Gennaio sta finendo. Sembra strano, perchè al di là della spruzzata di neve di ieri mattina, le margherite fioriscono come se fossimo a Marzo e le ortensie (ebbene sì, anche le mie) germogliano sfoderando graziose gemme verde smeraldo.
Gennaio ha portato un cambiamento di lavoro nella mia vita, un cambiamento che per ora mi sta dando grosse soddisfazioni.
Da commerciante, titolare di un'edicola, sono passata a disoccupata.
Detta così, non sembra che io sia un genio della finanza, ecco.... e nemmeno che sia una persona che ocula con attenzione le sue scelte di vita.
Ma attenzione!
C'è una differenza.
Non sono passata ad essere una disoccupata che gira attaccando bigliettini ballonzolanti in farmacia, in cui propone prestazioni che spaziano dalle pulizie delle scale alle fellatio a pagamento, non una disoccupata che si mette in fila all'ufficio di collocamento, non una disoccupata che vende rossetti Avon e teglie Tapperware radunando vecchiette, al sabato pomeriggio, sul divano del suo salotto.
Sono una disoccupata felice.
Almeno per ora... almeno fino a quando non sarò così sul lastrico da dover far sul serio un pensierino a quella fellatio a pagamento!
(Non telefonatemi, per ora no.)
Il motivo è che ho ceduto la mia attività per scelta.
Ho lavorato 10 anni impiegata in una ditta metalmeccanica.
Quando ho deciso di cambiare, ho cambiato tutto: lavoro e fidanzato.
Ho lavorato 10 anni nella mia edicola.
Allo scadere del timer, ho deciso di cambiare ancora tutto, motivo per il quale anche Amò sta dubitando di essere con un piede all'uscio.
Non è così... almeno fino a quando non sarà così stufo di vedermi in giro per casa e sarà lui stesso il primo ad avvicinare anche l'altro piede all'uscio di casa.
Ho semplicemente deciso di vivere un po' meglio il mio tempo.
Ho deciso che, se non c'è motivo, posso uscire tranquillamente a piedi invece che con la macchina.
Ho deciso che mi piace fermarmi qualche minuto di più all'asilo, per guardare il disegno che ha fatto mia figlia e vivere meno frettolosamente momenti che non avrò più la possibilità di rivivere.
Poi, siccome sono sempre stata un ciclone di idee, inizio tante cose.
Alcune le abbandono poco dopo (normalmente dopo aver speso una fortuna per tutta l'attrezzatura necessaria al progetto) ma, indifferentemente dal risultato, già l'organizzazione mi da tanta gioia.
Ho iniziato ad illustrare un libro per bambini.
Si intitola "Mirea e Re Capello".
E' scritto proprio per lei che ha la mania di portare i capelli legati strettissimi anche mentre dorme.
Il problema è che avendo trovato i miei schizzi, anche lei ha inventato una sua storia.
Si intitola "Mirea e Re Lettera".
Un racconto che propina a chiunque, di lei che incontra un re che le insegna a scrivere.
Dura all'incirca tre ore ed un quarto, motivo per il quale sto pensando di denunciarla per plagio, salvo addormentare qualsiasi persona entri in contatto con lei.
L'ha portato persino a scuola e l'ha spiegato durante l'assemblea delle 9.00.
Ho saputo che è stata bloccata proprio dopo l'incipit perchè dovevano prepararsi per il pranzo!
Comunque tra una passeggiata, un libro e l'altro ed ore perse in giardino a cercare di riportare il coniglio il lavanderia, la mia vita da nullafacente ha preso il via.
Chiaramente non penso di rimanere in questo "status" per sempre.
Arriverà il momento in cui dovrò rimettermi a cercare qualcosa di serio da fare e lo farò con nuovo entusiasmo, ma non subito.
Prendendo la palla al balzo, Amò mi ha anche chiesto se vogliamo sposarci.
Tra alti e bassi stiamo insieme da 10 anni e dice lui, sarebbe bello dare un tocco di ufficialità alla cosa.
Secondo me non è che ci sia tutto questo bisogno di ufficializzarsi e le coppie di fatto stanno per essere equiparate a quelle sposate.
E poi sono sempre stata un po' allergica ai matrimoni.
Poi però ho capito.
Insisteva parecchio con: "adesso hai tanto tempo... facciamoci un viaggio di nozze..... dimmi quando vuoi che ci sposiamo che lo dico..... "
"Cioè... lo dici.... a chi?" ho chiesto io immaginando genitori commossi e sorelle gaudenti.
"EH... che così quel giorno lì non suono" mi ha risposto.
