Odio, odio queste quattro parole : FAI QUELLO CHE VUOI.
Mi fanno salire la pressione ogni volta che escono dalla bocca di Amò.
Intendo praticamente ogni sera.
Verso le 17.00, quando inizio ad avere l'incubo cena, lo chiamo e gli chiedo al telefono: "cosa vorresti mangiare stasera?".
Non è una domanda cortese.
E' una domanda intimidatoria.
Nel senso che Amò è pienamente consapevole che la risposta sbagliata rovinerebbe a priori la serata famigliare.
Se mi proponesse una portata che contempli tempi di preparazione superiori ai 20 minuti cadrei in depressione, se mi chiedesse un piatto di oltre 5 ingredienti (sale ed olio inclusi) verrebbe spedito al ristorante.
In ogni caso, per ravvivare la mia sempre morente voglia di mettermi ai fornelli, gradirei almeno avere un'indicazione a scelta tra carne, pesce e pasta.
Mi costa gran fatica cucinare. Preferirei pulire vetri e tapparelle per una settimana ma una risposta mi eviterebbe i consueti 20 minuti di yoga davanti al frigorifero aperto e di brinarmi le dita mentre affondo nel congelatore in attesa di un'idea commestibile.
Sì. Perchè cucinare è un'arte.
Lo è tanto quanto la musica, la pittura, la scrittura.
Ed il mio codice genetico purtroppo non è stato dotato del "cromosoma BC" (Brava cuoca).
Ho quello SS (sbusta/scalda) e quello STVBFSM (se tutto va bene forse stasera mangi) ma manco completamente del BC.
Del resto, discendo da una progenie di donne che con il cibo non vanno proprio a bracceto.
Mia nonna, cuoce la pasta ogni tre giorni e la riscalda a bagnomaria.
Mia mamma pensa che la "dadolata" sia il gioco di Natale alternativo alla Tombola.
Non ho avuto altri maestri che i partecipanti di Masterchef, che cosa si può pretendere da me?
Così, presa da buona volontà per qualche sera mi sono data alla cucina orientale con ottimi risultati.
Ho preparato riso al curry con gamberi, gamberi alla curcuma con riso al curry, riso nero con gamberi e zucchine.
Quando mi sono resa conto che stavo diventando come Bubba Smith ho sostituito i gamberi con il pollo, sempre accompagnati dall'immancabile riso al curry.
Ho deciso di smettere quando una sera, rientrando, Amò si è messo alla ricerca di PANGIABI, l'indiano che pensava avessimo adottato.
"Dov'è PANGIABI??" mi ha chiesto.
"Chi???" ho fatto io pensando ad un tipo di pane senza olio.
"Pangiabi!!! L'indiano che abita qui con noi!!!!"
In effetti, mi ero accorta che ultimamente le mie mani odoravano di cipolla ma soprattutto mi ero accorta che, tutti questi risi, stavo creando seri problemi di stitichezza alla famiglia.
"Ma guarda qui come passa il tempo... una volta profumavo di "Angel" e adesso so di cipolla... "
Ho dovuto per forza dare una svolta alla mia vita.
Ho cercato un serio libro di cucina.
Oggi gli chef sono alla stregua dei cantanti.
C'è gente che spenderebbe 200 euro per mangiarsi le polpette di Bruno Barbieri. Hanno fan, prezzemolano programmi televisivi e soprattutto scrivono libri di ricette tra i quali si suppone ce ne possa essere uno anche per me.
Sono partita alla grande: Carlo Cracco.
Ho scartato a priori il suo "Se vuoi fare il figo usa lo scalogno" perchè, come dicevo, ho già superato il target del puzzo di cipolla consentito sulle mani di una donna ed ho valutato il nuovo volume uscito: "A qualcuno piace Cracco".
Certa che Amò mi avrebbe accusata di essere quel qualcuno, ho glissato su
Gordon Ramsey.
Il cuoco dal cuore d'acciaio propone "Facciamola facile".
Considerato che il tempo per le sveltine è finito da un pezzo sono passata oltre.
Giunta a "Peccati di gola" di Luca Montersino ho avuto paura di cosa, sfogliando tra quelle pagine, avrei potuto leggerci.
Mi ha ricordato il remake di un famoso film degli anni 70.
Per togliere ad Amò strane idee l'ho scartato.
Picchi Fabio, col suo "Ho fame di te" delle Edizioni Paradiso mi sembrava promettere cene troppo focose.
Siccome non sono ancora dedita al cannibalismo ho preferito guardare se Alessandro Borghese proponesse qualcosa di meglio.
Il suo libro si intitola "Tu come lo fai?".
Nemmeno qui ci siamo.
Ca@@i miei... dimmelo tu come lo devo fare!
Pure se sei gay hai un libro completamente pensato per te: si chiama "Gnocco di mamma, ricette per gay", di un certo Sig. Lapipa, un nome un programma.
Strano... pensavo che gay ed etero mangiassero le stesse cose!
Comunque mi sono tornate in mente le parole che Amò mi dice sempre: fai quello che vuoi.
Dovrebbe stare molto più attento a lasciarmi tutta questa libertà in cucina.
Chef gigolò pare siano molto intraprendenti in questo campo.
A scanso di sbagliare e comprare un kamasutra al posto di un ricettario sono andata sul sicuro.
La cara vecchia Benedetta mi ha convinto: "E' pronto!! salva la cena" é stata la mia scelta.
Non saranno piatti da Michelin ma di certo non dovrò tornare in libreria a comprarmi il libro della Signorina Bigi Carla:
"Aiuto sono incinta... adesso cosa mangio?"
