Le mattine iniziano con la colazione.
Ci sono colazioni in cui l'attività più esaltante che riesco a porre in essere è quella di girare e rigirare il cucchiaino nella tazza di the.
Guardo il miele colare lentamente nel liquido ambrato, ascolto il titinnare dell'acciaio sulla ceramica ed osservo come si sciolga completamente nell'acqua calda, partendo da dorate linee astratte fino a scomparire del tutto.
I pensieri si perdono, il mento mollemente sorretto dall'altra mano, pian piano scende fino a quando le labbra toccano la tovaglia.
Alzo gli occhi e con disgusto guardo Amò intento a fagocitare soddisfatto un panino alla marmellata.
Mi arriva la sua voce.
Potrebbe indifferentemente dirmi "ti amo" o "sei una merda" che otterrebbe la stessa identica reazione.
Senza capirne il motivo, mi vede scoppiare a piangere e con voce lagnosa viene insultato perchè è colpa sua se è finito lo zucchero, è colpa sua se il gatto è rimasto chiuso in cucina, è colpa sua se piango ed è colpa sua se l'Irpinia è stata rasa al suolo nel terremoto dell'80.
Signori e signore, ecco a voi la sindrome premestruale!!
Cammina in background nel cervello di una donna da dopo l'ovulazione fino a manifestarsi, in tutta la sua forza, qualche giorno prima del mestruo.
Con assoluta indiscriminazione colpisce ogni essere femminile.
Inspiegabilmente, in questo periodo, una donna mangia il doppio.
Ingurgita cioccolato a chili (pare che sia il bisogno di magnesio), biscotti, raddoppia le porzioni di pasta e risotto ai funghi.
Qualche volta cade nella tentazione di comprare quelle caramelle gelatinose e quelle liquerizie ripiene che ungono i vasi delle tabaccherie.
Come se fossero uno spuntino ipocalorico, le infili in bocca, una dopo l'altra, pensando: "questa è l'ultima, questa è l'ultima...", ma continui, fino a quando il bolo plastico-zuccheroso che si è materializzato nel tuo stomaco ti fa venire la nausea.
Poi, gonfia come un pallone, ti guardi allo specchio, ti metti di profilo e vedi una pancetta dura e rotonda più del solito e sei costretta a rifarti un altro the caldo, nel quale rigirerai il cucchiaino per le successive due ore di catalessi.
Punto uno.
Punto due non è semplice far capire a chi ti dice "buongiorno", il perchè del tuo sguardo truce, della tua voce stridula e del tuo mascara mezzo colato.
Stamattina, mi sono presentata alla prima seduta dall'osteopata col rigagnolo di una lacrima che ha cancellato tutta la terra dalla guancia.
Sì, perchè nella fase premestruale una donna piange e lascia le cose a metà.
Non ha voglia di rimettere a posto il trucco.
A volte non ha voglia nemmeno di fare un abbinamento decente coi vestiti.
I panni stesi ad asciugare restano lì fino a quando non raggiungono la morbidezza di un'asse di legno e le faccende domestiche si riducono all'indispensabile.
Senza contare che si diventa irritabili e sbadate.
Personalmente faccio cadere tutto: il bicchiere mentre verso l'acqua, i biscotti mentre li ripongo in dispensa, il sapone mentre mi lavo le mani, il telefono mentre rispondo.
Amò mi guarda e commenta: "sei sempre tu...."
Un commento che potrebbe anche avere un nonsochè di carino ma che, in quei giorni, pare essere un'offesa inaccettabile in grado di far scaturire una lite furibonda che si trascina, tra silenzi ed occhiatacce, fino a tarda notte.
Poi, arriva il giorno in cui ti siedi sul water per fare pipì e trovi una macchietta rossa sugli slip.
Fumata bianca.
E tutto torna alla normalità.
Il cucchiaino ricomincia a camminare nel the, giusto i quattro secondi necessari a sciogliere il miele, lo sguardo alza il livello pomo d'adamo del tuo interlocutore, le mani aggiustano la presa, il sorriso torna ad albergare sul tuo viso.
Se lui ti dice "ti amo" sei in pieno potere mentale di rispondere "anche io..." (o "io no...." ma questo non è il punto focale della cosa).
Se lui ti dice "sei una merda" puoi anche rispondere"anche tu..." (difficilmente immagino si possa rispondere "tu no...." a meno che non si possegga un grande spirito di fratellanza cristiana).
In ogni caso, se ti dice"sei sempre tu..." puoi vedere il bicchiere mezzo pieno e considerarla una cosa positiva nonostante nella frase possano coesistere mille significati subliminali!!
Ma di tutto questo affare pre e post mestruale l'uomo cosa ne pensa?
Io ho il dubbio che non ci creda o che sia costretto a crederci per non impazzire.
Lui. Lui che è triste se c'è qualcosa di reale per cui dispiacersi, lui che è incazzato se perde la sua squadra di calcio ed è felice se la sera trova una cena calda ed un eventuale caldo dopo cena, lui che piange solo quando ha la congiuntivite.
Lui, come fa a credere al fluttuare degli sbalzi ormonali di una donna?
Discutendo delle differenze tra uomo e donna, qualcuno un tempo mi disse: "voi avete il ciclo, noi abbiamo la barba da farci tutti i giorni"
Come se le due cose fossero paragonabili.