Ed è passata la poesia.
Non è che desideri una proposta di matrimonio in ginocchio con scatola aperta ed anello scintillante, ma nemmeno uno che si alterni tra altare ed amplificatore tra il "sì" ed il "lo voglio"!!!!
Ma che dire? Essere disoccupati regala anche questo privilegio.
Puoi sceglierti un giorno qualsiasi per sposarti senza chiederlo a nessuno!
Credo che accetterò.... così durante il viaggio di nozze, in qualche paradiso esotico, anche lui avrà un po' più di tempo.
E lì, all'ombra di una palma, sorseggiando con calma latte di cocco, cazzeggiando mentre le scimmie danzano sulle nostre teste, finalmente anche noi riusciremo a sapere come finisce questa benedetta storia del Re Lettera!!
:-)
mercoledì 29 gennaio 2014
mercoledì 22 gennaio 2014
TI GRIGLIO LA PANTOFOLA
Inizio a sospettare che un'aurea di magia aleggi nella nostra casa.
Non parlo di infestazioni, strane presenze, poltergaist o eventi che si avvicinano al tran tran del castello di Harry Potter.
Parlo di pantofole.
Questo potente oggetto di uso quotidiano ha la capacità di sparire e riapparire a suo piacimento, come se godesse di vita propria.
Mentre d'estate noi tutti giriamo scalzi come in spiaggia, l'arrivo dell'inverno porta la consuetudine di adottare l'uso di pantofole.
Come credo tanti di voi, noi usiamo tenere una scaffalatura in garage che a breve ci crollerà addosso.
Ci cambiamo gli scarponi infangati, ammassandoglieli sopra, prima di entrare nella nostra parte di casa (il garage ci è stato espropriato da Timmy il coniglio nano).
Successivamente, tentiamo di incollarcele ai piedi fino al momento di uscire.
Ma a quanto pare quest'impresa sembra essere impossibile tanto quanto mettersi in fila alla posta per pagare una bolletta del gas.
Lo deduco dal quantitativo di ciabatte spaiate che hanno dato vita ad una comunità autonoma con sede nel pavimento.
Esistono la comunità sick, quella musulmana e quella delle ciabatte randagie.
L'ultima è a casa mia.
Raccoglie esemplari dei più vari tipi e misure
Ma se siete in tre, penserete voi, quante ciabatte avrete mai in giro?
A rigor di logica 2 a testa.
6 in tutto.
In realtà ce ne sono circa 24 paia.
Sì, perchè ai primi freddi ognuno sfodera con orgoglio le sue ciabatte nuove.
Quando magicamente finiscono sotto al divano e lo sforzo di chinarsi a cercarle é evidentemente eccessivo, cominciamo a chiederci l'un l'altro:
"dove sono le mie ciabatte?".
Lo si chiede fino all'esaurimento del coniuge che, pur di continuare a farsi i cazzi propri, inizia a blaterare improbabili deduzioni tipo: "hai guardato in frigo?", "forse in bagno...", "prova a vedere in giardino..."
Più spesso accade che invece di domandare, si passi direttamente all'accusa di furto.
"chi ha preso le mie ciabatte?"
Come se mia figlia amasse sciabattare in un 43 o io potessi strizzarmi i piedi dentro ad un 28 rosa con la faccia di Hello kitty!!
Allora, si va alla scarpiera alla ricerca del paio dello scorso anno.
Quando anche le vecchie pantofolone blu a quadretti rossi, un pochino puzzolenti di piedi e polvere, con quel buchino proprio sulla punta dell'alluce, vengono accolte nella suddetta comunità, si torna a raschiare in scarpiera per cercare l'ennesimo paio.
Normalmente quelle più brutte in assoluto, quelle che ci vergogniamo di aver acquistato, quelle che una volta indossate fungono da anticoncezionale meglio del condom o del diaframma.
Ce le abbiamo ancora perché neanche l'isola ecologica le vuole.
Le pantofole con la testa di cane, le moppine in peluche rosa, i canguri a pois, la ciabatta di Prezzemolo direttamente da Gardaland, roba così... roba che a girarci in casa pure Angelina Jolie sarebbe un pochino meno "scopabile" di quel che é.
E via, paio dopo paio a ritroso, fino alle ciabatte estive, che non sono proprio calde ma almeno ti evitano il congelamento del tratto piede-ginocchio.
Svuotata la scarpiera del garage (aumentando in modo esponenziale l'indice demografico di pantofole libere in casa) ci si riduce a Gennaio, in infradito di gomma, infilate coi calzettoni, in perfetto stile piede equino.