:-)
mercoledì 27 novembre 2013
mercoledì 20 novembre 2013
MA L'AVETE GUARDATA BENE PEPPA PIG???
E' più forte di me.
Banale, poco fantasioso, scontato... gli aggettivi sono tanti, ma un post su PeppaPig non poteva mancare!!!
La colonizzazione aliena che, tra Maya e nefaste profezie, molti si aspettavano per il 2012, si è presentata, con un anno di ritardo, sotto l'aspetto di maialini rosa.
Peppa e la sua famiglia hanno lentamente invaso la terra e le menti dei suoi piccoli abitanti.
Ma chi ne è stato la causa?
Chi ha creato questo tormentone suinicolo?
Ebbene, ci sono voluti non uno, bensì due cervelli: Mr. Neville Astler e Mr Mark Baker, inglesi.
In una nebbiosa mattina londinese del 2004, sorseggiando il loro Tweening Tea con biscotti e raccontandosi le disavventure del Week end, tanto per uccidere la noia, hanno scarabocchiato qualche "cazzettino" sul tovagliolo.
Mr Neville disegnò il contorno e Mr Baker ci fece gli occhietti.
Mr Neville sghignazzando, aggiunse una maglietta rossa e Mr Baker ci fece la coda ricciolina.
Risero come pazzi.
Lentamente, personaggio dopo personaggio, diedero vita all'intera famiglia di pistolette rosa: la Peppa, il Fratellino George, Mamma Pig, Papà Pig (fornito anche di peletti pubici come barba) e tutta una serie di amici ed amiche dai nomi strani.
La migliore amica di Peppa si chiama Suzi Pecora.
Chiedetevi come mai.
Non Suzy scoiattolo, non Suzy porcospino: Suzy PECORA.
Ebbene, questa simpatica ragazzata ha portato fior di quattrini ai conti correnti dei due disegnatori ed un incredibile stuolo di simboli fallici ovunque.
Come tutte le cose spinte all'eccesso, io non riesco più a concepire l'incessante girovagare per fattorie e luna park di questo gruppetto di pisellini rosa a mezz'asta.
In realtà Peppa è una buffa maialina, versatile e piena di idee: un buon personaggio in grado di lanciare un messaggio positivo ai bambini che lo guardano.
Frequenta la scuola con impegno.
E' sempre pronta a lanciarsi in nuove iniziative ed è incredibilmente ubbidiente con mamma e papà.
Potrebbe essere l'archetipo della brava ragazza.
Un po' come Raffaella Fico ai tempi del Grande Fratello.
Almeno fino a quando non decise di mettere in vendita su Internet la sua verginità, di farsi mettere incinta da Balotelli e di posare nuda per un calendario che, almeno nella mia edicola, non ha venduto nessuna copia.
Speriamo almeno che Peppa Pig non segua la sua rovinosa carriera!
Il fratellino George, identico a Peppa ma più piccolo e con la maglietta blu, pare invece soffrire del complesso tipicamente maschile dei centimetri del suo pene, di cui tende sempre a precisarne la dimensione con l'unica parola che ha imparato, ossia "DINOSAURO".
"Cosa fai George?" DINOSAURO!
"Cosa mangi George?" DINOSAURO!
"Dove vai George?" DINOSAURO.
Tanto per mettere le cose in chiaro.
Tanto per fuorviare qualunque dubbio possa sorgere!
Ma Peppa e George non si limitano ad apparire a qualsiasi ora sul nostro schermo tv.
No. Il vero problema è che siamo invasi di gadget di qualsiasi genere con la loro immagine.
Vi faccio un breve elenco qui di seguito:
1) Il vestiario con tutto quello che comporta: t-shirt, felpe, pigiami, giubbotti e mutande.
In un momento di forte infantilismo ho comprato le mutande di Peppa Pig a mia figlia!!!
"ma perchè le hai comprate??" mi ha chiesto guardandomi negli occhi.
"Perchè?.... non ti piacciono??" le ho domandato io, rischiando il colpo al cuore in attesa della sua risposta.
"Sì, mi piacciono.... ma tanto non le vede nessuno!"
"E certo che non le vede nessuno!! e chi le deve vedere?? Hai cinque anni!!"
Insomma, memore della Fico, per non rischiare che vada all'asilo mostrando le mutande a tutti, abbiamo stabilito di comune accordo che sono scomode e le abbiamo archiviate in fondo al cassetto.
Ne riparleremo tra una quindicina d'anni ( a detta di Amò, anche una trentina) quando sarà libera di far vedere Peppa a chi desidera.
2) L'occorrente per la scuola: quaderni, diari, zaini, astucci e colori.
Ho visto un cartello di fronte ad una cartoleria che riportava la dicitura : "in vendita qui il ROSA PEPPA".
Ma ci sta!
Quale madre non sogna di vedere il proprio figlio disegnare maialini dal dubbio aspetto??
E come potrebbe sopravvivere se la nuance non fosse identica all'originale?
In ogni caso meglio il rosa Peppa che il rosa carne. Mamme fidatevi di me!!
Potreste ottenere disegni da censura!!!
3) tutto ciò che è carta stampata usa e getta.
Parlo di carte regalo, fazzolettini per il naso, rotoli di carta assorbente.
Sto aspettando l'immissione sul mercato della carta igienica, nel qual caso vi consiglio di fare molta attenzione ad avvicinare il naso di Peppa all'uso cui è preposta. Non si sa mai!
In attesa che tutta questa moda passi, per ora non posso fare a meno di sperare che non capiti ai vostri figli di vedere vostro marito nudo.
Potrebbero rimanerne traumatizzati.