Come se il crescere di un po' di peli sul viso creasse un qualsiasi sconvolgimento nell'affrontare la giornata.
Come se una donna potesse decidere liberamente se avere o non avere il ciclo con la stessa tranquillità con cui un uomo può decidere di farsi o non farsi la barba.
Vorrei che per un mese, solo per un mese, ci si potessero scambiare i sessi.
Vorrei vedere se Amò comprerebbe il tofu ed il seitan o quattro Kinder Pinguì ed un panino alla mortadella!!
Mi piacerebbe vedere la sua faccia quando gli commenterei "ah... sei sempre il solito" la prima mattina che un mirtillino gli cade per terra!
(nel caso non si capisse... anche io sto aspettando che arrivi il ciclo!!!)
Mi alterno tra momenti di commozione ed attimi di acidità corrosiva.
Il mio problema (ma soprattutto quello di Amò) è che il mio ciclo non è regolare.
Motivo per il quale, il mio premestruo (e quello di amò) dura circa un mesetto....di pari passo con le nostre probabilità di separazione. ;-)
Per fortuna un mesetto ogni due ci lascia il tempo di recuperare.
Credo sia questo il motivo per cui siamo ancora insieme.
Sono certa che se i miei tempi fossero stati più ravvicinati sarebbe già scappato a gambe levate.......
ed io a corrergli dietro gridando "se ce l'avessi tu!!!!"
Porta pazienza Amò......
:-)
giovedì 27 marzo 2014
sabato 15 marzo 2014
Un nuovo modo di fare Plin Plin.
"Tesoro, che lavoro fanno i tuoi genitori?"
E' da questa domanda, ma soprattutto dall'innocente risposta di mia figlia, che ho iniziato a pormi serie domande sulla nostra affidabilità di genitori.
"La mia mamma fa i mercatini dell'usato, il mio papà canta e suona".
In effetti dalla sua descrizione, diamo l'immagine di una famiglia di fricchettoni incapace di garantirle un qualsiasi futuro che vada al di là del poterla abbracciare, con gli occhioni compassionevoli e le braghette sporche di fango, davanti alle parole "HO FAME", scritte sul retro della scatola dei cornflakes.
Il tutto mentre papà schitarra simpatiche melodie ed io vendo braccialettini di corda.
Non è proprio così.
O almeno non del tutto.
Il suo papà ha un rispettabile e soddisfacente impiego come musicista ed io... io effettivamente mi sono data ai mercatini del riuso nel fine settimana.
Premetto che chi fa i mercatini del riuso è un ambulante precario.
Non necessita di una licenza in quanto vende roba vecchia, va alla caccia di carabattole inutilizzate nei solai e prova a rivenderle per evitare di buttare nel pattume cose, magari in buono stato, che non trovano utilizzo nel suo menage quotidiano.
I frequentatori dei mercatini del riuso sono generalmente extracomunitari che hanno nella loro cultura l'usanza dello scambio e della contrattazione, persone poco abbienti che a poco prezzo cercano gli oggetti più disparati e persone che, invece, trasformano il giro tra gli improvvisati banchetti della domenica, in un'impervia caccia al tesoro.
Io faccio parte di quest'ultima categoria ed inseguendo il sogno dell'oggetto vintage che ogni volta spero di trovare, ho deciso di passare dall'altra parte del gioco e di trasformarmi in venditrice piuttosto che in acquirente.
E la cosa mi diverte a tal punto che trascorro la settimana setacciando con occhio indagatore le case dei miei parenti, girovagando tra le loro cose come un falchetto in punta e chiedendo: "posso venderla??".
Inutile dire che mia madre ha iniziato a nascondere servizi di piatti e soprammobili nel timore che io me ne appropri abusivamente e glieli venda a 1 euro.
"Mamma.... ti serve quella maglia? E quella padella? Bello quel vasetto!!"
"Non lo vorrai mica vendere?"
"Mah... se non lo usi...."
E' con rassegnazione ed impotenza che si volta verso mio padre e commenta in dialetto: "Lino, sta ateint cl'at cheva anca i mudant!! " (Lino sta attento che ti porta via anche le mutande).
Lino d'altro canto è piuttosto insensibile a questa mia nuova attività.
Basta che non venda il pennello col quale, da quando è in pensione, sta compulsivamente ridipingendo tutto quel vede, mi lascia fare.
Comunque io trovo quasi liberatorio alzarmi alle cinque.
Per la paura di riaddormentarmi, dopo aver rotto le palle a tutti con le 4 sveglie che punto a distanza di 5 minuti l'una dall'altra, parto alle prime luci dell'alba, prendo posizione ed allestisco la mia postazione tutta da sola.
Chiacchiero con persone simpatiche, passo una giornata in cui, per certi versi, non sono io.
Posso indossare pittoreschi cappelli, posso legarmi foulard intorno alla testa, posso infilarmi occhialoni anni '70.... perchè in questi mercatini la regola è: "più sembri vintage, più vendi" ed io adoro essere vintage.
Ma il vero problema del mercatino non è tanto montare cavalletti, assi ed appendiabiti Ikea che per un centimetro non entrano nel baule della macchina senza essere svitati ogni volta.
Il vero problema è che dopo essermi bevuta un thermos di the tra le sei e le otto, arrivo alle dieci con un irresistibile bisogno di fare pipì.
