Inizio a sospettare che un'aurea di magia aleggi nella nostra casa.
Non parlo di infestazioni, strane presenze, poltergaist o eventi che si avvicinano al tran tran del castello di Harry Potter.
Parlo di pantofole.
Questo potente oggetto di uso quotidiano ha la capacità di sparire e riapparire a suo piacimento, come se godesse di vita propria.
Mentre d'estate noi tutti giriamo scalzi come in spiaggia, l'arrivo dell'inverno porta la consuetudine di adottare l'uso di pantofole.
Come credo tanti di voi, noi usiamo tenere una scaffalatura in garage che a breve ci crollerà addosso.
Ci cambiamo gli scarponi infangati, ammassandoglieli sopra, prima di entrare nella nostra parte di casa (il garage ci è stato espropriato da Timmy il coniglio nano).
Successivamente, tentiamo di incollarcele ai piedi fino al momento di uscire.
Ma a quanto pare quest'impresa sembra essere impossibile tanto quanto mettersi in fila alla posta per pagare una bolletta del gas.
Lo deduco dal quantitativo di ciabatte spaiate che hanno dato vita ad una comunità autonoma con sede nel pavimento.
Esistono la comunità sick, quella musulmana e quella delle ciabatte randagie.
L'ultima è a casa mia.
Raccoglie esemplari dei più vari tipi e misure
Ma se siete in tre, penserete voi, quante ciabatte avrete mai in giro?
A rigor di logica 2 a testa.
6 in tutto.
In realtà ce ne sono circa 24 paia.
Sì, perchè ai primi freddi ognuno sfodera con orgoglio le sue ciabatte nuove.
Quando magicamente finiscono sotto al divano e lo sforzo di chinarsi a cercarle é evidentemente eccessivo, cominciamo a chiederci l'un l'altro:
"dove sono le mie ciabatte?".
Lo si chiede fino all'esaurimento del coniuge che, pur di continuare a farsi i cazzi propri, inizia a blaterare improbabili deduzioni tipo: "hai guardato in frigo?", "forse in bagno...", "prova a vedere in giardino..."
Più spesso accade che invece di domandare, si passi direttamente all'accusa di furto.
"chi ha preso le mie ciabatte?"
Come se mia figlia amasse sciabattare in un 43 o io potessi strizzarmi i piedi dentro ad un 28 rosa con la faccia di Hello kitty!!
Allora, si va alla scarpiera alla ricerca del paio dello scorso anno.
Quando anche le vecchie pantofolone blu a quadretti rossi, un pochino puzzolenti di piedi e polvere, con quel buchino proprio sulla punta dell'alluce, vengono accolte nella suddetta comunità, si torna a raschiare in scarpiera per cercare l'ennesimo paio.
Normalmente quelle più brutte in assoluto, quelle che ci vergogniamo di aver acquistato, quelle che una volta indossate fungono da anticoncezionale meglio del condom o del diaframma.
Ce le abbiamo ancora perché neanche l'isola ecologica le vuole.
Le pantofole con la testa di cane, le moppine in peluche rosa, i canguri a pois, la ciabatta di Prezzemolo direttamente da Gardaland, roba così... roba che a girarci in casa pure Angelina Jolie sarebbe un pochino meno "scopabile" di quel che é.
E via, paio dopo paio a ritroso, fino alle ciabatte estive, che non sono proprio calde ma almeno ti evitano il congelamento del tratto piede-ginocchio.
Svuotata la scarpiera del garage (aumentando in modo esponenziale l'indice demografico di pantofole libere in casa) ci si riduce a Gennaio, in infradito di gomma, infilate coi calzettoni, in perfetto stile piede equino.
Proprio ieri sera Amò, con indosso qualcosa di simile si è dato alla cucina.
Ha deciso di prepararsi un trancio da 6 etti di ventresca.
Io pensavo che la ventresca fosse un pesce che va di moda solo a Natale, di quelli che vendono sott'olio, pressato in lattoni giganti e che porti in tavola dentro ad una vaschetta trasparente.
Poi ho scoperto altro non essere che la pancia del tonno, a detta sua, la parte più prelibata.
Si è chiuso in cucina a scaldarlo sulla griglia, provocandoci un conato di vomito non appena siamo state sopraffatte dall'odore più forte e nauseabondo che avessimo mai sentito.
"apri le finestre, accendi la ventola... fa sparire questa puzza!!" gli abbiamo intimato tirandoci il collo del maglione sopra le narici.
"ma voi non capite niente.... questo è profumo!!!" ci ha urlato dall'angolo cottura.
Allora.
Già far capire ad una bimba di 5 anni che il pesce che mangiamo non è uguale a quello di plastica che lei cucina nella sua Fisher-Price rosa e che il tonno ha davvero occhi, bocca e pancia/ventresca è dura.
Costringerla a mangiarlo immersa in puzzo da mercato ittico è impossibile.
Abbiamo risolto trasferendoci a cenare in sala e riducendo al minimo le aperture della porta necessarie per entrare in cucina.
Tutto è andato per il meglio fino a quando un calamaro è finito dentro la mia ultima ciabatta disponibile.
Mi è toccato un giro alla scarpiera.
Di disponibile ho trovato solo le testa di cane leopardate.
Ho pensato ad Angelina Jolie ed ho visto morire del tutto la femminilità rimasta tra la fascia per i capelli ed il pile verde pisello.
Poi ho guardato Amò, tutto preso a grattare la griglia tra ventoloni accesi e vetri spalancati.
Aveva ai piedi le Croc's da giardino, ripiene di un pelo nocciola schiacciato dalla camminata.
Se con queste addosso Angelina non è da carboni ardenti, nemmeno lui è proprio Brad Pitt!!!!
Testa di cane leopardate.... venite a me!!
Ed aspettiamo l'estate!!
:-)
Nessun commento:
Posta un commento