Se siete scettiche, me lo direte quando si attaccheranno alla sua cintura chiedendo insistentemente:
"Mi fai vedere Peppa? Dai, fammi vedere Peppa!!"
E lui risponderà:
"No... Non sono Peppa, io sono George.
DINOSAUROOOOO!!!!!
:-)
Banale, poco fantasioso, scontato... gli aggettivi sono tanti, ma un post su PeppaPig non poteva mancare!!!
La colonizzazione aliena che, tra Maya e nefaste profezie, molti si aspettavano per il 2012, si è presentata, con un anno di ritardo, sotto l'aspetto di maialini rosa.
Peppa e la sua famiglia hanno lentamente invaso la terra e le menti dei suoi piccoli abitanti.
Ma chi ne è stato la causa?
Chi ha creato questo tormentone suinicolo?
Ebbene, ci sono voluti non uno, bensì due cervelli: Mr. Neville Astler e Mr Mark Baker, inglesi.
In una nebbiosa mattina londinese del 2004, sorseggiando il loro Tweening Tea con biscotti e raccontandosi le disavventure del Week end, tanto per uccidere la noia, hanno scarabocchiato qualche "cazzettino" sul tovagliolo.
Mr Neville disegnò il contorno e Mr Baker ci fece gli occhietti.
Mr Neville sghignazzando, aggiunse una maglietta rossa e Mr Baker ci fece la coda ricciolina.
Risero come pazzi.
Lentamente, personaggio dopo personaggio, diedero vita all'intera famiglia di pistolette rosa: la Peppa, il Fratellino George, Mamma Pig, Papà Pig (fornito anche di peletti pubici come barba) e tutta una serie di amici ed amiche dai nomi strani.
La migliore amica di Peppa si chiama Suzi Pecora.
Chiedetevi come mai.
Non Suzy scoiattolo, non Suzy porcospino: Suzy PECORA.
Ebbene, questa simpatica ragazzata ha portato fior di quattrini ai conti correnti dei due disegnatori ed un incredibile stuolo di simboli fallici ovunque.
Come tutte le cose spinte all'eccesso, io non riesco più a concepire l'incessante girovagare per fattorie e luna park di questo gruppetto di pisellini rosa a mezz'asta.
In realtà Peppa è una buffa maialina, versatile e piena di idee: un buon personaggio in grado di lanciare un messaggio positivo ai bambini che lo guardano.
Frequenta la scuola con impegno.
E' sempre pronta a lanciarsi in nuove iniziative ed è incredibilmente ubbidiente con mamma e papà.
Potrebbe essere l'archetipo della brava ragazza.
Un po' come Raffaella Fico ai tempi del Grande Fratello.
Almeno fino a quando non decise di mettere in vendita su Internet la sua verginità, di farsi mettere incinta da Balotelli e di posare nuda per un calendario che, almeno nella mia edicola, non ha venduto nessuna copia.
Speriamo almeno che Peppa Pig non segua la sua rovinosa carriera!
Il fratellino George, identico a Peppa ma più piccolo e con la maglietta blu, pare invece soffrire del complesso tipicamente maschile dei centimetri del suo pene, di cui tende sempre a precisarne la dimensione con l'unica parola che ha imparato, ossia "DINOSAURO".
"Cosa fai George?" DINOSAURO!
"Cosa mangi George?" DINOSAURO!
"Dove vai George?" DINOSAURO.
Tanto per mettere le cose in chiaro.
Tanto per fuorviare qualunque dubbio possa sorgere!
Ma Peppa e George non si limitano ad apparire a qualsiasi ora sul nostro schermo tv.
No. Il vero problema è che siamo invasi di gadget di qualsiasi genere con la loro immagine.
Vi faccio un breve elenco qui di seguito:
1) Il vestiario con tutto quello che comporta: t-shirt, felpe, pigiami, giubbotti e mutande.
In un momento di forte infantilismo ho comprato le mutande di Peppa Pig a mia figlia!!!
"ma perchè le hai comprate??" mi ha chiesto guardandomi negli occhi.
"Perchè?.... non ti piacciono??" le ho domandato io, rischiando il colpo al cuore in attesa della sua risposta.
"Sì, mi piacciono.... ma tanto non le vede nessuno!"
"E certo che non le vede nessuno!! e chi le deve vedere?? Hai cinque anni!!"
Insomma, memore della Fico, per non rischiare che vada all'asilo mostrando le mutande a tutti, abbiamo stabilito di comune accordo che sono scomode e le abbiamo archiviate in fondo al cassetto.
Ne riparleremo tra una quindicina d'anni ( a detta di Amò, anche una trentina) quando sarà libera di far vedere Peppa a chi desidera.
2) L'occorrente per la scuola: quaderni, diari, zaini, astucci e colori.
Ho visto un cartello di fronte ad una cartoleria che riportava la dicitura : "in vendita qui il ROSA PEPPA".
Ma ci sta!
Quale madre non sogna di vedere il proprio figlio disegnare maialini dal dubbio aspetto??
E come potrebbe sopravvivere se la nuance non fosse identica all'originale?
In ogni caso meglio il rosa Peppa che il rosa carne. Mamme fidatevi di me!!
Potreste ottenere disegni da censura!!!
3) tutto ciò che è carta stampata usa e getta.
Parlo di carte regalo, fazzolettini per il naso, rotoli di carta assorbente.
Sto aspettando l'immissione sul mercato della carta igienica, nel qual caso vi consiglio di fare molta attenzione ad avvicinare il naso di Peppa all'uso cui è preposta. Non si sa mai!
In attesa che tutta questa moda passi, per ora non posso fare a meno di sperare che non capiti ai vostri figli di vedere vostro marito nudo.