Niente di più normale sennonché, da sola, non mi posso allontanare dal banco.
Così, sono stata costretta ad inventarmi una soluzione.
Dopo aver osservato ed un pochino invidiato il sesso maschile, a cui basta abbassare la zip, estrarre l'organo e mollare una pisciatina contro una pianta, ho deciso di rinunciare alle buone maniere, di fare come loro, senza possibilmente dare sfoggio del mio culo ai passanti.
Mi sono munita di un apposito strumento che ho ribattezzato "il piscio".
Si tratta di uno speciale dispositivo in vendita sia monouso in carta idrorepellente, che riutilizzabile, in silicone.
Questo pappagallo femminile, ha più o meno la forma di un piccolo imbuto, dove la parte conca si appoggia alla vagina e dove, chiamiamolo così.... "il becco" ....fa le veci del pene dirigendo la pipì in qualsiasi posto basta che non siano i propri piedi.
Dopo diverse prove effettuate in solitudine nel mio bagno, ho constatato che la parte più difficile sta proprio nel guidare il becco in modo che il getto di pipì centri il buco.
Ho finalmente capito dove molti uomini impieghino le loro forze.
Mi chiedo come faccia Amò a non lasciare gocce su copritazza, piastrelle e pedane. Evidentemente servirà una certa maestria anche nel fare quello,motivo per il quale lui, da quando ho acquistato "il piscio", gode della mia piena ammirazione.
In ogni caso credo che per ogni donna valga la pena trovare un buchetto tra mascara e rossetto anche per "il piscio", perchè evita devastanti contorsioni su water zozzi e maleodoranti.
Evita di ricoprire di carta igienica tutta la circonferenza del water, evita uno sforzo eccessivo alle coscie nel tentativo di restare piegate a metà, evita di slogarsi una caviglia nel caso in cui si provi a fare pipì salendo direttamente col tacco 12 sul water.
Il problema è che, mentre tu sei così felice di poter finalmente espletare i tuoi bisogni, orgogliosamente, in piedi e leggermente incurvata all'indietro (sempre per non inzupparti le scarpe) chi ti osserva da dietro sta sicuramente pensando che tu sia un transessuale.
Pensano che tu, donna, nasconda qualcosa tra le gambe.
Iniziano a scrutarti con occhio investigatore. Ti fissano proprio lì, in mezzo alle braghe per vedere se c'è un rigonfiamento che in te, donna, non dovrebbe esserci.
Successivamente controllano la misura dei tuoi piedi ed il tuo pomo d'Adamo, ti dicono qualcosa, qualsiasi cosa, solo per ascoltare se la tua voce è a posto.
Nel migliore dei casi ti offrono 50 euro.
Ecco perché consiglio di acquistare "il piscio" indipendentemente dai mercatini.
Si aprono nuove possibilità.
Di fatto, dopo aver contrattato per 6 o 7 ore, reinscatolato l'invenduto, salutato i nuovi amici me ne torno a casa... E sono così stanca che quasi quasi mi viene voglia di riprovare a fare pipì in piedi per evitare di svestirmi e rivestirmi.
L'importante è che non mi veda mia figlia.
Non si sa mai che alla domanda "cosa fanno i tuoi genitori?" aggiunga:
"Mio papà canta e suona, mia mamma fa i mercatini e la pipì in piedi!"
Ma roba da matti!!
:-)
E' da questa domanda, ma soprattutto dall'innocente risposta di mia figlia, che ho iniziato a pormi serie domande sulla nostra affidabilità di genitori.
"La mia mamma fa i mercatini dell'usato, il mio papà canta e suona".
In effetti dalla sua descrizione, diamo l'immagine di una famiglia di fricchettoni incapace di garantirle un qualsiasi futuro che vada al di là del poterla abbracciare, con gli occhioni compassionevoli e le braghette sporche di fango, davanti alle parole "HO FAME", scritte sul retro della scatola dei cornflakes.
Il tutto mentre papà schitarra simpatiche melodie ed io vendo braccialettini di corda.
Non è proprio così.
O almeno non del tutto.
Il suo papà ha un rispettabile e soddisfacente impiego come musicista ed io... io effettivamente mi sono data ai mercatini del riuso nel fine settimana.
Premetto che chi fa i mercatini del riuso è un ambulante precario.
Non necessita di una licenza in quanto vende roba vecchia, va alla caccia di carabattole inutilizzate nei solai e prova a rivenderle per evitare di buttare nel pattume cose, magari in buono stato, che non trovano utilizzo nel suo menage quotidiano.
I frequentatori dei mercatini del riuso sono generalmente extracomunitari che hanno nella loro cultura l'usanza dello scambio e della contrattazione, persone poco abbienti che a poco prezzo cercano gli oggetti più disparati e persone che, invece, trasformano il giro tra gli improvvisati banchetti della domenica, in un'impervia caccia al tesoro.
Io faccio parte di quest'ultima categoria ed inseguendo il sogno dell'oggetto vintage che ogni volta spero di trovare, ho deciso di passare dall'altra parte del gioco e di trasformarmi in venditrice piuttosto che in acquirente.
E la cosa mi diverte a tal punto che trascorro la settimana setacciando con occhio indagatore le case dei miei parenti, girovagando tra le loro cose come un falchetto in punta e chiedendo: "posso venderla??".