Proprio ieri sera Amò, con indosso qualcosa di simile si è dato alla cucina.
Ha deciso di prepararsi un trancio da 6 etti di ventresca.
Io pensavo che la ventresca fosse un pesce che va di moda solo a Natale, di quelli che vendono sott'olio, pressato in lattoni giganti e che porti in tavola dentro ad una vaschetta trasparente.
Poi ho scoperto altro non essere che la pancia del tonno, a detta sua, la parte più prelibata.
Si è chiuso in cucina a scaldarlo sulla griglia, provocandoci un conato di vomito non appena siamo state sopraffatte dall'odore più forte e nauseabondo che avessimo mai sentito.
"apri le finestre, accendi la ventola... fa sparire questa puzza!!" gli abbiamo intimato tirandoci il collo del maglione sopra le narici.
"ma voi non capite niente.... questo è profumo!!!" ci ha urlato dall'angolo cottura.
Allora.
Già far capire ad una bimba di 5 anni che il pesce che mangiamo non è uguale a quello di plastica che lei cucina nella sua Fisher-Price rosa e che il tonno ha davvero occhi, bocca e pancia/ventresca è dura.
Costringerla a mangiarlo immersa in puzzo da mercato ittico è impossibile.
Abbiamo risolto trasferendoci a cenare in sala e riducendo al minimo le aperture della porta necessarie per entrare in cucina.
Tutto è andato per il meglio fino a quando un calamaro è finito dentro la mia ultima ciabatta disponibile.
Mi è toccato un giro alla scarpiera.
Di disponibile ho trovato solo le testa di cane leopardate.
Ho pensato ad Angelina Jolie ed ho visto morire del tutto la femminilità rimasta tra la fascia per i capelli ed il pile verde pisello.
Poi ho guardato Amò, tutto preso a grattare la griglia tra ventoloni accesi e vetri spalancati.
Aveva ai piedi le Croc's da giardino, ripiene di un pelo nocciola schiacciato dalla camminata.
Se con queste addosso Angelina non è da carboni ardenti, nemmeno lui è proprio Brad Pitt!!!!
Testa di cane leopardate.... venite a me!!
Ed aspettiamo l'estate!!
:-)
Non parlo di infestazioni, strane presenze, poltergaist o eventi che si avvicinano al tran tran del castello di Harry Potter.
Parlo di pantofole.
Questo potente oggetto di uso quotidiano ha la capacità di sparire e riapparire a suo piacimento, come se godesse di vita propria.
Mentre d'estate noi tutti giriamo scalzi come in spiaggia, l'arrivo dell'inverno porta la consuetudine di adottare l'uso di pantofole.
Come credo tanti di voi, noi usiamo tenere una scaffalatura in garage che a breve ci crollerà addosso.
Ci cambiamo gli scarponi infangati, ammassandoglieli sopra, prima di entrare nella nostra parte di casa (il garage ci è stato espropriato da Timmy il coniglio nano).
Successivamente, tentiamo di incollarcele ai piedi fino al momento di uscire.
Ma a quanto pare quest'impresa sembra essere impossibile tanto quanto mettersi in fila alla posta per pagare una bolletta del gas.
Lo deduco dal quantitativo di ciabatte spaiate che hanno dato vita ad una comunità autonoma con sede nel pavimento.
Esistono la comunità sick, quella musulmana e quella delle ciabatte randagie.
L'ultima è a casa mia.
Raccoglie esemplari dei più vari tipi e misure
Ma se siete in tre, penserete voi, quante ciabatte avrete mai in giro?
A rigor di logica 2 a testa.
6 in tutto.
In realtà ce ne sono circa 24 paia.
Sì, perchè ai primi freddi ognuno sfodera con orgoglio le sue ciabatte nuove.
Quando magicamente finiscono sotto al divano e lo sforzo di chinarsi a cercarle é evidentemente eccessivo, cominciamo a chiederci l'un l'altro:
"dove sono le mie ciabatte?".
Lo si chiede fino all'esaurimento del coniuge che, pur di continuare a farsi i cazzi propri, inizia a blaterare improbabili deduzioni tipo: "hai guardato in frigo?", "forse in bagno...", "prova a vedere in giardino..."
Più spesso accade che invece di domandare, si passi direttamente all'accusa di furto.
"chi ha preso le mie ciabatte?"
Come se mia figlia amasse sciabattare in un 43 o io potessi strizzarmi i piedi dentro ad un 28 rosa con la faccia di Hello kitty!!
Allora, si va alla scarpiera alla ricerca del paio dello scorso anno.
