auto giapponese.
 Mio padre, assolutamente esaltato e convinto delle sue idee, valutò attentamente il suo acquisto in un periodo in cui in Italia giravano solo auto italiane: o FIAT o ALFA ROMEO, generalmente le prime se eri del Nord, le seconde se venivi dal sud. 
Seppur con tanto impegno, nessuno riuscì a dissuaderlo. 
Bene. Io ho passato l'adolescenza cercando di nascondermi nei sedili posteriori di una Hyundai. Ma non una Hyundai normale. Una Hyundai che si chiamava....  PONY. 
Ne sono state vendute più o meno 3. Una ce l'avevamo noi!!! Accessoriatissima e dai sedili azzurro cielo, su tre una ce l'avevamo proprio noi!!
Ma il problema non era il cofano, il muso per intenderci, il vero problema stava sul baule, a destra della targa. Avanzai anche l'ipotesi di nasconderlo con  un adesivo. Nulla. Io fui condannata a girare con una macchina che si chiamava PONY. Io, col primo rossetto, i braccialetti al polso come Madonna, con i primi jeans da paninara e le Timberland strafighe passavo davanti al bar del paese cercando di buttarmi sotto il livello del finestrino sulla..... PONY.
 Mi sono vergognata come una marmotta, peggio di un brufolo in piena fronte spuntato al venerdì sera. 
Le battute nel tempo si sprecarono: Hai parcheggiato l'asino? Dove hai lasciato il cavallo? Dov'è il carretto? 
Non ho potuto farci nulla. Ho lasciato che la Pony mi scarrozzasse avanti e indietro per anni fino a quando non venne sostituita da auto dai nomi meno pittoreschi.
Purtroppo, passato un periodo di auto più o meno normali, due anni fa ho avuto una ricaduta, un'idea balorda che nessuno è stato così cortese da levarmi dal cervello. Ho comperato una ROOMSTER. 
Praticamente ce l'abbiamo io e il fornaio.
 Non è male.... spaziosa, con un bel baule dotato persino del vano portavasi di fiori (chi non compra vasi di fiori?) praticamente un mini appartamento ambulante. 
Sembra un lego. I sedili si piegano e si rialzano con la facilità con cui si aziona uno schiaccianoci però, come dice amò, è un po' piantata. 
Praticamente puoi spingere l'acceleratore a tavoletta e questa non si schioda dagli 80, salvo poi non fermarsi più, una volta che è lanciata in corsa. Per fare un sorpasso a Reggio devi essere certo che chi viene in direzione contraria sia più o meno a Parma. In caso contrario rischi il frontale.
Alla fine mi sono rassegnata.
Una guida tranquilla, un bel cd, qualche gadget per rendere il suo interno un po' più femminile. E viaggio..... anche con la mia Roomster...  con la consapevolezza che non si sorpassa, che non si va in terza corsia per più di 3 minuti e che c'è tempo per tutto e per tutti. Se qualcuno ha troppa  fretta io alzo il dito medio (accessorio decisamente più utile del volante in radica) e continuo per la mia strada....  per il mio viaggio.....  serena, fino alla prossima meta.

2 commenti:

  1. Mi fai sempre sorridere un sacco! Riesci a leggere i fatti che ti accadono con chiave umoristica...mi piace!!:)

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  2. Grazie Laura! È una cosa che mi riesce abbastanza naturale... Non in tutto però... Ho visto che hai un blog anche tu! Verrò presto a farti visita! Un abbraccio!

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