Inutile dire che mia madre ha iniziato a nascondere servizi di piatti e soprammobili nel timore che io me ne appropri abusivamente e glieli venda a 1 euro.
"Mamma.... ti serve quella maglia? E quella padella? Bello quel vasetto!!"
"Non lo vorrai mica vendere?"
"Mah... se non lo usi...."
E' con rassegnazione ed impotenza che si volta verso mio padre e commenta in dialetto: "Lino, sta ateint cl'at cheva anca i mudant!! " (Lino sta attento che ti porta via anche le mutande).
Lino d'altro canto è piuttosto insensibile a questa mia nuova attività.
Basta che non venda il pennello col quale, da quando è in pensione, sta compulsivamente ridipingendo tutto quel vede, mi lascia fare.
Comunque io trovo quasi liberatorio alzarmi alle cinque.
Per la paura di riaddormentarmi, dopo aver rotto le palle a tutti con le 4 sveglie che punto a distanza di 5 minuti l'una dall'altra, parto alle prime luci dell'alba, prendo posizione ed allestisco la mia postazione tutta da sola.
Chiacchiero con persone simpatiche, passo una giornata in cui, per certi versi, non sono io.
Posso indossare pittoreschi cappelli, posso legarmi foulard intorno alla testa, posso infilarmi occhialoni anni '70.... perchè in questi mercatini la regola è: "più sembri vintage, più vendi" ed io adoro essere vintage.
Ma il vero problema del mercatino non è tanto montare cavalletti, assi ed appendiabiti Ikea che per un centimetro non entrano nel baule della macchina senza essere svitati ogni volta.
Il vero problema è che dopo essermi bevuta un thermos di the tra le sei e le otto, arrivo alle dieci con un irresistibile bisogno di fare pipì.
Niente di più normale sennonché, da sola, non mi posso allontanare dal banco.
Così, sono stata costretta ad inventarmi una soluzione.
Dopo aver osservato ed un pochino invidiato il sesso maschile, a cui basta abbassare la zip, estrarre l'organo e mollare una pisciatina contro una pianta, ho deciso di rinunciare alle buone maniere, di fare come loro, senza possibilmente dare sfoggio del mio culo ai passanti.
Mi sono munita di un apposito strumento che ho ribattezzato "il piscio".
Si tratta di uno speciale dispositivo in vendita sia monouso in carta idrorepellente, che riutilizzabile, in silicone.
Questo pappagallo femminile, ha più o meno la forma di un piccolo imbuto, dove la parte conca si appoggia alla vagina e dove, chiamiamolo così.... "il becco" ....fa le veci del pene dirigendo la pipì in qualsiasi posto basta che non siano i propri piedi.
Dopo diverse prove effettuate in solitudine nel mio bagno, ho constatato che la parte più difficile sta proprio nel guidare il becco in modo che il getto di pipì centri il buco.
Ho finalmente capito dove molti uomini impieghino le loro forze.
Mi chiedo come faccia Amò a non lasciare gocce su copritazza, piastrelle e pedane. Evidentemente servirà una certa maestria anche nel fare quello,motivo per il quale lui, da quando ho acquistato "il piscio", gode della mia piena ammirazione.
In ogni caso credo che per ogni donna valga la pena trovare un buchetto tra mascara e rossetto anche per "il piscio", perchè evita devastanti contorsioni su water zozzi e maleodoranti.
Evita di ricoprire di carta igienica tutta la circonferenza del water, evita uno sforzo eccessivo alle coscie nel tentativo di restare piegate a metà, evita di slogarsi una caviglia nel caso in cui si provi a fare pipì salendo direttamente col tacco 12 sul water.
Il problema è che, mentre tu sei così felice di poter finalmente espletare i tuoi bisogni, orgogliosamente, in piedi e leggermente incurvata all'indietro (sempre per non inzupparti le scarpe) chi ti osserva da dietro sta sicuramente pensando che tu sia un transessuale.
Pensano che tu, donna, nasconda qualcosa tra le gambe.
Iniziano a scrutarti con occhio investigatore. Ti fissano proprio lì, in mezzo alle braghe per vedere se c'è un rigonfiamento che in te, donna, non dovrebbe esserci.
Successivamente controllano la misura dei tuoi piedi ed il tuo pomo d'Adamo, ti dicono qualcosa, qualsiasi cosa, solo per ascoltare se la tua voce è a posto.
Nel migliore dei casi ti offrono 50 euro.
Ecco perché consiglio di acquistare "il piscio" indipendentemente dai mercatini.
Si aprono nuove possibilità.
Di fatto, dopo aver contrattato per 6 o 7 ore, reinscatolato l'invenduto, salutato i nuovi amici me ne torno a casa... E sono così stanca che quasi quasi mi viene voglia di riprovare a fare pipì in piedi per evitare di svestirmi e rivestirmi.
L'importante è che non mi veda mia figlia.
Non si sa mai che alla domanda "cosa fanno i tuoi genitori?" aggiunga:
"Mio papà canta e suona, mia mamma fa i mercatini e la pipì in piedi!"
Ma roba da matti!!
:-)
lunedì 10 marzo 2014
LIEBSTER AWARD
Ebbene, ringrazio DOPPIOGEFFERCONGHIACCIO per avermi insignito di questo premio che, come al solito, richiede un lavoro piuttosto impegnativo ma che, in cambio, mi permette di aggiungere questo favoloso riconoscimento sul mio blog.