Quando anche le vecchie pantofolone blu a quadretti rossi, un pochino puzzolenti di piedi e polvere, con quel buchino proprio sulla punta dell'alluce, vengono accolte nella suddetta comunità, si torna a raschiare in scarpiera per cercare l'ennesimo paio.
Normalmente quelle più brutte in assoluto, quelle che ci vergogniamo di aver acquistato, quelle che una volta indossate fungono da anticoncezionale meglio del condom o del diaframma.
Ce le abbiamo ancora perché neanche l'isola ecologica le vuole.
Le pantofole con la testa di cane, le moppine in peluche rosa, i canguri a pois, la ciabatta di Prezzemolo direttamente da Gardaland, roba così... roba che a girarci in casa pure Angelina Jolie sarebbe un pochino meno "scopabile" di quel che é.
E via, paio dopo paio a ritroso, fino alle ciabatte estive, che non sono proprio calde ma almeno ti evitano il congelamento del tratto piede-ginocchio.
Svuotata la scarpiera del garage (aumentando in modo esponenziale l'indice demografico di pantofole libere in casa) ci si riduce a Gennaio, in infradito di gomma, infilate coi calzettoni, in perfetto stile piede equino.
Proprio ieri sera Amò, con indosso qualcosa di simile si è dato alla cucina.
Ha deciso di prepararsi un trancio da 6 etti di ventresca.
Io pensavo che la ventresca fosse un pesce che va di moda solo a Natale, di quelli che vendono sott'olio, pressato in lattoni giganti e che porti in tavola dentro ad una vaschetta trasparente.
Poi ho scoperto altro non essere che la pancia del tonno, a detta sua, la parte più prelibata.
Si è chiuso in cucina a scaldarlo sulla griglia, provocandoci un conato di vomito non appena siamo state sopraffatte dall'odore più forte e nauseabondo che avessimo mai sentito.
"apri le finestre, accendi la ventola... fa sparire questa puzza!!" gli abbiamo intimato tirandoci il collo del maglione sopra le narici.
"ma voi non capite niente.... questo è profumo!!!" ci ha urlato dall'angolo cottura.
Allora.
Già far capire ad una bimba di 5 anni che il pesce che mangiamo non è uguale a quello di plastica che lei cucina nella sua Fisher-Price rosa e che il tonno ha davvero occhi, bocca e pancia/ventresca è dura.
Costringerla a mangiarlo immersa in puzzo da mercato ittico è impossibile.
Abbiamo risolto trasferendoci a cenare in sala e riducendo al minimo le aperture della porta necessarie per entrare in cucina.
Tutto è andato per il meglio fino a quando un calamaro è finito dentro la mia ultima ciabatta disponibile.
Mi è toccato un giro alla scarpiera.
Di disponibile ho trovato solo le testa di cane leopardate.
Ho pensato ad Angelina Jolie ed ho visto morire del tutto la femminilità rimasta tra la fascia per i capelli ed il pile verde pisello.
Poi ho guardato Amò, tutto preso a grattare la griglia tra ventoloni accesi e vetri spalancati.
Aveva ai piedi le Croc's da giardino, ripiene di un pelo nocciola schiacciato dalla camminata.
Se con queste addosso Angelina non è da carboni ardenti, nemmeno lui è proprio Brad Pitt!!!!
Testa di cane leopardate.... venite a me!!
Ed aspettiamo l'estate!!
:-)
martedì 14 gennaio 2014
UN CONIGLIO E' PER SEMPRE
Il 2014 ha essenzialmente portato due cambiamenti importanti nella mia vita.
Il primo è stato l'arrivo di Timmy, il coniglietto nano.
Il secondo, dopo 10 anni di attività, la vendita della mia edicola, cosa che a confronto della prima, porta uno scombussolamento emotivo praticamente nullo.
Ho già raccontato nel post "Follie di capodanno" di come il coniglio sia entrato a far parte della mia casa, terzo animale dopo il cane Ettore e la gatta Miu, quarto se includiamo nella specie anche altri abitanti della famiglia.
La cosa più strana dell'avere un coniglio é che, a differenza di cani e gatti, trasporta silenziosamente la tua vita in una meravigliosa modalità agreste, senza che tu nemmeno te ne renda conto.
La mattina ti alzi e prima ancora del tuo caffè ti ritrovi con le mani infilate dentro due guanti di gomma, in lavanderia, con le finestre aperte a -2, alle prese con caccarelle e fieno secco.
Sfidando il colpo della strega, ti rovesci a 180° per pulire una gabbia di un metro quadrato (il coniglio abbisogna del suo spazio vitale) ed asciughi con la carta assorbente l'acqua che immancabilmente Timmy ha rovesciato.