Potrebbero rimanerne traumatizzati.
Se siete scettiche, me lo direte quando si attaccheranno alla sua cintura chiedendo insistentemente:
"Mi fai vedere Peppa? Dai, fammi vedere Peppa!!"
E lui risponderà:
"No... Non sono Peppa, io sono George.
DINOSAUROOOOO!!!!!
:-)
sabato 16 novembre 2013
NON C'E' AMORE SENZA BOLLINI
Quando non è tappezzata dai manifesti riportanti gli eventi del weekend, ogni giorno, la porta a vetro del mio negozio mi rimanda l'immagine della piazza del mio paese.
Non è che sia di particolare bellezza, ma il fatto di averla abitata sin dall'infanzia fa sì che io la trovi graziosa.
Certo, un recente ammodernamento del centro l'ha privata del suo pezzo forte, una zampillante fontana in sassi con tanti pesci rossi e neri.
Se consideriamo che i passatempi preferiti dei miei coetanei consistevano nel cercare di saltarla con la vespa o nell'improvvisarsi pescatori notturni, alla fine viene da pensare che forse è meglio così.
Soprattutto per le carpe.
Insomma, io, dietro al mio bancone, vedo scivolare via i pomeriggi, di fronte ad una piazza che, sarà perchè l'ora solare fa scendere presto il buio, sarà perchè fa freddo, in questi giorni é sempre più deserta.
So benissimo che molta gente non visita un negozio se non ce la fa a parcheggiarci dentro almeno il cofano dell'auto ma mi chiedo: dove sono finiti tutti???
Dopo essermi alambiccata il cervello per un po', sono giunta alla conclusione che tutta la vita sociale si è trasferita al nuovo ipermercato.
Da qualche mese infatti, l'apertura di questo supermercato ha portato una frizzante eccitazione alla popolazione della zona, che ha fatto di questo luogo il nuovo fulcro di aggregazione umana (e non) del mio paese e di quelli limitrofi.
La tendenza autunno inverno 2013-2014 è proprio fare la spesa.
Poco importa se dobbiamo fare a pugni con la nostra dispensa per aggiungere la confezione famiglia di Ciobar ai già presenti 3 quintali di farina ed alle 16 scatolette di borlotti, quello che conta è esserci.
Esserci nel jet set domestico degli accaparratori seriali di cibo e detersivi, esserci alla fila alle casse che nemmeno per la prima di Guerre Stellari saremmo disposti a fare, esserci tra i fortunati 3 che vinceranno il pacco pasta col Gratta e Vinci domenicale.
Per rendere più piacevole il soggiorno famiglia al supermercato sono stati predisposti salottini relax, distributori d'acqua e giostrine a gettone all'ingresso, proprio in concomitanza con la fotocellula di apertura porta.
Questo per essere ben certi che, mentre tuo figlio dorme sul draghetto dondolante, tu ti becchi la bronchite.
Ma la cosa che mi lascia più perplessa è che ormai, quando la domenica mattina ci si guarda in faccia per pianificare la giornata libera, non manca mai la brillante proposta:
"cosa facciamo oggi?"
Un giro al CONAD.
Un giro.
Chiamasi "giro" la guerra civile tra corsie mezze vuote reduci dal saccheggio mattutino.
La fauna domenicale si divide in due categorie:
c'é chi, stropicciato, con gli occhi ancora incaccolati e la tuta sporca di caffè sembra essersi risvegliato direttamente al reparto carni e chi, tutto agghindato, forse pensava di passeggiare sul tappeto rosso di Cannes.
Ho visto una donna chiedere mezzo chilo di gamberi al pescivendolo con lo stesso aplomb con cui si ordina un Caipiroska con ghiaccio al barista figo del Billionaire.
Domenica scorsa, causa un frigo in lacrime ed un po' di febbre della piccola é toccato ad Amó sottoporsi a questa tortura.
"Vado al CONAD" mi ha detto verso le 11.
"Sei sicuro??"Gli ho fatto io munendolo di una pittoresca shopping bag azzurra (assolutamente da avere).
"Ma secondo te io entro con questa borsa?"
"Puoi scegliere.... o la borsa o il lanciafiamme.... Comunque mi raccomando, fatti dare i bollini!" è stata la mia raccomandazione.
Uno dei "must have" della stagione sono delle luccicanti lenzuola in raso che ho calcolato divenire di mia proprietà con 114 bollini più 54 euro.
Praticamente col solo contributo in danaro potrei comprarle domani stesso, ma l'idea di averle gratis rende queste lenzuola immensamente più allettanti.
Ti danno un bollino ogni 15 euro di spesa, la domenica bollini doppi.
Su alcuni prodotti, totalmente inutili, un bollino a prodotto.
Personalmente ho comprato una schweppes al pompelmo che finirà nello scarico il giorno immediatamente successivo alla scadenza (Vi chiedete mai cosa mettano dentro alla bottiglia per conservare un succo di pompelmo 3 anni?? ) solo per quel maledetto bollino in più.
E' una buona tecnica di marketing per fessi tra i quali io rientro in pieno.
Accaparrandoti alimentari per 1710 euro, a cui aggiungerne altri 54, "vinci" la nuova parure per il tuo letto, a scelta tra il color crema e l'azzurro tempesta.
Io la vorrei azzurra anche se nel frattempo verrò mollata da mio marito stanco di vedermi sperperare il patrimonio comune in cambio di adesivi dorati.
Ricordo che mia madre collezionava i punti della Mira Lanza.
Stavano nel cassetto più alto della nostra cucina gialla, dentro ad una bustina di plastica trasparente, mischiati a qualche altro gadget da "cassetto cose inutili".