In pratica quello che si deve fare è:
1)Ringraziare chi ti ha nominata
2)Rispondere alle sue dieci domande
3)Nominare almeno dieci blogger con meno di 200 followers
4)Comunicare la nomina
5)Proporre dieci domande a cui debbono rispondere i blogger nominati
Cominciamo dal rispondere alla domande che la cara Doppiogeffer mi ha posto.
1)Qual è il tuo sogno nel cassetto?
E' un po' strano ma i sogni nel cassetto sono quelli che si mettono via. Ebbene io, in quel cassetto non ne ho ancora messo nemmeno uno, nel senso che sono convinta che i sogni siano eterni. Una cosa che desidero immensamente in questo momento é che Amò la smetta di provare i suoi pezzi hard core in salotto e che, dolcemente, porti il suo culo da un'altra parte!:-)
2)Qual è il tuo libro preferito?
Potrebbero essere tantissimi. Vado su Tre volte all'Alba di Baricco.
3)Se tu potessi esprimere un desiderio soltanto, cosa chiederesti?
Penso che riguarderebbe la salute e la serenità per tutte le persone che amo.
4)Credi nell'aldilà?
Non nel Paradiso. Credo che la nostra anima torni a vivere sulla terra in altre forme per finire quello che ha iniziato nelle vite precedenti. Chi vuole puó insultarmi.
5)Perchè mi segui?
Perché adoro il tuo senso ironico, il cinismo e la simpatia che metti nei post!
E perché anche io vorrei essere una studentessa universitaria in delirio!!!
6)Qual è il tuo primo pensiero appena sveglio/a?
"Oh no!!!!! Ho dormito ancora sul divano!!!!!"
7)Hai un gesto scaramantico? Se sì qual è?
Le corna.... Tié!
8)Cosa avresti voluto fare "da grande"?
La stilista.
9)Riusciresti a stare un giorno intero senza internet?
Decisamente sì. Anche un anno.
10)Mi dai cinquanta euro?
Sì.... Tu però mi spedisci una vagonata di arancini???
Ora vi lascio le domande alle quali i "nominati" (c'é la tredicesima edizione del grande fratello!!! Sì sì, potete andare a Roma e dar fuoco alla casa... Possibilmente per sempre) dovranno rispondere.
1) se potessi entrare nel mondo delle favole, che personaggio vorresti essere? Perché?
2) chi é il tuo attore preferito?
3) dovessi cambiare città o paese, dove ti piacerebbe trasferirti?
4) hai mai collezionato qualcosa? Cosa?
5) hai mai dimenticato la tua prima cotta?
6) qual'é il tuo colore preferito?
7) qual'é il tuo peccato capitale?
8) di quale cibo non smetteresti di ingozzarti?
9) cosa ti piacerebbe ricevere per un ipotetico prossimo regalo?
10) da cosa non ti separeresti mai?
Ultimo ma non meno importante: i nominati!!!
http://firmatocarla.blogspot.it/
http://www.elisamaioli.blogspot.it/
http://pinksally.blogspot.it/
http://imnotgossipgirl.blogspot.it/
http://loveis-chiacchieresullamore.blogspot.it/
http://tiasmo.wordpress.com/
http://sonoqui.wordpress.com/
http://conamoreesquallore.blogspot.it/
http://goccedisabbia.wordpress.com/
http://stupidoamore.blogspot.it/
Buon lavoro!
sabato 1 marzo 2014
CENERENTOLA A CARNEVALE OGNI SCHERZO VALE
Mentre ancora la scatola coi resti del Pandoro mangiato a metà, fa bella mostra di sè, capovolta sul ripiano più alto della cucina, siamo arrivati al Carnevale.
Senza nemmeno accorgercene, quando la dispensa inizia a riempirsi di chiacchiere, frittelle o di qualsiasi tipo di dolcetto fritto esistente, noi iniziamo a chiederci se, per caso, non sia giunto il momento di buttare via quel panettone.
Il panettone aperto, può venire ignorato per mesi dentro quello sportello come se godesse di una qualche particolare forma di vita propria, come se quello zucchero a velo che lentamente si è trasformato in muschio, potesse ancora, in qualche modo restare mangiabile.
Comunque sia, nonostante il resistere del dolce natalizio, il tempo delle maschere ha superato quello dei babbi natali che giacciono già tutti inscatolati nelle soffitte.
Io ho sempre amato travestirmi anche se odiavo girare per ore sui carri intorno alla piazza.
Ricordo le sfilate della scuola coi vestiti cuciti dalla nonna. Un anno eri il dalmata della carica dei 101 e l'anno dopo, per ottimizzare la spesa del costume, toglievi le macchie nere ed eri un orso polare.
Un anno eri una coccinella, l'anno dopo, via guscio- zainetto ed antenne, cuciti attorno al collo quattro petali rossi ed eri un papavero.
Da ragazzina poi, l'anno in cui ero persa per un tipo dal ciuffo rockabilly, mi travestii da comparsa sfigata di Grease facendomi un sacco di viaggi mentali su noi due emuli di John Travolta ed Olivia Newton Jones. Inutile dire che ci rimasi malissimo quando me lo ritrovai travestito da prete. Assolutamente intoccabile.