Il passo successivo, consiste nello spazzare la paglia che durante la notte, nelle sue folli corse dentro al metro quadrato, il coniglio è riuscito, non si sa come, a sparar fuori tra le graticole della gabbia condito alle piccole caccarelle, facendo molta attenzione a non pestarle per non distribuirle passeggiando sul pavimento di tutta la casa.
Un'ottima ginnastica mattutina alternativa allo zumba delle 18.00.
Devi stare attento che la gatta non lo scambi per un topo e lo insegua, che il cane non lo scambi per un bocconcino e se lo mangi, che non si infili in qualche buco per non passare le successive 2 ore chiamando "Timmy timmy vieni fuori" (potresti anche lasciarlo dov'è ma poi la gatta lo insegue, il cane lo mangia e sei d'accapo)
Detto questo, prendi i tuoi sacchi di fieno e paglia ( i contadini li vendono a sacchi per cui ne abbiamo un quantitativo in grado di sfamare una mucca) e li porti fuori, chiusi, al coperto, per far sì che non si ammoscino di umidità ed evitare che la t-shirt fresca di bucato olezzi di stalla.
Il tutto, per scoprire che non appena rientri, il coniglio avrà di nuovo scacarellato nella gabbietta pulita e profumata, costringendoti ad un circolo vizioso senza fine che ti avvierà verso una nevrosi irreversibile.
Hai possibilità di trovare pace soltanto quando qualcuno ti tirerà fuori dalla lavanderia a forza, mentre urli con la paletta in mano e ti obbligherà a far colazione legata alla sedia.
Il coniglio però è un animaletto autopulente, un po' come il filtro di certe asciugatrici o almeno così raccontano tutti i siti internet che ultimamente consulto, e soprattutto è a basso costo.
Io l'ho pagato 10 euro, cifra talmente irrisoria da farmi supporre che il coniglio nano, tra qualche mese, peserà all'incirca 15 chili (e sarà pronto per l'arrosto).
E comunque i 10 euro sono un tranello per bambini innocenti.
Sì, perchè se il coniglio costa una cantata, per tutto il resto devi fare un mutuo.
C'è la gabbietta, il mangime secco, lettiera (e il coniglio ne usa parecchia), paglia e fieno, senza contare l'onorario del veterinario per vaccinazioni ed antipulci.
E' verissimo che il coniglio si auto pulisce ma quando ci siamo accorti che da qualche giorno tutti ci grattavamo come scimmie ci è sorto qualche dubbio.
"Sarà l'etichetta!" dicevo io.... E giù di forbici a tagliare tutti i penduli pezzetti di carta attaccati a felpe e magliette!!!
- COME RICONOSCERE SE IL TUO CONIGLIO NANO HA LE PULCI-
Cito testualmente: "il coniglio è un animale estremamente pulito anche se nel suo morbido pelo possono nascondersi parassiti quali pulci, specialmente se l'animale vive a contatto con cani (ce l'ho), gatti (ce l'ho) e passa ore all'aria aperta (ce l'ho)
Ma per avere la certezza della loro esistenza, bisogna guardare LE FECI che, appoggiate su carta assorbente, lasceranno un alone rossastro nel momento in cui verranno bagnate, dovuto al sangue che ingeriscono."
Perfetto.
Dopo giorni di attenta osservazione delle feci l'altra sera ho esordito così:
"Amò, sai che Timmy secondo me ha le pulci?"
"Mah.... non credo ha un pelo così bello.... "
"No no" faccio io "ho letto che si vede dalle feci"
"Ma sei fuori?? guardi se ha le pulci dalla cacca?? certo che lasciano un alone... è merda!!"
Sì però...
Però è un cretino chi ha scritto l'articolo perchè per mettere un "LORO" tra la parola "Le" e la parola "feci" non ci sarebbe voluto un genio, tanto per far capire che l'alone lo devono lasciare le feci delle pulci e non quelle del coniglio!!
Comunque per risolvere ogni dubbio, questa mattina io Amò abbiamo portato Timmy dal veterinario. E' stato vaccinato, controllato, de-pulciato.
Ci ha assicurato che ci darà grandi soddisfazioni.
Con questa certezza, oggi sono andata al mulino ed ho comprato un sacco di mangime.
Lo vendevano a peso, ma tra una marea di sacchi aperti di mangimi, semi e granaglie di ogni genere, mancava giusto giusto quello per conigli.
Ne ho dovuto comprare uno intero.
Da 10 chili.