Ce l'abbiamo tutti in cucina.
Un pozzo dove finisce tutto ciò che non vogliamo gettare ma che, obiettivamente, non ha utilizzo alcuno.
Quando aprivo quel cassetto ne usciva un buon odore di sapone e cercare quelle figurine nel fustino di detersivo era una gioia.
Per me che ero bambina.
Per la mamma che, sommando quei punti ad altri punti, poteva ricevere un regalo vero senza ulteriori aggiunte di soldi.
Avevamo richiesto una macchina fotografica.
Era in plastica, bianca e nera. Erano i tempi della vecchia pellicola e stava in una scatola blu.
Ci durò fino all'87 quando il fotografo ci disse:
"non potete andare in Kenia con questa cosa..." e ci vendette una nuova fotocamera.
Per una foto bisognava essere in due.
Se eri da solo dovevi chiedere a un passante.
Un modo per parlarsi, per sorridersi.
Oggi ci si perde in strane contorsioni e buffi autoscatti.
Anche al supermercato.
Per la cronaca Amò non si é fatto dare i bollini.
Abbiamo sfiorato la rissa.
Musi lunghi e male parole.
Non ce la farò mai a dormire tra quelle lenzuola!!
Se domenica mattina, passando di là, mi vedrete all'ingresso, sul draghetto a gettone, sapete perchè.
Non è che sia di particolare bellezza, ma il fatto di averla abitata sin dall'infanzia fa sì che io la trovi graziosa.
Certo, un recente ammodernamento del centro l'ha privata del suo pezzo forte, una zampillante fontana in sassi con tanti pesci rossi e neri.
Se consideriamo che i passatempi preferiti dei miei coetanei consistevano nel cercare di saltarla con la vespa o nell'improvvisarsi pescatori notturni, alla fine viene da pensare che forse è meglio così.
Soprattutto per le carpe.
Insomma, io, dietro al mio bancone, vedo scivolare via i pomeriggi, di fronte ad una piazza che, sarà perchè l'ora solare fa scendere presto il buio, sarà perchè fa freddo, in questi giorni é sempre più deserta.
So benissimo che molta gente non visita un negozio se non ce la fa a parcheggiarci dentro almeno il cofano dell'auto ma mi chiedo: dove sono finiti tutti???
Dopo essermi alambiccata il cervello per un po', sono giunta alla conclusione che tutta la vita sociale si è trasferita al nuovo ipermercato.
Da qualche mese infatti, l'apertura di questo supermercato ha portato una frizzante eccitazione alla popolazione della zona, che ha fatto di questo luogo il nuovo fulcro di aggregazione umana (e non) del mio paese e di quelli limitrofi.
La tendenza autunno inverno 2013-2014 è proprio fare la spesa.
Poco importa se dobbiamo fare a pugni con la nostra dispensa per aggiungere la confezione famiglia di Ciobar ai già presenti 3 quintali di farina ed alle 16 scatolette di borlotti, quello che conta è esserci.
Esserci nel jet set domestico degli accaparratori seriali di cibo e detersivi, esserci alla fila alle casse che nemmeno per la prima di Guerre Stellari saremmo disposti a fare, esserci tra i fortunati 3 che vinceranno il pacco pasta col Gratta e Vinci domenicale.
Per rendere più piacevole il soggiorno famiglia al supermercato sono stati predisposti salottini relax, distributori d'acqua e giostrine a gettone all'ingresso, proprio in concomitanza con la fotocellula di apertura porta.
Questo per essere ben certi che, mentre tuo figlio dorme sul draghetto dondolante, tu ti becchi la bronchite.
Ma la cosa che mi lascia più perplessa è che ormai, quando la domenica mattina ci si guarda in faccia per pianificare la giornata libera, non manca mai la brillante proposta:
"cosa facciamo oggi?"
Un giro al CONAD.
Un giro.
Chiamasi "giro" la guerra civile tra corsie mezze vuote reduci dal saccheggio mattutino.
La fauna domenicale si divide in due categorie:
c'é chi, stropicciato, con gli occhi ancora incaccolati e la tuta sporca di caffè sembra essersi risvegliato direttamente al reparto carni e chi, tutto agghindato, forse pensava di passeggiare sul tappeto rosso di Cannes.
Ho visto una donna chiedere mezzo chilo di gamberi al pescivendolo con lo stesso aplomb con cui si ordina un Caipiroska con ghiaccio al barista figo del Billionaire.
Domenica scorsa, causa un frigo in lacrime ed un po' di febbre della piccola é toccato ad Amó sottoporsi a questa tortura.
"Vado al CONAD" mi ha detto verso le 11.
"Sei sicuro??"Gli ho fatto io munendolo di una pittoresca shopping bag azzurra (assolutamente da avere).
"Ma secondo te io entro con questa borsa?"
"Puoi scegliere.... o la borsa o il lanciafiamme.... Comunque mi raccomando, fatti dare i bollini!" è stata la mia raccomandazione.
Uno dei "must have" della stagione sono delle luccicanti lenzuola in raso che ho calcolato divenire di mia proprietà con 114 bollini più 54 euro.
Praticamente col solo contributo in danaro potrei comprarle domani stesso, ma l'idea di averle gratis rende queste lenzuola immensamente più allettanti.
Ti danno un bollino ogni 15 euro di spesa, la domenica bollini doppi.
Su alcuni prodotti, totalmente inutili, un bollino a prodotto.
Personalmente ho comprato una schweppes al pompelmo che finirà nello scarico il giorno immediatamente successivo alla scadenza (Vi chiedete mai cosa mettano dentro alla bottiglia per conservare un succo di pompelmo 3 anni?? ) solo per quel maledetto bollino in più.