Un anno invece, provammo a vincere un concorso in maschera. Io ed altre due amiche di allora. Ci travestimmo da angiolette con tanto di soffici ali e vestitino grigio cielo.
Non ricordo molto di quella sera ma mi è difficile scordare l'attimo in cui sul palco ci girammo spalle al pubblico ed azionammo le alette in su e in giù, tirando due corde a mo' di bretella, in un marchingegno di nostra invenzione che, oltre alla lussazione delle spalle per il peso, ci ha regalato il nono posto in classifica generale, nessun viaggio premio ed una buona dose di vergogna.
Ma io per Carnevale ho sempre sognato di essere una zingara.
Non le zingare con la borsa Borbonese che vediamo uscire dal Conad spingendo carrelli stracarichi.
No. Perdura in me l'immagine romantica della zingara che viaggia in un carrozzone in legno, con gli orecchini a cerchio e la rosa tra i capelli, le labbra rosso fuoco e la sfera di cristallo tra le mani.
Il vero problema è che io non avevo niente da mettere dentro quei corpetti dai lacci incrociati che avrebbero dovuto sostenere seni importanti. E a meno che non ci avessi infilato dentro la stessa sfera di cristallo con effetto monotetta, sarei sembrata più una piccola pastorella che una procace gitana.
Però martedì, martedì grasso, anche la mia piccolina è andata alla sua prima festa di carnevale
Lei ha scelto di vestirsi da principessa.
Un'idea abbastanza originale considerato che su 15 bambine solo 14 erano principesse!!!
La quindicesima era vestita da Peppa Pig.
Pizzi a gogò, cappellini, roselline, borsette e coroncine piumate.
I bambini invece erano un piccolo esercito di cowboy, pirati, guerriglieri e supereroi con tutta una serie di civili accessori quali martelli, spade, pugnali, pistole e fruste.
Mi sono seduta su una sedia e li ho osservati tutti, maschi e femmine.
Ha iniziato a frullarmi in testa l'idea che tutto parta da qui.
L'infelicità della donna sta nella sindrome di Cenerentola.
A cinque anni il sogno più grande di una bambina è quello di vestirsi da principessa. Vuole andare al ballo con l'abito delle favole, quello più bello. Si agita già prima di prepararsi, smerciando ordini a destra e a manca all'ancella declassata al ruolo di schiava (ossia la mamma) di fare tutto come lei desidera: il trucco, l'acconciatura, l'abbigliamento.
Si guarda con vanità allo specchio, cerca conferma, si smania per arrivare dove deve andare con la speranza nel cuore di essere la più bella.
Già nella sua inconsapevolezza a 5 anni una donna entra e se la tira pure un pochino.
Po incontra il maschio. Il maschio di solito è già lì perchè per infilarsi la tuta da marine ci ha messo più o meno 20 secondi. Non gli piace molto essere truccato quindi al di là di un baffetto veloce non vuole impasticciarsi il viso che poi dovrà lavarsi troppo a lungo.
Al maschio di 5 anni della principessa non gliene frega un cazzo.
Non la guarda nemmeno a meno che lei non tenti di fregargli la pistola, la bomba a mano o le stelle filanti.
Non un "come sei bella", non un "che bel vestito che hai". Il maschio di 5 anni sta scorrazzando con un suo simile cercando di ucciderlo, di buttarlo a terra, di lottare sul pavimento possibilmente dopo aver mangiato due pezzi di pizza ed una fettina di salame.
Il vero problema è che la donna prova sempre, in qualsiasi modo, a piacergli. Così si adegua.
Le principesse si invaghiscono dei guerriglieri e dei pistoleri e, sollevando le vesti, scorrazzano inseguendoli coi loro lunghi strascichi che vengono sporcati e pestati. Cercando di mantenere un certo aplomb, finiscono per ricevere spintoni e strattoni fino a cadere per terra ed, immancabilmente, per piangere.
Non piangono per il male. Piangono perchè non è come si aspettavano fosse.
Ed inizia la loro piccola lezione di vita, alla festa dei cinque anni, un cliché che si ripresenterà a rotazione fino ai 25.
Aspettative, disillusioni, risate alternate a lacrime.
Mi chiedo se con l'età i maschietti arriveranno ad addolcirsi un po'.
Mi chiedo se con l'età le femmine proveranno a non innamorarsi del pirata sguercio ma cercheranno qualcosa che le farà soffrire di meno.
Mi chiedo come mai nessun bambino maschio si sia vestito da principe azzurro.
Eppure c'erano tante principesse che lo stavano aspettando.
Pensandoci bene mi sa che il vestito da principe azzurro non lo vendano nemmeno.
Probabilmente non va di moda. Da adesso fino ai 35.... e la colpa è anche un pochino delle donne e delle loro idee contorte.
Il principe azzurro deve essere azzurro dentro però deve arrivare vestito da stronzo.
Perchè, diciamolo, se non ci promette di farci piangere fino alle budella non lo vogliamo.
Perchè un pochetto noi donne ce l'abbiamo nel DNA quella vena di sadismo che ci fa godere se lui non ci guarda. Nemmeno se sei vestita da principessa.