Mi sono caricata in spalla un polveroso sacco gigante conscia che, data la dose raccomandata di un cucchiaino da the al giorno, potrei tranquillamente dar vita ad un allevamento.
Così... tra pulizie di gabbiette, distribuzione di pasti, ramazzamento di paglia ed arieggiamento di locali, la mia vita procede impegnatissima.
Per il resto, come vi dicevo, ho venduto l'edicola.
Mettere fine ad un'attività che porti avanti da 10 anni è sempre un po' triste.
Si lasciano persone, abitudini, chiacchiere e volti quotidiani.
Si lascia anche un ambiente che per tanto tempo è stata la tua casa.
Tutti mi chiedono cosa farò dopo, come mai questa scelta.
Io provo a dare tutte quelle giustificazioni che mi sembrano le più plausibili: i miei genitori sono andati in pensione, c'è crisi, dopo un po' si sente il bisogno di cambiare...
Lunghi discorsi di sentimenti, pensionamenti ed economia.
Balle.
Sono stata costretta.
Ma questo lo puoi capire solo il giorno che compri un coniglio!
Il primo è stato l'arrivo di Timmy, il coniglietto nano.
Il secondo, dopo 10 anni di attività, la vendita della mia edicola, cosa che a confronto della prima, porta uno scombussolamento emotivo praticamente nullo.
Ho già raccontato nel post "Follie di capodanno" di come il coniglio sia entrato a far parte della mia casa, terzo animale dopo il cane Ettore e la gatta Miu, quarto se includiamo nella specie anche altri abitanti della famiglia.
La cosa più strana dell'avere un coniglio é che, a differenza di cani e gatti, trasporta silenziosamente la tua vita in una meravigliosa modalità agreste, senza che tu nemmeno te ne renda conto.
La mattina ti alzi e prima ancora del tuo caffè ti ritrovi con le mani infilate dentro due guanti di gomma, in lavanderia, con le finestre aperte a -2, alle prese con caccarelle e fieno secco.
Sfidando il colpo della strega, ti rovesci a 180° per pulire una gabbia di un metro quadrato (il coniglio abbisogna del suo spazio vitale) ed asciughi con la carta assorbente l'acqua che immancabilmente Timmy ha rovesciato.
Il passo successivo, consiste nello spazzare la paglia che durante la notte, nelle sue folli corse dentro al metro quadrato, il coniglio è riuscito, non si sa come, a sparar fuori tra le graticole della gabbia condito alle piccole caccarelle, facendo molta attenzione a non pestarle per non distribuirle passeggiando sul pavimento di tutta la casa.
Un'ottima ginnastica mattutina alternativa allo zumba delle 18.00.
Devi stare attento che la gatta non lo scambi per un topo e lo insegua, che il cane non lo scambi per un bocconcino e se lo mangi, che non si infili in qualche buco per non passare le successive 2 ore chiamando "Timmy timmy vieni fuori" (potresti anche lasciarlo dov'è ma poi la gatta lo insegue, il cane lo mangia e sei d'accapo)
Detto questo, prendi i tuoi sacchi di fieno e paglia ( i contadini li vendono a sacchi per cui ne abbiamo un quantitativo in grado di sfamare una mucca) e li porti fuori, chiusi, al coperto, per far sì che non si ammoscino di umidità ed evitare che la t-shirt fresca di bucato olezzi di stalla.
Il tutto, per scoprire che non appena rientri, il coniglio avrà di nuovo scacarellato nella gabbietta pulita e profumata, costringendoti ad un circolo vizioso senza fine che ti avvierà verso una nevrosi irreversibile.
Hai possibilità di trovare pace soltanto quando qualcuno ti tirerà fuori dalla lavanderia a forza, mentre urli con la paletta in mano e ti obbligherà a far colazione legata alla sedia.
Il coniglio però è un animaletto autopulente, un po' come il filtro di certe asciugatrici o almeno così raccontano tutti i siti internet che ultimamente consulto, e soprattutto è a basso costo.
Io l'ho pagato 10 euro, cifra talmente irrisoria da farmi supporre che il coniglio nano, tra qualche mese, peserà all'incirca 15 chili (e sarà pronto per l'arrosto).
E comunque i 10 euro sono un tranello per bambini innocenti.
Sì, perchè se il coniglio costa una cantata, per tutto il resto devi fare un mutuo.
C'è la gabbietta, il mangime secco, lettiera (e il coniglio ne usa parecchia), paglia e fieno, senza contare l'onorario del veterinario per vaccinazioni ed antipulci.
E' verissimo che il coniglio si auto pulisce ma quando ci siamo accorti che da qualche giorno tutti ci grattavamo come scimmie ci è sorto qualche dubbio.