E' una buona tecnica di marketing per fessi tra i quali io rientro in pieno.
Accaparrandoti alimentari per 1710 euro, a cui aggiungerne altri 54, "vinci" la nuova parure per il tuo letto, a scelta tra il color crema e l'azzurro tempesta.
Io la vorrei azzurra anche se nel frattempo verrò mollata da mio marito stanco di vedermi sperperare il patrimonio comune in cambio di adesivi dorati.
Ricordo che mia madre collezionava i punti della Mira Lanza.
Stavano nel cassetto più alto della nostra cucina gialla, dentro ad una bustina di plastica trasparente, mischiati a qualche altro gadget da "cassetto cose inutili".
Ce l'abbiamo tutti in cucina.
Un pozzo dove finisce tutto ciò che non vogliamo gettare ma che, obiettivamente, non ha utilizzo alcuno.
Quando aprivo quel cassetto ne usciva un buon odore di sapone e cercare quelle figurine nel fustino di detersivo era una gioia.
Per me che ero bambina.
Per la mamma che, sommando quei punti ad altri punti, poteva ricevere un regalo vero senza ulteriori aggiunte di soldi.
Avevamo richiesto una macchina fotografica.
Era in plastica, bianca e nera. Erano i tempi della vecchia pellicola e stava in una scatola blu.
Ci durò fino all'87 quando il fotografo ci disse:
"non potete andare in Kenia con questa cosa..." e ci vendette una nuova fotocamera.
Per una foto bisognava essere in due.
Se eri da solo dovevi chiedere a un passante.
Un modo per parlarsi, per sorridersi.
Oggi ci si perde in strane contorsioni e buffi autoscatti.
Anche al supermercato.
Per la cronaca Amò non si é fatto dare i bollini.
Abbiamo sfiorato la rissa.
Musi lunghi e male parole.
Non ce la farò mai a dormire tra quelle lenzuola!!
Se domenica mattina, passando di là, mi vedrete all'ingresso, sul draghetto a gettone, sapete perchè.
sabato 9 novembre 2013
TUTTA UNA QUESTIONE DI CAPELLI
Da qualche tempo sto notando che i capelli di Amò sono oggetto di moltissimi apprezzamenti.
Il motivo scatenante per cui io e Amò stiamo insieme da una decina d'anni è proprio la sua bionda e fluente chioma.
Dopo una serie di storie finite male, ci fu un periodo in cui la mia autostima ebbe un calo tale da ridurmi a passare le domeniche sere sul divano fino a tarda notte, con un serio interesse per tutto ciò che poteva essere acquistato via etere, sui canali tv locali.
Se non inciampavi tra i culi e le tette di svariati telefoni erotici e tra una quantità indefinita di televendite di pelapatate e padelle, potevi trovare tutta una serie di cartomanti, dalla dubbia professionalità, in grado di vendere una speranza a qualsiasi cuore infranto.
Fu così che, tristemente depressa dall'arresto di Vanna Marchi, diedi le chiavi del mio futuro alla Maga Vanda che, con la sola iniziale del mio nome e la mia data di nascita, avrebbe saputo dirmi se finalmente avrei trovato il vero amore.
Ascoltai con immensa vergogna la mia voce speranzosa chiedere in diretta "troverò l'amore con la "A" maiuscola??". Lo definii proprio così.
Roba da mettersi a piangere solo a pensarci.
La maga Vanda, dopo una breve stesa di Tarocchi ed un tempo di attesa che mi è costato più di una settimana ai Caraibi, mi disse, ipnotizzandomi attraverso lo schermo:"c'è un uomo biondo che porterà qualcosa di serio nel tuo futuro".
La sola prospettiva di "qualcosa di serio" arma una qualsiasi quasi trentenne single di una risolutezza che nemmeno Attila poteva avere alla guida dei suoi Unni.
Durante la prima uscita post Maga Vanda, caso volle che il primo biondo che notai fu Amò.
Diedi x scontato che altri non poteva essere che "quel biondo".
Sarebbe stato francamente impossibile individuarne uno diverso poiché lui stava suonando su un palco con due luci piantate in faccia e tutto il resto del locale (200 persone stipate in una sala grande come la mia cucina) vegetava al buio.
Inizialmente non fui esaltata dal suo aspetto.
"Ma proprio questo qui???" continuavo a chiedermi.
Capelli biondi lunghi fino al fondoschiena, una lampada neanche a pagarla, magro magro in una camicina a scacchi che non sapevo posizionare tra il country e Kurt Cobain.
Praticamente passai l'intero concerto nel tentativo di capire se il chitarrista fosse un tossico piuttosto che se il chitarrista fosse bravo.
Inizialmente furono proprio quei capelli, talmente curati e puliti, a farmi propendere per la seconda opzione.
Ne ebbi la certezza quando, poco dopo la fine del live, mi guardava con compatimento mentre ubriaca, con un boccale da un litro di birra in mano, non riuscivo a centrare la porta d'uscita per fumarmi l'ennesima sigaretta ammazzaserata.
A parte la mia figura del cavolo, l'unica cosa che ricordo di quella sera è che avevo sbagliato abbigliamento.
Probabilmente nella scelta mi feci influenzare dalla figura della maga Vanda, coi riccioli cotonati ed un rossetto rosso fuoco, una minigonna in jeans inguinale e degli stivali col tacco in ferro: un ibrido tra una maîtresse sadomaso ed una bambola gonfiabile.
Sapete quelle sere che non appena metti piede in un locale realizzi: MA COME CAZZO MI SONO VESTITA??
Fu quella sera.