E poi siamo bravissime a fabbricarci le favole. A tesserci bugie così contorte delle quali ci convinciamo con tutte noi stesse. Sappiamo il perchè ed il per come lui ci dice che non ci ama però ci ama. E' un po' come il bambino che ti snobba però tu pensi che in realtà con te ci voglia giocare.... non subito.... dopo. Tanto vale aspettare. Le principesse aspettano.... tanto prima o poi il principe deciderà bene di toglierselo quel vestito da stronzo!
Ma la verità è che se uno è uno stronzo non è un principe.
Non esistono vestiti.
Con calma.... verso i 35 una donna arriva a capirlo. Nel mentre, dai 5 ai 35 fa le prove.
Comunque alla festa c'erano tanti Peter Pan in giro. E' su di loro che va la mia speranza.
Oppure su quel bambino che, travestito da carabiniere, giocava a fare la guardia da solo, mano tesa alla fronte, spalle alla colonna, fermo immobile per buona parte della festa a sorridere sereno. Ecco quello sarebbe una sicurezza avercelo in famiglia.
Peccato che a metà festa un attacco di mal di pancia l'abbia costretto ad abbandonare la festa... e senza servizio d'ordine il caos più totale abbia regnato sovrano.
Le principesse hanno levato le vesti e sono tornate bambine, rosse e sudate tanto quanto i maschi. Gambe forti per correre e fiato quanto basta per urlare un'altra oretta.
Chi non ha desistito è stata la piccola Peppa pig.
Imperturbabile, nella sua vestina rossa con la codina a ricciolo. Sempre fedele al suo personaggio, lieta e sorridente ha smangiucchiato un sacco di ciambelline, ha giocato vicino alla sua mamma e non è stata rasa al suolo da nessun pistolero.
Chissà.... magari, con la sua semplicità, senza giocare ad essere nessuna al di là di se stessa, senza invidiare costumi più pomposi di quello che lei già aveva ed infischiandosene degli uomini, chissà..... magari nel suo destino c'è davvero un futuro da principessa!!!
Senza nemmeno accorgercene, quando la dispensa inizia a riempirsi di chiacchiere, frittelle o di qualsiasi tipo di dolcetto fritto esistente, noi iniziamo a chiederci se, per caso, non sia giunto il momento di buttare via quel panettone.
Il panettone aperto, può venire ignorato per mesi dentro quello sportello come se godesse di una qualche particolare forma di vita propria, come se quello zucchero a velo che lentamente si è trasformato in muschio, potesse ancora, in qualche modo restare mangiabile.
Comunque sia, nonostante il resistere del dolce natalizio, il tempo delle maschere ha superato quello dei babbi natali che giacciono già tutti inscatolati nelle soffitte.
Io ho sempre amato travestirmi anche se odiavo girare per ore sui carri intorno alla piazza.
Ricordo le sfilate della scuola coi vestiti cuciti dalla nonna. Un anno eri il dalmata della carica dei 101 e l'anno dopo, per ottimizzare la spesa del costume, toglievi le macchie nere ed eri un orso polare.
Un anno eri una coccinella, l'anno dopo, via guscio- zainetto ed antenne, cuciti attorno al collo quattro petali rossi ed eri un papavero.
Da ragazzina poi, l'anno in cui ero persa per un tipo dal ciuffo rockabilly, mi travestii da comparsa sfigata di Grease facendomi un sacco di viaggi mentali su noi due emuli di John Travolta ed Olivia Newton Jones. Inutile dire che ci rimasi malissimo quando me lo ritrovai travestito da prete. Assolutamente intoccabile.
Un anno invece, provammo a vincere un concorso in maschera. Io ed altre due amiche di allora. Ci travestimmo da angiolette con tanto di soffici ali e vestitino grigio cielo.
Non ricordo molto di quella sera ma mi è difficile scordare l'attimo in cui sul palco ci girammo spalle al pubblico ed azionammo le alette in su e in giù, tirando due corde a mo' di bretella, in un marchingegno di nostra invenzione che, oltre alla lussazione delle spalle per il peso, ci ha regalato il nono posto in classifica generale, nessun viaggio premio ed una buona dose di vergogna.
Ma io per Carnevale ho sempre sognato di essere una zingara.
Non le zingare con la borsa Borbonese che vediamo uscire dal Conad spingendo carrelli stracarichi.
No. Perdura in me l'immagine romantica della zingara che viaggia in un carrozzone in legno, con gli orecchini a cerchio e la rosa tra i capelli, le labbra rosso fuoco e la sfera di cristallo tra le mani.
Il vero problema è che io non avevo niente da mettere dentro quei corpetti dai lacci incrociati che avrebbero dovuto sostenere seni importanti. E a meno che non ci avessi infilato dentro la stessa sfera di cristallo con effetto monotetta, sarei sembrata più una piccola pastorella che una procace gitana.
Però martedì, martedì grasso, anche la mia piccolina è andata alla sua prima festa di carnevale
Lei ha scelto di vestirsi da principessa.
Un'idea abbastanza originale considerato che su 15 bambine solo 14 erano principesse!!!
La quindicesima era vestita da Peppa Pig.
Pizzi a gogò, cappellini, roselline, borsette e coroncine piumate.
I bambini invece erano un piccolo esercito di cowboy, pirati, guerriglieri e supereroi con tutta una serie di civili accessori quali martelli, spade, pugnali, pistole e fruste.