"Sarà l'etichetta!" dicevo io.... E giù di forbici a tagliare tutti i penduli pezzetti di carta attaccati a felpe e magliette!!!
- COME RICONOSCERE SE IL TUO CONIGLIO NANO HA LE PULCI-
Cito testualmente: "il coniglio è un animale estremamente pulito anche se nel suo morbido pelo possono nascondersi parassiti quali pulci, specialmente se l'animale vive a contatto con cani (ce l'ho), gatti (ce l'ho) e passa ore all'aria aperta (ce l'ho)
Ma per avere la certezza della loro esistenza, bisogna guardare LE FECI che, appoggiate su carta assorbente, lasceranno un alone rossastro nel momento in cui verranno bagnate, dovuto al sangue che ingeriscono."
Perfetto.
Dopo giorni di attenta osservazione delle feci l'altra sera ho esordito così:
"Amò, sai che Timmy secondo me ha le pulci?"
"Mah.... non credo ha un pelo così bello.... "
"No no" faccio io "ho letto che si vede dalle feci"
"Ma sei fuori?? guardi se ha le pulci dalla cacca?? certo che lasciano un alone... è merda!!"
Sì però...
Però è un cretino chi ha scritto l'articolo perchè per mettere un "LORO" tra la parola "Le" e la parola "feci" non ci sarebbe voluto un genio, tanto per far capire che l'alone lo devono lasciare le feci delle pulci e non quelle del coniglio!!
Comunque per risolvere ogni dubbio, questa mattina io Amò abbiamo portato Timmy dal veterinario. E' stato vaccinato, controllato, de-pulciato.
Ci ha assicurato che ci darà grandi soddisfazioni.
Con questa certezza, oggi sono andata al mulino ed ho comprato un sacco di mangime.
Lo vendevano a peso, ma tra una marea di sacchi aperti di mangimi, semi e granaglie di ogni genere, mancava giusto giusto quello per conigli.
Ne ho dovuto comprare uno intero.
Da 10 chili.
Mi sono caricata in spalla un polveroso sacco gigante conscia che, data la dose raccomandata di un cucchiaino da the al giorno, potrei tranquillamente dar vita ad un allevamento.
Così... tra pulizie di gabbiette, distribuzione di pasti, ramazzamento di paglia ed arieggiamento di locali, la mia vita procede impegnatissima.
Per il resto, come vi dicevo, ho venduto l'edicola.
Mettere fine ad un'attività che porti avanti da 10 anni è sempre un po' triste.
Si lasciano persone, abitudini, chiacchiere e volti quotidiani.
Si lascia anche un ambiente che per tanto tempo è stata la tua casa.
Tutti mi chiedono cosa farò dopo, come mai questa scelta.
Io provo a dare tutte quelle giustificazioni che mi sembrano le più plausibili: i miei genitori sono andati in pensione, c'è crisi, dopo un po' si sente il bisogno di cambiare...
Lunghi discorsi di sentimenti, pensionamenti ed economia.
Balle.
Sono stata costretta.
Ma questo lo puoi capire solo il giorno che compri un coniglio!
martedì 7 gennaio 2014
PRONTO? HO LO SMARTPHONE ,
Ho uno Smartphone.
Che ci sarà mai di strano? - penserete voi - Anche mio cugino Pio di 6 anni ce l'ha!!
Sono entrata nel vortice della tecnologia telefonica da sole 48 ore e Pio resterà senza dubbio ad un livello più avanzato di me, credo per sempre.
Non me ne voglia Pio, ma nonostante fossi a conoscenza del rischio rincoglionimento da smartphone, io credevo ancora che il telefono servisse per chiamare, mandare messaggi ed eventualmente svegliarmi la mattina, sempre che, nel suo database, vi fosse contemplata una suoneria abbastanza gentile da non terrorizzarmi alle 7 meno un quarto.
Solo che Amò diceva che il mio telefono era vecchio.
E brutto.
E che con non avrei potuto continuare a vivere con il mio vecchio Nokia.
Così, grazie a questa grande palla del Natale, ho un telefono che è una bomba ( in teoria) e che verrà rispedito al punto vendita entro domani (in pratica).
Ma avete idea di quale sconvolgimento ha creato in me il fatto di non avere più una rubrica?
Ho i contatti, rigorosamente tutti doppi, tra i quali grazie a Facebook e Google plus vi rientrano persone di cui nemmeno sapevo l'esistenza.