In ogni caso, vegliate dalle stelle, le cose seguirono lentamente il loro corso e tra un Gin Tonic (forse più d'uno), vari sms ed una serie di incontri dove si fecero delle gran risate, attualmente procediamo verso il decimo anno di vita insieme.
Sono cambiate tante cose da allora.
Quello che è rimasta una costante nella nostra vita sono le risate che continuiamo a fare e soprattutto i suoi capelli.
E' da circa un decennio che lo vedo uscire dal bagno con i capelli perfetti dopo una phonata di 5 minuti scarsi: non una doppia punta, meches naturali e capelli grossi come lacci di scarpe.
LUI.
IO: La mia è una lotta perenne con phon, spazzola e piastra, semi di lino e maschere idratanti.
Impiego mezz'ora per una piega decente mentre lui toglie l'elastico, muove la testa e mi domanda: "come sono i capelli?".
Perfetti. Dritti. Idratati.
"Ma vaffanculo" é sempre il primo pensiero.
E' frustrante sapere che il tuo uomo ha la chioma migliore della tua.
Il vero problema è che ogni donna spende soldi e tempo nel tentativo di ottenere una capigliatura opposta al suo DNA.
Stirature che cuocerebbero un uovo su chi è riccia e selvagge permanenti per chi é liscia.
Non ci si accontenta mai.
E poi c'è il colore. Vogliamo parlare di colpi di luce, meches, shatush, tinte?
Ce n'é di ogni.... Dal biondo cenere al nero blu... passando per mogano, cioccolato e varie sfumature di verde.
Per un po' di anni li portai ramati.
O meglio... credevo di avere un leggerissimo riflesso ramato!
I primi dubbi mi sono sorti quando, in un villaggio vacanze, sono stata scelta per impersonare la sosia di Milena Miconi.
Schiarita dal sole ero più arancio di una carota.
Così, dato che per autonomasia il rosso non scema nemmeno a pagarlo, decisi di tingerli neri, passando dalla carota alla controfigura simpatica di Morticia Addams.
Ricordo che il vero problema fu il puzzo di ammoniaca.
La tinta fai da te del supermercato é divertente.
Ti fa tornare la bambina che sogna di fare la parrucchiera.
Ha il solo inconveniente di aromatizzare i capelli di un odore che potrebbe narcotizzare chiunque vi avvicini il naso per una settimana, compreso il tuo.
Ma é così bello spalmarsi quel colore sulla testa, guardarlo mentre una metà ti colora le orecchie e l'altra metà tinge a pois water, lavandino e bidè per ottenere un finale effetto dalmata sulle pareti!!
Un vero spasso!
Per un certo periodo poi, vidi magicamente materializzarsi ovunque batuffoli di ovatta imbibiti di un liquido giallino.
"Ma cosa ci farà tutte le sere con sto cotone?" mi domandavo.
Giunta alla disperazione, non venendone a capo, dopo vari appostamenti dietro la porta del bagno ed inutili passaggi casuali al cesso, sono arrivata a porgli la fatidica domanda:
"Amò.... ma tu... per caso... ti trucchi??? Ti dai il tonico sul viso? Cosa ci fai con tutto sto cotone? Ti prego.... DIMMELO!"
"Mi do la camomilla" è stata la risposta.
La camomilla.
Una roba da biondi.
Mi si è aperto un mondo.
Vuoi che abbia sbagliato tutto???
Vuoi che non sia proprio biondo-biondo così biondo?
Vuoi che non sia quello che intendeva la Maga Vanda ?
Per convincermi di essere proprio lui ha archiviato la camomilla.
Io ho archiviato le tinte e le tv locali dopo la mezzanotte.
Lui è rimasto biondo. Io sto ancora lottando contro i miei capelli.
Per il futuro, casomai non riabilitassero Vanna Marchi, se vi balenasse l'idea di contattare una cartomante televisiva vi do un consiglio:
Evitate! Se proprio vi annoiate, optate per la linea erotica!
Buoni capelli a tutti.....
Il motivo scatenante per cui io e Amò stiamo insieme da una decina d'anni è proprio la sua bionda e fluente chioma.
Dopo una serie di storie finite male, ci fu un periodo in cui la mia autostima ebbe un calo tale da ridurmi a passare le domeniche sere sul divano fino a tarda notte, con un serio interesse per tutto ciò che poteva essere acquistato via etere, sui canali tv locali.
Se non inciampavi tra i culi e le tette di svariati telefoni erotici e tra una quantità indefinita di televendite di pelapatate e padelle, potevi trovare tutta una serie di cartomanti, dalla dubbia professionalità, in grado di vendere una speranza a qualsiasi cuore infranto.
Fu così che, tristemente depressa dall'arresto di Vanna Marchi, diedi le chiavi del mio futuro alla Maga Vanda che, con la sola iniziale del mio nome e la mia data di nascita, avrebbe saputo dirmi se finalmente avrei trovato il vero amore.
Ascoltai con immensa vergogna la mia voce speranzosa chiedere in diretta "troverò l'amore con la "A" maiuscola??". Lo definii proprio così.
Roba da mettersi a piangere solo a pensarci.
La maga Vanda, dopo una breve stesa di Tarocchi ed un tempo di attesa che mi è costato più di una settimana ai Caraibi, mi disse, ipnotizzandomi attraverso lo schermo:"c'è un uomo biondo che porterà qualcosa di serio nel tuo futuro".
La sola prospettiva di "qualcosa di serio" arma una qualsiasi quasi trentenne single di una risolutezza che nemmeno Attila poteva avere alla guida dei suoi Unni.
Durante la prima uscita post Maga Vanda, caso volle che il primo biondo che notai fu Amò.