Mi sono seduta su una sedia e li ho osservati tutti, maschi e femmine.
Ha iniziato a frullarmi in testa l'idea che tutto parta da qui.
L'infelicità della donna sta nella sindrome di Cenerentola.
A cinque anni il sogno più grande di una bambina è quello di vestirsi da principessa. Vuole andare al ballo con l'abito delle favole, quello più bello. Si agita già prima di prepararsi, smerciando ordini a destra e a manca all'ancella declassata al ruolo di schiava (ossia la mamma) di fare tutto come lei desidera: il trucco, l'acconciatura, l'abbigliamento.
Si guarda con vanità allo specchio, cerca conferma, si smania per arrivare dove deve andare con la speranza nel cuore di essere la più bella.
Già nella sua inconsapevolezza a 5 anni una donna entra e se la tira pure un pochino.
Po incontra il maschio. Il maschio di solito è già lì perchè per infilarsi la tuta da marine ci ha messo più o meno 20 secondi. Non gli piace molto essere truccato quindi al di là di un baffetto veloce non vuole impasticciarsi il viso che poi dovrà lavarsi troppo a lungo.
Al maschio di 5 anni della principessa non gliene frega un cazzo.
Non la guarda nemmeno a meno che lei non tenti di fregargli la pistola, la bomba a mano o le stelle filanti.
Non un "come sei bella", non un "che bel vestito che hai". Il maschio di 5 anni sta scorrazzando con un suo simile cercando di ucciderlo, di buttarlo a terra, di lottare sul pavimento possibilmente dopo aver mangiato due pezzi di pizza ed una fettina di salame.
Il vero problema è che la donna prova sempre, in qualsiasi modo, a piacergli. Così si adegua.
Le principesse si invaghiscono dei guerriglieri e dei pistoleri e, sollevando le vesti, scorrazzano inseguendoli coi loro lunghi strascichi che vengono sporcati e pestati. Cercando di mantenere un certo aplomb, finiscono per ricevere spintoni e strattoni fino a cadere per terra ed, immancabilmente, per piangere.
Non piangono per il male. Piangono perchè non è come si aspettavano fosse.
Ed inizia la loro piccola lezione di vita, alla festa dei cinque anni, un cliché che si ripresenterà a rotazione fino ai 25.
Aspettative, disillusioni, risate alternate a lacrime.
Mi chiedo se con l'età i maschietti arriveranno ad addolcirsi un po'.
Mi chiedo se con l'età le femmine proveranno a non innamorarsi del pirata sguercio ma cercheranno qualcosa che le farà soffrire di meno.
Mi chiedo come mai nessun bambino maschio si sia vestito da principe azzurro.
Eppure c'erano tante principesse che lo stavano aspettando.
Pensandoci bene mi sa che il vestito da principe azzurro non lo vendano nemmeno.
Probabilmente non va di moda. Da adesso fino ai 35.... e la colpa è anche un pochino delle donne e delle loro idee contorte.
Il principe azzurro deve essere azzurro dentro però deve arrivare vestito da stronzo.
Perchè, diciamolo, se non ci promette di farci piangere fino alle budella non lo vogliamo.
Perchè un pochetto noi donne ce l'abbiamo nel DNA quella vena di sadismo che ci fa godere se lui non ci guarda. Nemmeno se sei vestita da principessa.
E poi siamo bravissime a fabbricarci le favole. A tesserci bugie così contorte delle quali ci convinciamo con tutte noi stesse. Sappiamo il perchè ed il per come lui ci dice che non ci ama però ci ama. E' un po' come il bambino che ti snobba però tu pensi che in realtà con te ci voglia giocare.... non subito.... dopo. Tanto vale aspettare. Le principesse aspettano.... tanto prima o poi il principe deciderà bene di toglierselo quel vestito da stronzo!
Ma la verità è che se uno è uno stronzo non è un principe.
Non esistono vestiti.
Con calma.... verso i 35 una donna arriva a capirlo. Nel mentre, dai 5 ai 35 fa le prove.
Comunque alla festa c'erano tanti Peter Pan in giro. E' su di loro che va la mia speranza.
Oppure su quel bambino che, travestito da carabiniere, giocava a fare la guardia da solo, mano tesa alla fronte, spalle alla colonna, fermo immobile per buona parte della festa a sorridere sereno. Ecco quello sarebbe una sicurezza avercelo in famiglia.
Peccato che a metà festa un attacco di mal di pancia l'abbia costretto ad abbandonare la festa... e senza servizio d'ordine il caos più totale abbia regnato sovrano.
Le principesse hanno levato le vesti e sono tornate bambine, rosse e sudate tanto quanto i maschi. Gambe forti per correre e fiato quanto basta per urlare un'altra oretta.
Chi non ha desistito è stata la piccola Peppa pig.
Imperturbabile, nella sua vestina rossa con la codina a ricciolo. Sempre fedele al suo personaggio, lieta e sorridente ha smangiucchiato un sacco di ciambelline, ha giocato vicino alla sua mamma e non è stata rasa al suolo da nessun pistolero.
Chissà.... magari, con la sua semplicità, senza giocare ad essere nessuna al di là di se stessa, senza invidiare costumi più pomposi di quello che lei già aveva ed infischiandosene degli uomini, chissà..... magari nel suo destino c'è davvero un futuro da principessa!!!
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