Adesso, grazie alla tastiera Qwerty, se schiaccio "A" scrivo "S", se digito "colo" esce "culo" ed impiego dai 10 ai 15 minuti per inviare un sms, col dubbio che dall'altra parte non ne arrivi nessuno o che, in alternativa, lo stesso messaggio venga spedito almeno 9 volte.
Il chè non è bello.
Continuo a fissare il mio aggeggino provando a farvi amicizia come si fa con l'arrivo di un nuovo animale in casa. Ma resto diffidente.
E nemmeno sono convinta di volermi allineare con tutte queste infinite possibilità di restare in contatto col mondo, sempre.
Mi sembra che tutte queste notifiche mi stiano defraudando della mia privacy, specialmente quando disturbano la mia doccia con l'offerta di 50 dentifrici a 5 euro o la pennichella pomeridiana, con la possibilità di accaparrarti un week end alla Pensione Pina a soli 75 euro, colazione esclusa.
A dire il vero, coi telefoni cellulari ho avuto un battesimo un po' infelice quando, circa una ventina d'anni fa, mio padre mi obbligò a trascinarmi nella borsetta il suo acquisto di nicchia: il Nec.
Il Nec non è un cantante.
Il Nec fu uno dei primi telefoni radio mobili.
Se non l'aveste mai visto, potreste facilmente farvene un'idea immaginando un mattone.
Quando l'avete visualizzato coloratelo di nero e fornitelo di 50 centimetri di antenna.
Ecco. Ora evitate di cercarlo su google.
É proprio così.
Mio padre insistette moltissimo perchè io portassi il Nec con me in discoteca.
E ci tengo a precisare che, ai tempi, non era una cosa da fighi.
Era piuttosto da sfigati perché arrivavi con una borsa che sembravi il Dj della serata ed uscivi con il sovraspinato lesionato.
Non potevi abbandonarlo in mezzo alla pista e ballarci attorno a mò di cavernicolo col fuoco, poiché l'obbligo di tenerlo con te prevedeva il tacito accordo di riportarlo a casa integro, pena passare i successivi 2 mesi di disco music, in camera tua. Da sola.
Il vero problema era che, per infilarlo in borsa, dovevi lasciare a casa tutto il resto, dal lucidalabbra all'assorbente del "non si sa mai" ma in compenso, parola di papà,
"Dovesse succedere qualcosa... chiama".
Ho chiamato solo una volta, in piena notte, mentre aspettavo una radiografia alla rachide cervicale.
"Papà... mi hanno tamponato!"
"Stai chiamando con il Nec?"
"Sì... sono al Pronto Soccorso"
"Brava... vedi che il telefono ti è servito!!!"
Immagino si sentisse così in pace con se stesso, che deve essersi riaddormentato perchè mi lasciò in radiologia fino al mattino seguente.
Ero diventata così esperta del reparto da improvvisarmi punto informazioni/smistamento incidentati lievi.
"Tranquillo, fanno presto... Aspetta lì, adesso ti chiamano..."
Mio padre, credo pensasse che, date le dimensioni, montandogli quattro ruote, il Nec, potesse anche riportarmi a casa!
Dopo questi telefoni dinosauro, una nuova ventata di genio, ne ridusse drasticamente le dimensioni da un estremo ad un altro.
Il motorola ne fece uno così piccolo che, per errore, potevi ingoiartelo mentre cercavi il chewing-gum ed accorgerti di averlo ingerito soltanto quando sentivi la chiamata di tua mamma vibrare direttamente nello stomaco.
Insomma, siamo passati da quelli con lo sportellino, a quelli a conchiglia, ai touch screen, agli smartphone ed ora, finalmente, anche io potrò comprare una di quelle cover in gomma da tredicenne a forma di panda rosa.
È dall'anno scorso che la desideravo, quando ne vidi una bellissima, fatta a pinguino, da un indiano sulla spiaggia.
"Amò... Quanto costerà un I-phone?"
Mi ha risposto socchiudendo con grande sforzo l'occhio destro, dal lettino su cui stazionava al sole dalla settimana prima:-" 600 euro.... Perché?"
" mah... Perché se compro la cover dopo poi mi servirà il telefono..."
È una filosofia un po' strana, lo so.... Ma avrebbe anche potuto funzionare... Se non altro per evitare che Amò mummificasse in spiaggia.
A proposito... Se ce la faccio a digitare il 335.4567878 senza che mi rispondano dal Vietnam, chiamo la pensione Pina.
Se nei 75 euro mi include la colazione, ci torno a cercare l'indiano ambulante!
Speriamo che il pinguino vada bene anche per i Samsung o continuerò ad usare il vecchio Nokia. Giuro!
:-)
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