Diedi x scontato che altri non poteva essere che "quel biondo".
Sarebbe stato francamente impossibile individuarne uno diverso poiché lui stava suonando su un palco con due luci piantate in faccia e tutto il resto del locale (200 persone stipate in una sala grande come la mia cucina) vegetava al buio.
Inizialmente non fui esaltata dal suo aspetto.
"Ma proprio questo qui???" continuavo a chiedermi.
Capelli biondi lunghi fino al fondoschiena, una lampada neanche a pagarla, magro magro in una camicina a scacchi che non sapevo posizionare tra il country e Kurt Cobain.
Praticamente passai l'intero concerto nel tentativo di capire se il chitarrista fosse un tossico piuttosto che se il chitarrista fosse bravo.
Inizialmente furono proprio quei capelli, talmente curati e puliti, a farmi propendere per la seconda opzione.
Ne ebbi la certezza quando, poco dopo la fine del live, mi guardava con compatimento mentre ubriaca, con un boccale da un litro di birra in mano, non riuscivo a centrare la porta d'uscita per fumarmi l'ennesima sigaretta ammazzaserata.
A parte la mia figura del cavolo, l'unica cosa che ricordo di quella sera è che avevo sbagliato abbigliamento.
Probabilmente nella scelta mi feci influenzare dalla figura della maga Vanda, coi riccioli cotonati ed un rossetto rosso fuoco, una minigonna in jeans inguinale e degli stivali col tacco in ferro: un ibrido tra una maîtresse sadomaso ed una bambola gonfiabile.
Sapete quelle sere che non appena metti piede in un locale realizzi: MA COME CAZZO MI SONO VESTITA??
Fu quella sera.
In ogni caso, vegliate dalle stelle, le cose seguirono lentamente il loro corso e tra un Gin Tonic (forse più d'uno), vari sms ed una serie di incontri dove si fecero delle gran risate, attualmente procediamo verso il decimo anno di vita insieme.
Sono cambiate tante cose da allora.
Quello che è rimasta una costante nella nostra vita sono le risate che continuiamo a fare e soprattutto i suoi capelli.
E' da circa un decennio che lo vedo uscire dal bagno con i capelli perfetti dopo una phonata di 5 minuti scarsi: non una doppia punta, meches naturali e capelli grossi come lacci di scarpe.
LUI.
IO: La mia è una lotta perenne con phon, spazzola e piastra, semi di lino e maschere idratanti.
Impiego mezz'ora per una piega decente mentre lui toglie l'elastico, muove la testa e mi domanda: "come sono i capelli?".
Perfetti. Dritti. Idratati.
"Ma vaffanculo" é sempre il primo pensiero.
E' frustrante sapere che il tuo uomo ha la chioma migliore della tua.
Il vero problema è che ogni donna spende soldi e tempo nel tentativo di ottenere una capigliatura opposta al suo DNA.
Stirature che cuocerebbero un uovo su chi è riccia e selvagge permanenti per chi é liscia.
Non ci si accontenta mai.
E poi c'è il colore. Vogliamo parlare di colpi di luce, meches, shatush, tinte?
Ce n'é di ogni.... Dal biondo cenere al nero blu... passando per mogano, cioccolato e varie sfumature di verde.
Per un po' di anni li portai ramati.
O meglio... credevo di avere un leggerissimo riflesso ramato!
I primi dubbi mi sono sorti quando, in un villaggio vacanze, sono stata scelta per impersonare la sosia di Milena Miconi.
Schiarita dal sole ero più arancio di una carota.
Così, dato che per autonomasia il rosso non scema nemmeno a pagarlo, decisi di tingerli neri, passando dalla carota alla controfigura simpatica di Morticia Addams.
Ricordo che il vero problema fu il puzzo di ammoniaca.
La tinta fai da te del supermercato é divertente.
Ti fa tornare la bambina che sogna di fare la parrucchiera.
Ha il solo inconveniente di aromatizzare i capelli di un odore che potrebbe narcotizzare chiunque vi avvicini il naso per una settimana, compreso il tuo.
Ma é così bello spalmarsi quel colore sulla testa, guardarlo mentre una metà ti colora le orecchie e l'altra metà tinge a pois water, lavandino e bidè per ottenere un finale effetto dalmata sulle pareti!!
Un vero spasso!
Per un certo periodo poi, vidi magicamente materializzarsi ovunque batuffoli di ovatta imbibiti di un liquido giallino.
"Ma cosa ci farà tutte le sere con sto cotone?" mi domandavo.
Giunta alla disperazione, non venendone a capo, dopo vari appostamenti dietro la porta del bagno ed inutili passaggi casuali al cesso, sono arrivata a porgli la fatidica domanda:
"Amò.... ma tu... per caso... ti trucchi??? Ti dai il tonico sul viso? Cosa ci fai con tutto sto cotone? Ti prego.... DIMMELO!"
"Mi do la camomilla" è stata la risposta.
La camomilla.
Una roba da biondi.
Mi si è aperto un mondo.
Vuoi che abbia sbagliato tutto???
Vuoi che non sia proprio biondo-biondo così biondo?
Vuoi che non sia quello che intendeva la Maga Vanda ?
Per convincermi di essere proprio lui ha archiviato la camomilla.
Io ho archiviato le tinte e le tv locali dopo la mezzanotte.
Lui è rimasto biondo. Io sto ancora lottando contro i miei capelli.
Per il futuro, casomai non riabilitassero Vanna Marchi, se vi balenasse l'idea di contattare una cartomante televisiva vi do un consiglio:
Evitate! Se proprio vi annoiate, optate per la linea erotica!
Buoni capelli a tutti.....
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